2021-03-23
Le bugie di Giani per occultare il flop toscano
Eugenio Giani (Enrico Mattia Del Punta/NurPhoto via Getty Images)
Nel feudo pd, furbetti «saltafila» e priorità ai meno a rischio. Il governatore glissa sulla carenza di sanitari.«Sinceramente l'ho seguita poco: ho visto qualche battuta sui social, ora la approfondisco». Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha liquidato così la vicenda della vaccinazione ricevuta venerdì al Palaffari di Arezzo dal giornalista Andrea Scanzi, come iscritto a una lista di riserva compilata a mano. Quando Giani approfondirà, forse si renderà conto che il caso Scanzi - sul quale la Procura di Arezzo ha aperto un'indagine conoscitiva - è la conseguenza di come questa campagna è stata portata avanti dalla Toscana. Dove un'altra Procura già indaga sui furbetti saltafila: un migliaio di persone che si sono iscritte negli elenchi dei «vulnerabili», sotto la voce «altro», poi soppressa. Istruttori di tennis, modelle, maestri di trombone nella banda di paese. Che vanno ad aggiungersi ai vaccinandi autorizzati dalla stessa Regione: oltre 9.000 avvocati, il personale scolastico e universitario. Mentre ad aspettare ci sono ancora gli over 80 (la Regione è in coda in Italia, con 90.000 dosi su 320.000 ultraottantenni) e i «fragili», ovvero chi ha patologie o invalidità, ma ancora non sa nemmeno quando potrà vederlo, il vaccino. Sono mancati i vaccini Pfizer e Moderna, hanno tentato di giustificarsi in Regione, quando se ne potevano risparmiare un po' dai 140.000 operatori del mondo sanitario, anche giovani e giovanissimi, amministrativi in telelavoro e personale che in ospedale non ha mai messo piede. Per fare un esempio, tre dosi Moderna su quattro sono andate a «operatori non sanitari». Non solo. Guardando i dati registrati sul sito GitHub del ministero della Salute, si vede che la Toscana ha usato 36.427 dosi Astrazeneca (il 32% del totale) per vaccinare «operatori non sanitari» (e, stranamente, dal 13 marzo compaiono anche persone di età 70-79 e 80-89). Il picco di queste vaccinazioni è avvenuto sabato 20 marzo, quando risultano vaccinati 3.594 operatori non sanitari over 70 e 744 operatori non sanitari over 80. Chi sono queste persone? Medici in pensione? Magistrati, avvocati a riposo? Chissà. Di certo, l'alibi del «mancano i vaccini» non regge più. Tanto che ieri la Regione Toscana è stata costretta a dare rassicurazioni: «In queste due settimane vaccineremo 120.000 over 80 per completare la somministrazione della prima dose a tutti i 320.000 entro il 25 aprile, e immunizzarli, tutti, entro la metà di maggio», ha promesso Giani. Che vuol far scendere in campo la Protezione civile e affiancare le Asl ai medici di famiglia per potenziare la somministrazione agli over 80, «date le difficoltà dei professionisti tra tempi stretti e spazi limitati». La pezza è tardiva. E di certo non risolve un problema di fondo che riguarda l'organizzazione. La Toscana non riesce a superare le 10-11.000 somministrazioni giornaliere perché le risorse di vaccinatori sono quelle, che vengono spostate da un target all'altro quando la regione decide di farlo. Così, quando la settimana scorsa è stata bloccata la somministrazione Az a personale scolastico e forze dell'ordine, la Regione è riuscita a vaccinare anche 9.000 e oltre over 80 in un giorno.In generale, quindi, non solo per la Toscana «la risorsa scarsa, il vincolo in termini tecnici, di questa campagna vaccinale sono i vaccinatori, che tra l'altro non sono omogenei al proprio interno. C'è una gamma, che va dalle componenti più efficienti, come le squadre ospedaliere, a quelle meno efficienti, come i medici di famiglia, che operano da soli e devono fare anche molto altro», spiega alla Verità Marco Comelli, segretario generale dell'Osservatorio interdisciplinare trasporto alimenti e farmaci (Oitaf). Nel documento ministeriale che definisce le priorità dei target vaccinali viene chiaramente indicato che è possibile procedere in parallelo su target diversi ma solo se si rispetta la priorità definita. Per tradurre in termini pratici, si può iniziare a vaccinare target a minore priorità solo se si dispone delle risorse di vaccinatori che lo consentono. Ebbene, guardando anche oltre la Toscana, quasi tutte le Regioni hanno totalmente ignorato questa seconda condizione e sono partite con categorie meno prioritarie ma più «pesanti» utilizzando sempre il solito «pool» di risorse. Il ritardo per esempio sugli ultraottantenni si spiega con questo, al netto dei tentativi di alcune Regioni di attribuirlo a carenza di dosi di determinati vaccini. Il giudizio degli esperti di logistica, guardando al caso toscano e oltre, è dunque impietoso. «Chiunque in presenza di una lista chiara delle priorità, prima gli over 80, poi i fragili e infine i vulnerabili, e in presenza della risorsa scarsa che sono i vaccinatori, decide di privilegiare le categorie a priorità minore usando la parte più efficiente della risorsa scarsa, può essere giudicato in due modi», sottolinea Comelli. Aggiungendo un commento lapidario: «Se non sa cosa sta facendo, è un incompetente. Se lo sa, è uno che ha proprie priorità, che non corrispondono alla messa in sicurezza delle persone più fragili». Nel frattempo, sono oltre 6.000 gli iscritti alla «panchina vaccinale» della Asl Toscana Sud Est, la stessa azienda sanitaria dove venerdì si è vaccinato Scanzi, che il giorno dopo ha aperto una pagina online raccogliere le adesioni tra i residenti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)