2023-01-31
        Nel Lazio il Pd ha portato avanti D'Amato nonostante grane e fallimenti
    
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Il candidato presidente alla Regione è riuscito a rimanere a galla anche dopo inchieste giudiziarie e fallimenti politici che lo hanno riguardato negli ultimi anni: dalla condanna della Corte dei Conti all'apertura dello Spallanzani ai russi durante il Covid, fino al caso delle mascherine mai arrivate di Eco Tech.La capacità di restare a galla nonostante inchieste giudiziarie e fallimenti politici. Da prassi consolidata nel corso degli anni - per alcuni esponenti del Pd laziale - si è trasformata in «arte». Che raggiunge il suo culmine durante la campagna elettorale.Alessio D’Amato, candidato presidente alla Regione Lazio, è senza dubbio uno dei massimi esponenti di questa disciplina sui generis.Il 2 settembre 2022 D'Amato è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 275.000 euro, in solido con i collaboratori Barbara Concutelli ed Egidio Schiavetti. I fatti della vicenda risalgono al periodo 2005-2008 e coinvolgono la fondazione Italia-Amazzonia onlus, della quale D'Amato è stato fondatore, vicepresidente e presidente onorario. In quel lasso di tempo la sua fondazione ha ricevuto con finanziamenti pubblici 275.000 euro, denaro che sarebbe dovuto servire per perseguire gli scopi della onlus. E che invece secondo i magistrati contabili è stato utilizzato per sostenere, in modo indebito, «l’attività politica e di propaganda elettorale svolta dall'associazione Rosso verde-Sinistra europea, che nel periodo in esame ha espresso propri candidati alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e alle comunali del maggio 2006». Per essere più chiari, secondo i giudici contabili di primo grado (sul piano penale è caduta la scure della prescrizione), D’Amato non ha utilizzato i contributi per la nobile causa dell’Amazzonia ma per fare politica. «Ha fatto gravare (D’Amato, ndr) sul bilancio regionale spese e costi privi di alcun interesse pubblico e generale, che avrebbero dovuto essere invece sostenuti in definitiva dal gruppo consiliare in discorso e da lui stesso con fondi propri e», hanno scritto le toghe, «non già dell’amministrazione di appartenenza». Tra le anomalie segnalate dai magistrati contabili pure il comportamento di Regione Lazio, guidata all’epoca dall’ex segretario Pd Nicola Zingaretti. L’ente «non ha posto in essere nell'ampio lasso temporale intercorso dall'emersione delle predette criticità iniziative volte a tentare il recupero delle somme illegittimamente corrisposte».Nella lunga fase pandemica l’ex assessore alla Sanità D’Amato e il governatore Zingaretti hanno aperto le porte del principale istituto italiano di malattie infettive, l’ospedale Spallanzani di Roma, ai russi. È il 13 aprile 2021 quando la struttura della Capitale firma un accordo di cooperazione con l’Istituto Gamaleja di Mosca. Il patto prevedeva uno «scambio di conoscenze» nell’ambito delle ricerche sul Covid e sui vaccini che meglio avrebbero potuto contrastarlo, in particolare l’efficacia del siero russo Sputnik. Di fatto i ricercatori di Mosca hanno avuto accesso a tutti i dati delle banche biologiche dell’Unione europea, quindi informazioni sensibili, custoditi proprio allo Spallanzani. All’epoca solamente i lettori della Verità erano informati del rischio spionaggio russo, la stampa italiana ha preferito tacere e in alcuni casi «benedire» il binomio Spallanzani-Istituto Gamaleja.Sempre in epoca Covid, anzi nella fase più dura della pandemia, nel Lazio è andato in scena il mascherine gate. Siamo alla metà di marzo 2020: la Regione acquista 9,5 milioni di euro di mascherine dalla Eco.Tech per 35 milioni di euro, e ne versa 14,6 come anticipo. Peccato che di mascherine ne arriveranno ben poche, al punto che su questa storia si accendono i fari della Procura di Roma e della Corte dei Conti, che indagano rispettivamente per presunto inadempimento in pubbliche forniture e supposto danno erariale da oltre 11 milioni di euro. Quest’ultimo è contestato all’ex presidente Zingaretti e al capo della Protezione civile del Lazio Carmelo Tulumello. D'Amato non è stato direttamente coinvolto, ma in quella fase ricopriva comunque la carica di assessore della Sanità. Se le accuse devono ancora essere accertate, di una cosa invece siamo sicuri: la vicenda delle mascherine non è quasi mai stata evocata nella campagna elettorale in vista del voto di febbraio.Temi spinosi che non avrebbero mai potuto essere presi in considerazione ieri, quando D’Amato insieme al leader Angelo Bonelli e al portavoce nazionale di Possibile Lgbt+ Gianmarco Capogna, è intervenuto alla presentazione del programma Verdi-Sinistra a Roma. Forse per questo si è mostrato assai sicuro delle sue chance di vittoria: «Il valore aggiunto di questa campagna sarà il simbolo e la lista di Verdi-Sinistra e con questo simbolo andremo a vincere. Dobbiamo vincere per difendere il lavoro di questi anni». Il manifesto dell’«arte» del restare sempre a galla nonostante i precedenti.
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