2022-12-08
«L’azionario resiste. Opportunità nei Paesi emergenti»
Il responsabile di Generali investments partners Salvatore Bruno: «Il mercato ha già premiato il Brasile. Faro su Cina, Asia ed Est Europa».Il 2023 sui mercati sarà un anno di svolta. A parlare del tema con La Verità è Salvatore Bruno, responsabile investimenti di Generali investments partners.Azionario, dove investire?«Il mercato azionario è quello che meno riflette il rischio di rallentamento, con utili attesi ancora molto elevati soprattutto in Europa. Riteniamo opportuno iniziare il nuovo anno con un’allocazione azionaria prudente, in attesa che gli indici rispecchino meglio la congiuntura economica. A quel punto sarà interessante considerare i settori esposti alla necessità delle imprese di rendersi più efficienti attraverso nuovi investimenti e riconsiderare il comparto growth. Guardando all’Italia, è nota la debolezza strutturale del Paese in termini di crescita potenziale rispetto a diversi partner europei, nonché i rischi di una crisi energetica che derivano da un’elevata dipendenza dagli approvvigionamenti russi di gas. Ciò detto, nel corso del 2023 il listino italiano potrà beneficiare della ripresa del ciclo degli investimenti necessari ad aumentare la produttività delle aziende, nonché della ripresa di tematiche legate all’efficientamento energetico, alla mobilità sostenibile (comparto ferroviario e infrastrutture) e all’economia circolare (ex municipalizzate). Sarà fondamentale che il Pnrr sia implementato».L’obbligazionario oggi è un mercato molto complesso. Dove orientarsi?«Uno dei temi chiave del 2023 sarà il ritorno al “rendimento”: le correzioni registrate nel reddito fisso nei mesi scorsi hanno rappresentato un’autentica anomalia, con l’incapacità dell’asset class di proteggere i portafogli in una situazione di volatilità. Oggi i tassi riflettono il cambio di politica monetaria in atto ma, allo stesso tempo, le pendenze delle curve indicano il rischio di un forte rallentamento economico che porterà le Banche centrali a rivedere nuovamente le proprie politiche monetarie. Una stabilizzazione dei tassi a livelli comunque più elevati rispetto agli anni scorsi offrirà agli investitori opportunità sia nel campo dei tassi governativi sia nel credito privato».I Paesi emergenti sono ancora interessanti?«Il mondo emergente potrà beneficiare di due elementi importanti: essere in una fase più avanzata di aggiustamento delle politiche monetarie rispetto ai Paesi sviluppati e secondariamente, le prospettive di un dollaro più debole nell’ipotesi che il rallentamento economico porti la Fed a rivedere la propria politica monetaria. Dobbiamo ricordare che i mercati finanziari hanno già premiato alcuni Paesi nel corso di quest’anno, ad esempio il Brasile. La fase di debolezza del dollaro delle ultime settimane ha inoltre già impattato positivamente diverse valute emergenti. Un capitolo a parte merita la Cina, la cui economia è stata fortemente penalizzata dalla politica zero Covid, dalla debolezza del settore immobiliare e dalla stretta normativa sul settore It. Il tema geopolitico legato alla situazione di Taiwan e alla poco chiara posizione verso la Russia costituisce un ulteriore fattore di incertezza. In questo contesto il mercato azionario cinese ha valutazioni piuttosto basse, che potrebbero rappresentare un’opportunità qualora gli elementi di rischio dovessero diradarsi. Una ripresa cinese, inoltre, favorirebbe le economie e i mercati del Sud Est asiatico. Saranno da valutare anche i mercati dell’Est Europa se il conflitto in atto dovesse avvicinarsi a una soluzione, posto che il mercato dei tassi ha già mostrato segnali di recupero nell’area».Dove puntare nel settore delle materie prime?«Il rallentamento economico che ci aspettiamo avrà un impatto sul settore delle materie prime energetiche; d’altra parte, le tensioni geopolitiche ancora in atto e la difficile transizione energetica potrebbero verosimilmente fornire un supporto. Più in generale la frenata del ciclo economico peserà su tutto il comparto delle materie prime industriali; si tratta di un settore da riconsiderare una volta che Banche centrali inizieranno a pensare a politiche monetarie espansive. Un ruolo importante sarà ricoperto dalla Cina, soprattutto sulle materie prime industriali».L’inflazione nel campo degli investimenti può essere un’opportunità?«Sì. Dopo un lungo periodo di bassa inflazione, bassi tassi e crescita costante, l’inflazione tornerà molto probabilmente a essere un “fenomeno ciclico”, con fasi di rialzo e di deflazione che si alterneranno. La deglobalizzazione che molti Paesi sembrano invocare, a seguito prima della pandemia e poi delle tensioni geopolitiche, ha natura inflattiva e compenserà, almeno temporaneamente, l’effetto deflattivo della demografia nei Paesi sviluppati e in Cina. L’inflazione comporta dei rischi ma anche delle opportunità negli investimenti: oltre ai tradizionali approcci inflation linked del comparto obbligazionario, anche l’azionario potrà offrire delle opportunità sfruttando la diversa sensibilità all’inflazione dei vari settori. A patto, ovviamente, di prevedere correttamente le diverse fasi di rialzo o di ribasso dei prezzi. Nel reddito fisso, come già indicato, i tassi nuovamente in territorio positivo offriranno opportunità di redditività che una gestione attiva può sicuramente cogliere».