2020-08-29
Le autostrade ci costeranno altri 40 miliardi
Secondo le stime riservate, serve un maxi investimento per rendere sicura la rete: due volte il gettito annuale delle tasse sulla casa. La privatizzazione delle concessioni voluta da Prodi ci ha regalato pedaggi sempre più alti e tagli delle spese per la manutenzione.Lo sapete quanto dovremo investire per poter viaggiare sicuri in autostrada? Quaranta miliardi di euro. Proprio così: se vogliamo evitare che i viadotti crollino e le gallerie ci caschino sulla testa dovremo mettere mano al portafoglio e versare un obolo non proprio irrilevante. Quaranta miliardi di euro sono più di quelli che dovrebbero arrivare dal tanto invocato (non certo da noi) Mes. Sono due volte il gettito annuale delle tasse sulla casa. Quanto i fatturati dell'ex Fiat e della Tim messi insieme. Insomma, come direbbero alla bocciofila, una fottuta montagna di soldi. Ma qui di fottuti ci sono solo i contribuenti e gli automobilisti italiani. I quali in questo momento si stanno domandando: ma noi quei lavori non li abbiamo già pagati ogni volta che siamo stati regolarmente tosati al casello?In effetti: non c'è stato anno negli ultimi decenni che non si sia aperto con l'annuncio di rito sull'aumento delle tariffe autostradali. Tranne l'ultimo, forse, nel quale si è cercato di mettere una pezza per decenza. Per il resto solo aumenti su aumenti. Forsennati. Esagerati. Ci sono state autostrade (vero signor Toto?) che hanno avuto in 15 anni rincari addirittura del 227%. Ora è lecito chiedersi: dove sono finiti tutti quei soldi? Avevamo capito da tempo, purtroppo, che gli investimenti non erano il primo pensiero dei concessionari. Ma pensavamo che almeno qualcosa avessero fatto. Qualcosina. Qualcosuccia. Appena appena. Invece oggi veniamo a sapere, dalle stime riservate dei tecnici del ministero svelate dal Sole 24 Ore e non smentite, che per risistemare le autostrade servono freschi freschi 40 miliardi di euro. E dunque è inevitabile domandarsi: quel tesoro che abbiamo lasciato al casello chi diavolo se lo è intascato?Il sistema delle concessioni autostradali, al di là dell'ingordigia dei signori di Treviso, è un buco nell'acqua. E purtroppo anche nell'asfalto. Se mai ci fosse stato bisogno di un'ulteriore conferma, eccola arrivata. Abbiamo preso un bene pubblico, l'abbiamo dato in gestione a soggetti privati (Benetton, Gavio, Toto), e abbiamo lasciato che si arricchissero. Senza ritegno. E senza verificare che facessero gli interventi, anche minimi, per la sicurezza generale. È ovvio che per questo disastro hanno responsabilità enormi le aziende che hanno avuto (e sempre rinnovato, quasi sempre senza gara: perché?) le concessioni d'oro. Ma hanno responsabilità enormi anche coloro che stavano al ministero (politici, tecnici, dirigenti) e in tutti questi anni non hanno controllato, non hanno verificato e non hanno preteso che quelle concessioni fossero utilizzate in modo almeno decoroso. Non soltanto come mucca da spremere per riempire le tasche di azionisti privati.Stiamo parlando di cifre e di danni enormi. Dall'ultimo rapporto sulle autostrade pubblicato dal ministero delle Infrastrutture risulta infatti che i ricavi netti da pedaggi sono pari a 6 miliardi l'anno. Per l'esattezza: 6.078.000.000 (dato 2018, l'ultimo disponibile). Negli ultimi anni sono sempre aumentati. I soldi spesi per la manutenzione invece sono poco più di 700 milioni di euro l'anno. Per l'esattezza 727 milioni (dato 2018, l'ultimo disponibile). Negli ultimi dieci anni sono sempre diminuiti, tranne due anni. Basterebbero queste due cifre per inchiodare i gestori alle loro responsabilità: se spendi in manutenzione un decimo di quello che ricavi dai pedaggi è evidente che qualcosa non funziona. Se poi, mentre i ricavi per pedaggi continuano ad aumentare, le spese per manutenzione continuano a diminuire, è inevitabile trovarsi davanti alla sorpresina di oggi: 40 miliardi di euro di interventi da pagare tutto di un botto, per evitare di essere travolti dalle gallerie che crollano e dai ponti che non stanno insieme.Ma resta la domanda: perché nessuno, in tutti questi anni, ha mai vigilato? Perché nessuno è intervenuto? Perché nessuno ha imposto un cambiamento di rotta? Perché a tutti, per anni, è andato bene quel sistema che arricchiva dei signori privati (Benetton, Gavio, Toto) e impoveriva il bene pubblico? Facciamo un po' di conti, sempre rimanendo agli ultimi dati ufficiali pubblicati dal ministero e relativi al 2018. Di quei 6 miliardi di pedaggi pagati ogni anno dagli automobilisti, lo Stato ne incassa una fettina davvero piccola (873 milioni che è il canone complessivo di tutte le concessioni). Il resto rimane alle società concessionarie. Che abbiamo detto spendono poco per la manutenzione (727 milioni di euro), poco per gli investimenti (983 milioni di euro) e più o meno altrettanto per il personale (944 milioni di euro). Tutto il resto (oltre 2,5 miliardi di euro l'anno) dove sono finiti? Chi si è arricchito alle spalle della nostra sicurezza?Ora, certo, bisogna mettere mano al portafoglio e intervenire per evitare altre tragedie. Non si può fare altro. Di tragedie ne abbiamo già vissute troppe. E altre ne abbiamo sfiorate. Però non si può nemmeno far partire i cantieri tutti insieme e bloccare la circolazione in Italia, come è stato fatto quest'estate, colpendo alle spalle la Liguria. I tecnici infatti parlano di un piano di interventi graduale in modo da calcolare il «rischio accettabile». Risultato: dopo 20 anni di gestione privata delle autostrade, dobbiamo sborsare 40 miliardi di euro e nel frattempo viaggiare in modo insicuro. Un bell'affare, non vi pare? È il frutto del meraviglioso sistema delle concessioni autostradali italiane. Ma perché l'abbiamo fatto? Romano Prodi, il premier che all'epoca diede il via libera all'operazione, qualche tempo fa in tv ha dichiarato che «era un obbligo». Un obbligo dettato da chi? Forse sarebbe il caso di chiedergliene conto. Altro che immaginarlo al Quirinale.