
Luigi Di Maio fa tremare la maggioranza: «Altri 24 milioni? Una porcata». E provoca la reazione di Pd-Leu-Iv. Sullo sfondo ci sono le nozze impossibili tra M5s e i dem nella terra del caso Bibbiano. La Lega se la ride.I grillini alzano il volume della radio. Ancora sotto choc per la legnata umbra, sono compatti nel rigettare accordi blindati con il Pd e in un giorno come gli altri trovano un buon tema per ottenere due scopi: tornare in sintonia con l'elettorato e far ingrossare il fegato agli alleati di governo. Ci pensa Luigi Di Maio in persona, capo politico M5s, a lanciare la crociata contro Radio Radicale: «Ci sono di nuovo 8 milioni di euro all'anno per tre anni di rifinanziamento, diamoli ai terremotati». Poi lancia un sondaggio social: «Utilizzate l'hashtag #24milioniper e fateci sapere, soprattutto a chi voterà questa porcata, come volete che vengano spesi i vostri soldi».La parola «porcata» risuona come un allarme rosso in casa Pd, dove sia Nicola Zingaretti (arrivando dalla segreteria), sia Dario Franceschini (arrivando dalla sacrestia) stanno provando a convincere i leader pentastellati a stringere un accordo strutturale in vista delle regionali in Emilia Romagna. Impresa sempre più complicata, considerando le evidenti distonie e frizioni praticamente su tutto. Anche in questo caso gli autori della cosiddetta porcata sono loro, piddini e renziani, abili a infilare i 24 milioni nella manovra, al culmine di un salvataggio prolungato negli anni e costato finora ai cittadini italiani 260 milioni di euro. Di Maio coglie la popolarità dell'argomento in casa grillina ed entra duro: «Ci spiegate con tutti i problemi che ha questo Paese, la logica di dare quasi 30 milioni in più a una radio privata e per lo più politica? Voi ve lo spiegate? Noi no, eppure tutti i partiti sono compatti su questo tema. Da destra a sinistra, pare che sia proprio una loro battaglia. Non si dimenticano mai di Radio Radicale. Vedete perché il Movimento 5 stelle è un'altra cosa? Perché è da queste scelte che si capisce lo spirito che anima una forza politica». Dopo l'estemporanea lezione di filosofia politica di un grillino per una volta non assistenzialista, ecco la mazzata. «Ed è per questo che per noi non esistono alleanze a prescindere. La legge elettorale ci obbliga a governare con qualcuno, ma non ci obbliga a rinunciare a combattere per ciò che è giusto. In Parlamento faremo di tutto per bloccare questa porcata».Nelle pieghe dell'indignazione per i soldi a Radio Radicale, il leader pentastellato fa sapere che non ci saranno alleanze (ma da qui alle elezioni emiliane potrebbe cambiare idea alcune volte); che governa con Pd e Italia viva solo per obbligo di legge; e pure con un certo ribrezzo. Non un buon viatico per il famoso accordo strutturale proposto da Franceschini in Emilia Romagna che vedrebbe i 5 stelle andare a braccetto con quello che essi stessi definirono «il partito di Bibbiano». Un abbraccio più grottesco di certe maschere felliniane. Un ballo che non sembra convincere più neppure il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, molto irritato dopo le ultime bagarre nella maggioranza, dopo le spy story del premier Giuseppe Conte, dopo la figuraccia elettorale in Umbria. Dal Colle è arrivato un messaggio chiaro alle segreterie: o l'esecutivo decolla, licenzia la manovra e si mette in linea di volo, oppure si vota.Tornando al cavallo di Troia (vale a dire a Radio Radicale), dopo le parole di Di Maio si è scatenata la contraerea del Pd e dei renziani, per una volta compatti a difesa di una voce che - al di là della terrificante retorica da università popolare neanche fosse Radio Kibbutz - non rappresenta un presidio di democrazia di pubblica utilità. Certamente non a 8 milioni all'anno. Potrebbe stare in piedi con piani editoriali calati nel mercato editoriale di oggi. Far quadrare i conti non è un insulto e di questi tempi si potrebbe difendere il pluralismo anche con un pizzico di sano liberismo. Ma non di questo, ovviamente, parlano gli interventi difensivi. Andrea Marcucci (presidente dei senatori dem): «Radio Radicale è viva e il Movimento 5 stelle, che voleva chiuderla, ha già perso. Il ministro Di Maio se ne faccia una ragione». Roberto Rampi (Pd): «Le dichiarazioni di Di Maio sono vergognose. I terremotati non devono essere strumentalizzati ogni volta in modo becero per pura propaganda di fazione».L'indignazione contro il tentativo liberticida dilaga, sembra che la radio trasmetta dalla Sea Watch con Carola Rackete sulla tolda. Alessia Morani (sottosegretaria Pd all'Economia): «I fondi non si toccano e lasciamo fuori i terremotati dalle polemiche politiche». Davide Faraone, proconsole renziano in Rai: «Radio Radicale è un patrimonio del pluralismo e dell'informazione. Tutto il resto è stupida demagogia». Gennaro Migliore (Italia viva per ora, sintassi rivedibile): «Se per recuperare consensi il M5s immagina di bloccare i finanziamenti a Radio Radicale, sia chiaro che non passeranno. Pensino piuttosto a onorare gli impegni e a cancellare i decreti sicurezza». La sinistra freme, il centrosinistra esecra e Luigi Marattin (IV) tuona: «Il rinnovo non è in discussione». Dopo la scoppola subìta sulla carta d'identità social - respinto con perdite dai 5 stelle («mai finché siamo al governo») in meno di 24 ore - il suo diktat non è propriamente indice di irremovibilità. La polemica impazza e Matteo Salvini sta a guardare. Con una certezza: l'ultima volta a salvare la radio furono i voti della Lega. «Ma nessuno disse grazie, il Pd si intestò l'operazione e noi continuammo a essere presi a calci dai conduttori democratici e illuminati», sottolinea un colonnello leghista dall'udito buono. Come a dire che uno scherzetto grillino non gli dispiacerebbe.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
L’ex ministro dem: «La maggioranza solleva odio». Walter Verini (Pd): «Sconcertante».
Papa Leone XIV (Getty Images)
Il portavoce della Santa Sede riferisce la posizione di Leone XIV, comunicata al nuovo ambasciatore Usa in Vaticano: «La violenza politica lo preoccupa, e pensa sia necessario astenersi dalla retorica e dalle strumentalizzazioni che portano alla polarizzazione».
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Il presidente della Repubblica ricorda Willy Monteiro Duarte e tra le righe manda un messaggio ai progressisti esagitati: datevi una regolata. Ma non ce la fanno: se a morire è un loro avversario, fioccano i distinguo e persino le giustificazioni.
2025-09-17
Morto in silenzio Duilio Poggiolini. Il vecchio «re Mida» della sanità distrutto da Tangentopoli
Duilio Poggiolini (Getty Images)
Il dirigente travolto dall’inchiesta milanese è venuto a mancare cinque anni fa, ma la notizia non era trapelata. Assolto per lo scandalo sul sangue infetto, quando era ormai malato, non seppe nulla dell’esito del processo.