2024-09-04
Le carte sui dossier all’Antimafia. Scintille tra Fi e M5s per De Raho
Raffaele Cantone (Getty images)
Caccia agli atti per identificare i «pezzi delle istituzioni» che avrebbero incontrato gli indagati e ricevuto informazioni illecite. Stampa in fibrillazione: la presidente Colosimo fa numerare le copie date ai politici.Il malloppone dell’inchiesta di Perugia sui dossier è stato consegnato ieri mattina alla Commissione parlamentare antimafia: oltre 3.000 pagine fitte sul cortocircuito all’interno di una delle articolazioni più delicate della Procura nazionale antimafia, quella che valuta le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) e che ha accesso a importanti banche dati. La discovery, determinata dal capo della Procura perugina Raffaele Cantone dopo l’ultimo scoop della Verità, sebbene il magistrato abbia precisato che l’indagine non è ancora conclusa e che gli accertamenti sono tuttora in corso, riguarda tutti i documenti raccolti dagli inquirenti fino al rigetto della richiesta di misure cautelari avanzata nei confronti dell’ex magistrato della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati (nel frattempo andato in pensione) e dell’ufficiale della Guardia di finanza Pasquale Striano (trasferito in un ufficio senza incarichi operativi). Restano fuori dalla documentazione messa a disposizione della presidente Chiara Colosimo, che per garantire riservatezza ha fatto numerare le copie,le ulteriori attività del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza, dalle quali sarebbero emersi ulteriori accessi abusivi. Cantone, dopo aver trasmesso la documentazione al Tribunale del Riesame con l’impugnazione del rigetto, ha inviato lo stesso incartamento alla Commissione antimafia, che già da tempo lo aveva richiesto. Nella nella nota d’accompagnamento, però, ha rimarcato che si tratta di documentazione riservata. Durante un’audizione in Commissione antimafia, avvenuta lo scorso marzo, il procuratore di Perugia aveva evidenziato la vastità dell’indagine, definita «mostruosa» e «inquietante», paragonandola a un «verminaio». Una grossa fetta dell’inchiesta è concentrata sul movente: perché Striano ha effettuato quegli accessi abusivi? E per conto di chi? L’ipotesi è che non ci sia un unico mandante, ma piuttosto diverse sollecitazioni provenienti non solo da giornalisti, ma anche da «soggetti privati» o «organici all’interno di organismi istituzionali». Un aspetto che si evince dall’ordinanza del gip. Come anche il numero degli accessi abusivi: ben 172 tra politici, personaggi del mondo dello spettacolo, ministri, imprenditori e calciatori. Motivo per cui da ieri la caccia dei cronisti, incuriositi da chi si nasconda dietro alle due definizioni usate nell’ordinanza, si è intensificata. Accessi abusivi a parte, nel corso delle attività che il gip riconosce come difensive, ci sarebbero dei contatti di Laudati con esponenti delle istituzioni e ministri. Tra i quali Matteo Piantedosi. Tuttavia ci sarebbero ancora molti accessi che i magistrati non sono riusciti a spiegare. Le indagini hanno finora delineato un quadro in cui Striano avrebbe agito per fini personali e non sarebbe stato manovrato da qualcuno. La ricostruzione è resa ulteriormente complessa dal fatto che le indagini tecniche sono state avviate dalla Procura di Perugia quando gli accessi abusivi erano già stati compiuti da diverso tempo. Ma ora che i documenti sono approdati in Commissione antimafia c’è un primo scoglio da affrontare: «Il vicepresidente è Federico Cafiero De Raho, ex magistrato grillino, che guidava la Procura nazionale antimafia all’epoca dei fatti», ha sottolineato il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha precisato: «Non è indagato, non è accusato di nulla, però lui era lì quando succedevano queste cose». Non solo era lì, ma all’epoca ha anche elogiato Striano per le «notevoli doti di riservatezza e di lealtà» e per la sua condotta «irreprensibile». E ora Gasparri si chiede: «Può rimanere a fare il vicepresidente della Commissione antimafia, organo che deve fare delle verifiche anche sul suo operato? Questo non è possibile. Quindi il grillino Cafiero De Raho deve lasciare la Commissione perché non può indagare su un’attività che lo ha visto comunque coinvolto. Non voglio arrivare a conclusioni, ma c’è un profilo di opportunità chiaro. Fuori Cafiero De Raho dall’Antimafia». Dalla barricata pentastellata hanno subito risposto: «Fango su Cafiero De Raho». Secondo il capogruppo M5s in commissione Antimafia Luigi Nave e le vicepresidenti dei gruppi 5 stelle alla Camera e al Senato Vittoria Baldino e Alessandra Maiorino, si tratterebbe di un attacco «strumentale», che additerebbe il loro collega come «complice o corresponsabile». L’interpretazione autentica dei fatti in chiave grillina è che «in realtà» Cafiero de Raho «è vittima e parte offesa». Alla Procura nazionale antimafia, secondo i grillini, «arrivavano dall’Uif (l’Ufficio di informazione finanziaria di Bankitalia, ndr), con un meccanismo automatico di selezione, esclusivamente le segnalazioni per operazioni sospette riconducibili a mafia e terrorismo. La Procura nazionale antimafia non aveva accesso a tutte le segnalazioni per operazioni sospette. Gli accessi abusivi alle Sos non riguardanti mafia o terrorismo contestati a Striano sono avvenuti presso la postazione del Nucleo speciale di polizia valutaria e, quindi, al di fuori della sfera di controllo della Procura nazionale antimafia». Infine cercano di scaricare le responsabilità sul vice di Cafiero De Raho: «All’interno della Procura nazionale antimafia la responsabilità del gruppo «Ricerche», composto da oltre 60 appartenenti alla polizia giudiziaria, era affidata al procuratore aggiunto Giovanni Russo. Mentre L’Ufficio segnalazioni per operazioni sospette era condotto dal sostituto procuratore nazionale Antonio Laudati». Una posizione centrista è invece quella del capogruppo dem in Commissione antimafia Walter Verini, che invita a «evitare di usare un luogo istituzionale come la Commissione antimafia per speculazioni e strumentalizzazioni politiche, delle quali vediamo segni inquietanti». Con la discovery degli atti innescata da Cantone la Commissione antimafia potrà valutare le presunte incompatibilità di De Raho segnalate da Gasparri. E forse è questo il motivo che ha spinto la presidente Colosimo a non rendere subito disponibili gli atti ai commissari.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.