2024-04-13
Venti mesi per bancarotta al broker amico di Baffino finito nel caso delle escort
Massimo D'Alema presidente del Consiglio nel 1999. Nel riquadro, Franco Lazzarini (Ansa)
Franco Lazzarini, sodale dell’ex premier, ha patteggiato per il crac di una sua società. Il suo nome emerse anni fa in una storia di squillo ingaggiate per ingraziarsi il governo.È la fine di un’epoca. Era considerato un pezzo da 90 del dalemismo imperante e adesso anche il suo astro tramonta: è andato in pensione patteggiando una pena da 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Stiamo parlando del settantaquattrenne genovese Franco Lazzarini, che si definisce grande amico di Massimo D’Alema. Con Lazzarini ha chiuso i conti con la giustizia anche un suo socio di affari, l’imprenditore Giovanni Pisani, il quale ha concordato una pena di 1 anno. La società chiusa con il fallimento aveva un nome suggestivo, Ital Red, «rossa» come l’Italia che sognavano i compagni di Baffino. Che, però, più che al proletariato hanno pensato ai propri affari. L’ex premier ha messo in piedi una azienda vitivinicola e una società di consulenza e ha pure provato a vendere armi a ex terroristi di estrema destra (una trattativa che gli è costata un’indagine per corruzione internazionale). Lazzarini ha sempre operato nel settore del brokeraggio, riuscendo a piazzare le sue polizze nei palazzi del potere un po’ con tutti i governi. Per anni è stato presidente esecutivo di Ital brokers, un delle società leader nel settore delle assicurazioni, che negli anni d’oro gestiva un portafogli di oltre 750 milioni di euro, con clienti che andavano dalla Camera dei deputati a Finmeccanica. In Liguria era pappa e ciccia con un altro dalemiano doc, l’ex governatore della Regione Claudio Burlando, che un giorno venne fermato dai poliziotti dopo essere entrato contromano in autostrada. In quel momento abitava a casa di Lazzarini e viaggiava su una sua auto. Il presidente emerito Francesco Cossiga commentò da par suo: «Sinceramente non comprendo chi si è scandalizzato per l’outing omosessuale di quel gentiluomo che è il presidente della Regione ligure. Che egli viva more uxorio con un suo vecchio amico dopo essersi separato dalla moglie è tra l’altro una forte testimonianza per la causa gay, lesbian gay, che per i partiti di sinistra ha sostituito come impegno politico, civile e sociale la lotta di classe».Il sito Gay.it contattò l’ufficio di Burlando che, tramite il suo portavoce, smentì la presunta omosessualità del politico: «Non è vero, Burlando non è gay. Ma non ci sarebbe niente di male se lo fosse».Tutto per colpa di Lazzarini. Ma quest’ultimo ebbe un incidente di tutt’altro genere quando, a fine anni «90 (mentre D’Alema era a Palazzo Chigi), finì in un’inchiesta hot: un’imprenditrice che lavorava nel settore della comunicazione avrebbe assoldato delle escort per compiacere il clan di Baffino in cambio di un aiuto negli affari. Addirittura due escort sarebbero entrate alla Camera dei deputati senza essere registrate, per avere rapporti sessuali con un misterioso cliente. L’inchiesta si è conclusa con il patteggiamento della maîtresse e a verbale sono rimaste le prestazioni in favore di quattro dalemiani di ferro: Lazzarini, Franco Mariani, Vincenzo Morichini e Roberto De Santis (gli ultimi due, soci di Max nelle imprese veliche con il mitico Ikarus). Mariani, ex segretario generale del sindacato dei camalli, confermò con gli investigatori: «Rappresento che oltre a me vi erano a volte anche Vincenzo Morichini, Roberto De Santis e Franco Lazzarini, con i quali le ragazze si univano carnalmente». Lazzarini, intervistato da un giornale, se la cavò brillantemente: «L’altra volta, ai tempi del contromano di Burlando e dell’intervista ironica di Francesco Cossiga, dopo che Claudio aveva raccontato di noi due neo separati che eravamo andati a vivere insieme, mi volevano far passare per gay. Stavolta, per lo meno, si parla di donne. In fondo, mi va meglio...».Il broker scoprì delle indagini dai quotidiani: «Non sono mai stato sentito, nemmeno come testimone […] nel 1999 non ero ancora separato e la mia ex moglie, leggendo questa roba, dirà fra sé e sé: “Allora vedi che avevo ragione a mettergli le corna”. Perché io sono stato cornuto...». L’intervistato descrisse anche il legame con D’Alema: «Ai tempi di quei fatti non eravamo ancora amici, avevo appena iniziato a conoscerlo. Poi, ci siamo avvicinati parlando di figli, di salute ed è nata una bellissima amicizia, vera». Nel dicembre scorso la Ital brokers, dopo l’ingresso dei capitali della Duferco ,ha congedato Lazzarini, spiegando che il fondatore aveva deciso «di cedere il testimone». Il manager, definito dai suoi successori «figura chiave nel settore dei broker in Italia», continua a fare il consulente per la Duferco. Ma nel frattempo ha dovuto difendersi dalle accuse della Procura di Genova. E alla fine ha accettato di concordare una pena. Il fallimento della Ital Red è avvenuto nell’agosto del 2020. Il suo presidente, Lazzarini, l’aveva messa in liquidazione l’anno prima. Nata nel 2012 per fare import-export di medicinali (i soci erano i figli dell’imputato), ha poi spostato la sua attività nei settori dell’acquisizione di partecipazioni, della consulenza di impresa, della promozione e segnalazione di clienti nel settore assicurativo. Nel 2014 Lazzarini ha acquistato il 30 percento delle quote della Ital brokers holding Spa dalla B2B al prezzo di oltre nove milioni di euro e come caparra ha versato due assegni da 500.000 euro l’uno che, in realtà, non erano coperti, «ma le azioni recuperatorie restarono senza esito per essere risultato Lazzarini sostanzialmente nullatenente». Anche, sembra, per un doloroso divorzio, oltre che a causa della passione per i quadri, acquistati, si dice, con meno fiuto di quello dimostrato nel settore delle assicurazioni, dove è stato un campione. Ma, ultimamente, qualche risparmio deve essere riuscito a recuperarlo visto che per patteggiare ha inviato al fallimento un bonifico da 300.000 euro. Per i magheggi contabili operati intorno a quella quota del 30 percento a Lazzarini è stato contestato il falso in bilancio. Al fine di evitare il fallimento di Ital Red e ritardare l’opera di recupero del proprio credito da parte di B2B, aveva valutato la partecipazione in Ital broker holding 13,5 milioni, nonostante ben sapesse, secondo l’accusa, che si trattasse di una scatola vuota. Per questo la società ha chiuso tre bilanci senza gravi perdite, uno, addirittura, in attivo, mentre, in realtà, stava colando a picco. Situazione di dissesto ammessa solo nel 2018 con la svalutazione integrale della partecipazione sopra citata, operazione «dalla quale discendeva, inevitabilmente, la messa in liquidazione della società». La bancarotta fraudolenta per distrazione è stata contestata, invece, per il trasferimento delle azioni che la Ital Red possedeva della New Lion (in tutto circa il 35per cento), che, a sua volta, controllava il 47 per cento della Ital brokers Spa, una quota del valore commerciale di circa 12-13 milioni (di cui 4 riconducibili alla Ital Red). Ma Lazzarini ha dilapidato l’intero tesoretto: ha ceduto il 6 per cento per 120.000 euro nominali che, però, non esistevano; un altro 8 per cento è andato al coimputato Pisani come compensazione di un debito nei confronti di quest’ultimo del valore di 2,4 milioni di euro. Una posta che per i pm sarebbe stata «artificiosamente creata». Dunque, anche questa cessione sarebbe avvenuta senza incassare un euro. Come ammesso dallo stesso Lazzarini in interrogatorio. Il resto delle quote della New Lion (circa il 20 per cento ), la Ital Red lo perde nel 2019 perché non sottoscrive un aumento di capitale da appena 3.500 euro e, di conseguenza, si scioglie, sparendo. Nella stessa assemblea la New Lion si trasforma in Spa e Lazzarini non attiva né il diritto di recesso (che gli avrebbe permesso di essere liquidato), né chiede la valorizzazione del diritto di partecipare alla nuova società (che sarebbe stata quantificata dal Tribunale), azioni che portano alla perdita della partecipazione e dei possibili risarcimenti. Per l’accusa l’obiettivo era quello di lasciare i creditori della B2B a mani vuote. Finalità che viene perfettamente raggiunta. L’altro ieri, grazie alla scelta del patteggiamento e al riconoscimento delle attenuanti generiche, la pena base di 4 anni prevista dal codice, per Lazzarini si è ridotta a 1 anno e 8 mesi. E così anche se l’Italia non è diventata rossa, l’ex manager potrà godersi la pensione al sole senza vederlo a scacchi.
Jose Mourinho (Getty Images)