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2019-07-14
L’avvocato massone guidava la trattativa all’hotel Metropol
Ansa
Il puzzle si sta componendo e, uno a uno, stanno uscendo i nomi dei sei partecipanti alla colazione dell'hotel Metropol di Mosca, tre russi e tre italiani, che hanno discusso di petrolio e ipotetici finanziamenti alla Lega. Il primo nome emerso è stato quello di Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini. Il secondo protagonista si è rivelato da solo. Ed è l'uomo che con le sue parole ha fatto ipotizzare il reato di corruzione internazionale. Infatti, quando i sei parlano di come far avere un finanziamento alla Lega, entra nei dettagli e calcola anche la commissione per i russi: «Se ora dici che lo sconto è del 10%, direi che il 6% è vostro» esclama. «Oltre il 4%, noi non ne abbiamo bisogno».
In una lettera a Repubblica ha svelato di essere non «il banchiere Luca», ma un avvocato internazionalista, «che esercita la professione da più di 20 anni tra Roma e Bruxelles anche nel ramo del diritto d'affari». Quindi ha precisato di aver partecipato alla riunione del 18 ottobre all'hotel Metropol a Mosca «in qualità di general counsel di una banca d'affari anglotedesca debitamente autorizzata al commodity trading e interessata all'acquisto di prodotti petroliferi di origine russa». Ha pure confermato «di aver conosciuto il Gianluca Savoini e di averne apprezzato l'assoluto disinteresse personale nei pochi incontri avuti in relazione alle trattative». Però nella missiva non rivela i nomi dei restanti interlocutori, salvo specificare che si tratterebbe di «esperti sia in compravendite internazionali» e di petrolio. Ma l'affare «non si perfezionò». L'avvocato è il cosentino Gianluca Meranda, classe 1970, iscritto all'albo dal 2001. Alla Camera di commercio risulta socio al 50% di Giovanni Orsolini, imprenditore edile di Monterotondo (Roma), in due ditte: la Costruzioni Edil Piave srl e la Orsolini costruzioni, dichiarata fallita nel 2013. Ma dal 2018 è diventato general counsel della Euro-IB, una banca d'investimenti con uffici a Londra, Francoforte e una rappresentanza a Roma. Fondatore e amministratore delegato dell'istituto è Alexander von Ungern-Sternberg, rampollo di una nobile famiglia tedesca, con ottime entrature nelle principali banche internazionali. La Euro-IB in Gran Bretagna ha acquisito circa un anno e mezzo fa le licenze per operare nel settore delle materie prime, tra cui il petrolio. «Ma finora non abbiamo acquistato e rivenduto neanche un litro di oro nero. È un mercato complesso», sospira Glauco Verdoia, cinquantanovenne piemontese, a capo dell'ufficio di Roma. Verdoia, però, ci tiene a precisare: «Sapevamo che Meranda era andato a Mosca a trattare delle partite di petrolio, ma ha organizzato direttamente gli incontri, senza coinvolgere la banca, che non conosceva i suoi interlocutori, e ha riferito i contenuti degli accordi in termini generali solo dopo il ritorno in Italia».
Meranda sarebbe molto geloso dei suoi contatti, ma non ha mai fatto mistero di conoscere Savoini e di essere un simpatizzante di Salvini (su Facebook è collegato a un sito aperto nel 2018 e intitolato «Salvini premier»). Assicura, però, di non votare da dieci anni. Chi lo frequenta dice anche che avrebbe mal digerito, lui uomo di destra, l'alleanza della Lega con M5s. Nega di essersi «mai occupato di finanziamenti ai partiti» o di aver avuto incarichi politici. L'unica tessera a cui tiene è quella di libero muratore. Dovrebbe far parte della Serenissima gran loggia d'Italia guidata dal gran maestro Massimo Criscuoli Tortora e nel maggio 2015 un giornale per grembiulini pubblicò una notizia che lo riguardava: «Per la prima volta nella storia della massoneria italiana è stata costituita una fondazione massonica. Oggi, infatti, alcuni lungimiranti massoni, con il supporto del Supremo Consiglio Unito d'Italia e della Serenissima Gran Loggia d'Italia, hanno rogitato (…) ed hanno costituito la Fondazione massonica». Tra i fondatori anche Meranda che venne nominato vicepresidente.
Ma torniamo al Metropol. Chi erano i russi presenti all'incontro? Qualcuno dice che tra i partecipanti ci fosse Konstantin Malofeev, l'oligarca incaricato dal Cremlino di tenere i rapporti e appoggiare i sovranisti occidentali. Non è un mistero che sia in contatto con Savoini. Dopo l'incontro del 18 ottobre, Meranda è tornato a Roma e il 20 ha informato i suoi assistiti della Euro-IB della possibilità di acquistare a buon prezzo 3 milioni di tonnellate di petrolio, il quantitativo citato nella registrazione del Metropol. E la compagnia che avrebbe dovuto fornirlo è la Rosneft, la principale compagnia petrolifera pubblica russa, più volte citata nell'audio. Si parla anche di una «banca d'investimento» che dovrà firmare l'accordo e ottenere «il margine aggiuntivo», quello destinato alla Lega. Meranda si fa prendere dall'entusiasmo: «Con la prima consegna, Gianluca (Savoini, ndr), prendiamo la banca. Voglio essere nella sala di comando. […] La banca sarà necessaria per altre enne operazioni».
Dopo il ritorno di Italia di Meranda, la Euro-IB, il 29 ottobre, consegna al suo consigliere legale una lettera di intenti non vincolante con una richiesta di quotazione da inviare alla Rosneft, per avere una proposta di prezzo. Ma da quel momento dalla Russia, a quanto risulta, non sono più arrivate risposte. «Meranda diceva che c'erano problematiche, che bisognava rimandare a dopo Natale, che non si riuscivano a raggiungere gli accordi», ricorda Verdoia. «Chiesi: “Quali accordi?" e rispose che c'erano delle cose da vedere, dei bilanciamenti da fare, ma da lì non ho più nemmeno chiesto, avendo perso interesse nell'operazione». Tra il 12 e il 14 dicembre Meranda è tornato a Mosca e dalla Russia ha scritto a Verdoia questo Whatsapp: «Non ci sono sviluppi». A quanto risulta alla Verità l'avvocato a inizio 2019 tentò di cambiare cavallo e si rivolse a un noto lobbista romano con solidi rapporti a Mosca. Ma anche in questo caso non si concretizzò nulla.
Meranda ha anche raccontato in banca di aver partecipato a un'importante serata con Savoini, che aveva già incontrato in Italia, e alti papaveri russi, propedeutica all'incontro del Metropol. Ma il legale cosentino, ieri, con le agenzie di stampa, ha puntualizzato: «Durante il nostro incontro a Mosca - dove si è trattato di una normale operazione professionale - non era presente Matteo Salvini ed escluderei che lui sapesse qualcosa di questo incontro». Poi ha aggiunto: «Non posso dire di non aver mai incontrato Matteo Salvini, ma non è stato per questioni professionali. Posso dire di averlo incontrato in occasioni pubbliche».
Sa qualcosa di quei giorni anche il vicepresidente di Confindustria Russia, Fabrizio Candoni, imprenditore con radici di sinistra che, però, è entrato in confidenza con Matteo Salvini (i due si frequentano a Pinzolo, dove hanno casa). Quattro o cinque anni fa venne incaricato di individuare personalità politiche di livello disponibili a riconoscere la Crimea. «Salvini era un europarlamentare e in modo altruistico ha preso un aereo e lo abbiamo portato a Mosca da Putin e poi ha fatto la sua scalata politica», ricorda. Nel 2018 Candoni avrebbe messo in guardia il vicepremier, come ha svelato con questo post su Facebook: «Mosca. Mercoledì 17 ottobre 2018. Confindustria Russia. Matteo lo sai vero che se domani vai al Metropol con Savoini ti prendo a calci nel culo fino a Vladivostok…!!! Sì certo. Mica sono così scemo. Domani prendo il primo volo e vado a chiudere la campagna elettorale a Trento». Candoni spiega così quel messaggio: «Se ci sono questioni di business un politico non ce lo faccio andare. E poi al Metropol non ci porti neanche l'amante perché è pieno di microspie, a meno che tu non ci voglia andare per fare una recita. Io sapevo che il 18 Salvini doveva fare altri incontri a Mosca, ma sapevo anche che c'era un importante elezione a Trento e gli ho suggerito di tornare in Italia. Salvini ha grande naso politico, ma ha una totale disintermediazione, incontra tutti e si fa portare come una madonna incoronata ovunque. Mal sopporto, anche epidermicamente, tutto il giro leghista che si muove in modo scomposto intorno a lui. Le due regole che ti insegnano a Mosca sono di non andare alle cene in cui non sai chi ci sia e di non occuparti di intermediazioni di gas e petrolio. Regole che questo giro di apprendisti stregoni leghisti non ha rispettato. Non faccio parte del team di Salvini, ma penso che non abbia una struttura adeguata per tutelarlo. Savoini fa più danni che altro, non so se millanti, ma ha questo atteggiamento da spia russa, anche se per me i delinquenti veri sono altri».
Giacomo Amadori
Il Pd ne approfitta: «Dimissioni immediate»
Il Pd va all'attacco di Matteo Salvini: l'affaire Savoini viene utilizzato per tentare di mettere in difficoltà il ministro dell'Interno. Ieri è stato proprio Salvini a ironizzare: «Mamma mia che vento! Speriamo», ha scritto Salvini, pubblicando su Facebook una foto in spiaggia, «che non arrivi dalla Russia, altrimenti partono altre cinque inchieste sulla Lega».
La raffica di attacchi viene soprattutto dal Pd. «Salvini nervoso, sprezzante, sempre sopra le righe. Si vede», scrive su Twitter Paolo Gentiloni, «che non può dire la cosa più semplice: il mio fedelissimo Savoini è un truffatore». «Questi», scrive Matteo Renzi su Facebook, pubblicando una foto che ritrae insieme Matteo Salvini e l'ex vicecancelliere austriaco Heinz Christian Strache, «sono i leader sovranisti di Italia e Austria. I loro collaboratori sono stati registrati mentre chiedono soldi russi: sovranisti coi rubli. Uno dei due si è dimesso. L'altro è Matteo Salvini. Se i leghisti che erano al tavolo hanno preso soldi per la campagna elettorale è corruzione e finanziamento illecito. Ma se li hanno anche solo semplicemente chiesti è alto tradimento. Prima gli italiani coi soldi dei russi?».
Chiede le dimissioni di Salvini il tesoriere del Pd Luigi Zanda: «È improprio», ha detto a Repubblica, «che Salvini continui a fare il ministro dell'Interno. Se in Gran Bretagna, in Francia, in Germania o in Spagna un ministro dell'Interno si trovasse coinvolto in una vicenda così nera e così equivoca, mi chiedo se rimarrebbe al suo posto un minuto di più. Stupisce che Salvini non comprenda che spiegare in Parlamento, dimostrare che la registrazione è un atto ribaldo di Savoini e che né lui né la Lega c'entrano nulla, è nel suo interesse personale e politico. Salvini dovrebbe portare in giudizio Savoini, querelarlo e chiedergli i danni economici. Non dovrebbe tollerare che Savoini vada dicendo che non ci sono prove, che non ci sia stato un passaggio di soldi. Quando si fanno operazioni di questa natura, è chiaro che si fa il possibile per non lasciare in giro tracce».
Il Pd ha anche presentato interrogazioni, al Senato e alla Camera, per chiedere a Salvini di chiarire il ruolo del suo consulente a Palazzo Chigi, Claudio D'Amico, nell'associazione Lombardia-Russia. «Il Claudio D'Amico che risulta responsabile dello sviluppo progetti dell'associazione Lombardia-Russia diretta da Savoini», chiede il senatore dem Dario Parrini, «è lo stesso Claudio D'Amico che lavora negli uffici di diretta collaborazione del vicepremier della Lega?». Sulla stessa linea anche le uscite di Alessia Morani e Matteo Orfini.
Il leghista Giulio Centemero sul Messaggero ha risposto respingendo tutte le accuse («Altro che rubli. Le nostre casse, come si sa, piangono») e ha mandato un messaggio sibillino, che si sono detti favorevoli a una commissione d'inchiesta sui finanziamenti ai partiti, purché coinvolga tutti gli schieramenti: «Hanno poco da parlare, se si sveglia un magistrato...».
Carlo Tarallo
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Gianluca Meranda cercava di agganciare la società petrolifera russa Rosneft (che non gli ha mai risposto) insieme con l'ex portavoce di Matteo Salvini.Attacchi da Matteo Renzi e Luigi Zanda. Il leghista Giulio Centemero: «Altro che rubli, le casse piangono».Lo speciale contiene due articoli Il puzzle si sta componendo e, uno a uno, stanno uscendo i nomi dei sei partecipanti alla colazione dell'hotel Metropol di Mosca, tre russi e tre italiani, che hanno discusso di petrolio e ipotetici finanziamenti alla Lega. Il primo nome emerso è stato quello di Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini. Il secondo protagonista si è rivelato da solo. Ed è l'uomo che con le sue parole ha fatto ipotizzare il reato di corruzione internazionale. Infatti, quando i sei parlano di come far avere un finanziamento alla Lega, entra nei dettagli e calcola anche la commissione per i russi: «Se ora dici che lo sconto è del 10%, direi che il 6% è vostro» esclama. «Oltre il 4%, noi non ne abbiamo bisogno». In una lettera a Repubblica ha svelato di essere non «il banchiere Luca», ma un avvocato internazionalista, «che esercita la professione da più di 20 anni tra Roma e Bruxelles anche nel ramo del diritto d'affari». Quindi ha precisato di aver partecipato alla riunione del 18 ottobre all'hotel Metropol a Mosca «in qualità di general counsel di una banca d'affari anglotedesca debitamente autorizzata al commodity trading e interessata all'acquisto di prodotti petroliferi di origine russa». Ha pure confermato «di aver conosciuto il Gianluca Savoini e di averne apprezzato l'assoluto disinteresse personale nei pochi incontri avuti in relazione alle trattative». Però nella missiva non rivela i nomi dei restanti interlocutori, salvo specificare che si tratterebbe di «esperti sia in compravendite internazionali» e di petrolio. Ma l'affare «non si perfezionò». L'avvocato è il cosentino Gianluca Meranda, classe 1970, iscritto all'albo dal 2001. Alla Camera di commercio risulta socio al 50% di Giovanni Orsolini, imprenditore edile di Monterotondo (Roma), in due ditte: la Costruzioni Edil Piave srl e la Orsolini costruzioni, dichiarata fallita nel 2013. Ma dal 2018 è diventato general counsel della Euro-IB, una banca d'investimenti con uffici a Londra, Francoforte e una rappresentanza a Roma. Fondatore e amministratore delegato dell'istituto è Alexander von Ungern-Sternberg, rampollo di una nobile famiglia tedesca, con ottime entrature nelle principali banche internazionali. La Euro-IB in Gran Bretagna ha acquisito circa un anno e mezzo fa le licenze per operare nel settore delle materie prime, tra cui il petrolio. «Ma finora non abbiamo acquistato e rivenduto neanche un litro di oro nero. È un mercato complesso», sospira Glauco Verdoia, cinquantanovenne piemontese, a capo dell'ufficio di Roma. Verdoia, però, ci tiene a precisare: «Sapevamo che Meranda era andato a Mosca a trattare delle partite di petrolio, ma ha organizzato direttamente gli incontri, senza coinvolgere la banca, che non conosceva i suoi interlocutori, e ha riferito i contenuti degli accordi in termini generali solo dopo il ritorno in Italia». Meranda sarebbe molto geloso dei suoi contatti, ma non ha mai fatto mistero di conoscere Savoini e di essere un simpatizzante di Salvini (su Facebook è collegato a un sito aperto nel 2018 e intitolato «Salvini premier»). Assicura, però, di non votare da dieci anni. Chi lo frequenta dice anche che avrebbe mal digerito, lui uomo di destra, l'alleanza della Lega con M5s. Nega di essersi «mai occupato di finanziamenti ai partiti» o di aver avuto incarichi politici. L'unica tessera a cui tiene è quella di libero muratore. Dovrebbe far parte della Serenissima gran loggia d'Italia guidata dal gran maestro Massimo Criscuoli Tortora e nel maggio 2015 un giornale per grembiulini pubblicò una notizia che lo riguardava: «Per la prima volta nella storia della massoneria italiana è stata costituita una fondazione massonica. Oggi, infatti, alcuni lungimiranti massoni, con il supporto del Supremo Consiglio Unito d'Italia e della Serenissima Gran Loggia d'Italia, hanno rogitato (…) ed hanno costituito la Fondazione massonica». Tra i fondatori anche Meranda che venne nominato vicepresidente. Ma torniamo al Metropol. Chi erano i russi presenti all'incontro? Qualcuno dice che tra i partecipanti ci fosse Konstantin Malofeev, l'oligarca incaricato dal Cremlino di tenere i rapporti e appoggiare i sovranisti occidentali. Non è un mistero che sia in contatto con Savoini. Dopo l'incontro del 18 ottobre, Meranda è tornato a Roma e il 20 ha informato i suoi assistiti della Euro-IB della possibilità di acquistare a buon prezzo 3 milioni di tonnellate di petrolio, il quantitativo citato nella registrazione del Metropol. E la compagnia che avrebbe dovuto fornirlo è la Rosneft, la principale compagnia petrolifera pubblica russa, più volte citata nell'audio. Si parla anche di una «banca d'investimento» che dovrà firmare l'accordo e ottenere «il margine aggiuntivo», quello destinato alla Lega. Meranda si fa prendere dall'entusiasmo: «Con la prima consegna, Gianluca (Savoini, ndr), prendiamo la banca. Voglio essere nella sala di comando. […] La banca sarà necessaria per altre enne operazioni». Dopo il ritorno di Italia di Meranda, la Euro-IB, il 29 ottobre, consegna al suo consigliere legale una lettera di intenti non vincolante con una richiesta di quotazione da inviare alla Rosneft, per avere una proposta di prezzo. Ma da quel momento dalla Russia, a quanto risulta, non sono più arrivate risposte. «Meranda diceva che c'erano problematiche, che bisognava rimandare a dopo Natale, che non si riuscivano a raggiungere gli accordi», ricorda Verdoia. «Chiesi: “Quali accordi?" e rispose che c'erano delle cose da vedere, dei bilanciamenti da fare, ma da lì non ho più nemmeno chiesto, avendo perso interesse nell'operazione». Tra il 12 e il 14 dicembre Meranda è tornato a Mosca e dalla Russia ha scritto a Verdoia questo Whatsapp: «Non ci sono sviluppi». A quanto risulta alla Verità l'avvocato a inizio 2019 tentò di cambiare cavallo e si rivolse a un noto lobbista romano con solidi rapporti a Mosca. Ma anche in questo caso non si concretizzò nulla.Meranda ha anche raccontato in banca di aver partecipato a un'importante serata con Savoini, che aveva già incontrato in Italia, e alti papaveri russi, propedeutica all'incontro del Metropol. Ma il legale cosentino, ieri, con le agenzie di stampa, ha puntualizzato: «Durante il nostro incontro a Mosca - dove si è trattato di una normale operazione professionale - non era presente Matteo Salvini ed escluderei che lui sapesse qualcosa di questo incontro». Poi ha aggiunto: «Non posso dire di non aver mai incontrato Matteo Salvini, ma non è stato per questioni professionali. Posso dire di averlo incontrato in occasioni pubbliche». Sa qualcosa di quei giorni anche il vicepresidente di Confindustria Russia, Fabrizio Candoni, imprenditore con radici di sinistra che, però, è entrato in confidenza con Matteo Salvini (i due si frequentano a Pinzolo, dove hanno casa). Quattro o cinque anni fa venne incaricato di individuare personalità politiche di livello disponibili a riconoscere la Crimea. «Salvini era un europarlamentare e in modo altruistico ha preso un aereo e lo abbiamo portato a Mosca da Putin e poi ha fatto la sua scalata politica», ricorda. Nel 2018 Candoni avrebbe messo in guardia il vicepremier, come ha svelato con questo post su Facebook: «Mosca. Mercoledì 17 ottobre 2018. Confindustria Russia. Matteo lo sai vero che se domani vai al Metropol con Savoini ti prendo a calci nel culo fino a Vladivostok…!!! Sì certo. Mica sono così scemo. Domani prendo il primo volo e vado a chiudere la campagna elettorale a Trento». Candoni spiega così quel messaggio: «Se ci sono questioni di business un politico non ce lo faccio andare. E poi al Metropol non ci porti neanche l'amante perché è pieno di microspie, a meno che tu non ci voglia andare per fare una recita. Io sapevo che il 18 Salvini doveva fare altri incontri a Mosca, ma sapevo anche che c'era un importante elezione a Trento e gli ho suggerito di tornare in Italia. Salvini ha grande naso politico, ma ha una totale disintermediazione, incontra tutti e si fa portare come una madonna incoronata ovunque. Mal sopporto, anche epidermicamente, tutto il giro leghista che si muove in modo scomposto intorno a lui. Le due regole che ti insegnano a Mosca sono di non andare alle cene in cui non sai chi ci sia e di non occuparti di intermediazioni di gas e petrolio. Regole che questo giro di apprendisti stregoni leghisti non ha rispettato. Non faccio parte del team di Salvini, ma penso che non abbia una struttura adeguata per tutelarlo. Savoini fa più danni che altro, non so se millanti, ma ha questo atteggiamento da spia russa, anche se per me i delinquenti veri sono altri».Giacomo Amadori<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lavvocato-massone-guidava-la-trattativa-allhotel-metropol-2639185435.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-pd-ne-approfitta-dimissioni-immediate" data-post-id="2639185435" data-published-at="1765164514" data-use-pagination="False"> Il Pd ne approfitta: «Dimissioni immediate» Il Pd va all'attacco di Matteo Salvini: l'affaire Savoini viene utilizzato per tentare di mettere in difficoltà il ministro dell'Interno. Ieri è stato proprio Salvini a ironizzare: «Mamma mia che vento! Speriamo», ha scritto Salvini, pubblicando su Facebook una foto in spiaggia, «che non arrivi dalla Russia, altrimenti partono altre cinque inchieste sulla Lega». La raffica di attacchi viene soprattutto dal Pd. «Salvini nervoso, sprezzante, sempre sopra le righe. Si vede», scrive su Twitter Paolo Gentiloni, «che non può dire la cosa più semplice: il mio fedelissimo Savoini è un truffatore». «Questi», scrive Matteo Renzi su Facebook, pubblicando una foto che ritrae insieme Matteo Salvini e l'ex vicecancelliere austriaco Heinz Christian Strache, «sono i leader sovranisti di Italia e Austria. I loro collaboratori sono stati registrati mentre chiedono soldi russi: sovranisti coi rubli. Uno dei due si è dimesso. L'altro è Matteo Salvini. Se i leghisti che erano al tavolo hanno preso soldi per la campagna elettorale è corruzione e finanziamento illecito. Ma se li hanno anche solo semplicemente chiesti è alto tradimento. Prima gli italiani coi soldi dei russi?». Chiede le dimissioni di Salvini il tesoriere del Pd Luigi Zanda: «È improprio», ha detto a Repubblica, «che Salvini continui a fare il ministro dell'Interno. Se in Gran Bretagna, in Francia, in Germania o in Spagna un ministro dell'Interno si trovasse coinvolto in una vicenda così nera e così equivoca, mi chiedo se rimarrebbe al suo posto un minuto di più. Stupisce che Salvini non comprenda che spiegare in Parlamento, dimostrare che la registrazione è un atto ribaldo di Savoini e che né lui né la Lega c'entrano nulla, è nel suo interesse personale e politico. Salvini dovrebbe portare in giudizio Savoini, querelarlo e chiedergli i danni economici. Non dovrebbe tollerare che Savoini vada dicendo che non ci sono prove, che non ci sia stato un passaggio di soldi. Quando si fanno operazioni di questa natura, è chiaro che si fa il possibile per non lasciare in giro tracce». Il Pd ha anche presentato interrogazioni, al Senato e alla Camera, per chiedere a Salvini di chiarire il ruolo del suo consulente a Palazzo Chigi, Claudio D'Amico, nell'associazione Lombardia-Russia. «Il Claudio D'Amico che risulta responsabile dello sviluppo progetti dell'associazione Lombardia-Russia diretta da Savoini», chiede il senatore dem Dario Parrini, «è lo stesso Claudio D'Amico che lavora negli uffici di diretta collaborazione del vicepremier della Lega?». Sulla stessa linea anche le uscite di Alessia Morani e Matteo Orfini. Il leghista Giulio Centemero sul Messaggero ha risposto respingendo tutte le accuse («Altro che rubli. Le nostre casse, come si sa, piangono») e ha mandato un messaggio sibillino, che si sono detti favorevoli a una commissione d'inchiesta sui finanziamenti ai partiti, purché coinvolga tutti gli schieramenti: «Hanno poco da parlare, se si sveglia un magistrato...». Carlo Tarallo
Monterosa ski
Dopo un’estate da record, con presenze in crescita del 2% e incassi saliti del 3%, il sipario si alza ora su Monterosa Ski. In scena uno dei comprensori più autentici dell’arco alpino, da vivere fino al 19 aprile (neve permettendo) con e senza gli sci ai piedi, tra discese impeccabili, panorami che tolgono il fiato e quella calda accoglienza che da sempre distingue questo spicchio di territorio che si muove tra Valle d’Aosta e Piemonte, abbracciando le valli di Ayas e Gressoney e la Valsesia.
Protagoniste assolute dell’inverno al via, le novità.
A Gressoney-Saint-Jean il baby snow park Sonne è fresco di rinnovo e pronto ad accogliere i piccoli sciatori con aree gioco più ampie, un nuovo tapis roulant per prolungare il divertimento delle discese su sci, slittini e gommoni, e una serie di percorsi con gonfiabili a tema Walser per celebrare le tradizioni della valle. Poco più in alto, a Gressoney-La-Trinité, vede la luce la nuova pista di slittino Murmeltier, progetto ambizioso che ruota attorno a 550 metri di discesa serviti dalla seggiovia Moos, illuminazione notturna, innevamento garantito e la possibilità di scivolare anche sotto le stelle, ogni mercoledì e sabato sera.
Da questa stagione, poi, entra pienamente in funzione la tecnologia bluetooth low energy, che consente di usare lo skipass digitale dallo smartphone, senza passare dalla biglietteria. Basta tenerlo in tasca per accedere agli impianti, riducendo così plastica e attese e promuovendo una montagna più smart e sostenibile, dove la tecnologia è al servizio dell’esperienza.
Sul fronte di costi e promozioni, fioccano agevolazioni e formule pensate per andare incontro a tutte le tasche e per far fronte alle imprevedibili condizioni meteorologiche. A partire da sci gratuito per bambini sotto gli otto anni, a sconti del 30 e del 20 per cento rispettivamente per i ragazzi tra gli 8 e i 16 anni e i giovani tra i 16 e i 24 anni , per arrivare a voucher multiuso per i rimborsi skipass in caso di chiusura degli impianti . «Siamo più che soddisfatti di poter ribadire la solidità di una destinazione che sta affrontando le sfide di questi anni con lungimiranza. Su tutte, l’imprevedibilità delle condizioni meteo che ci condiziona in modo determinante e ci spinge a migliorare le performance delle infrastrutture e delle modalità di rimborso, come nel caso dei voucher», dice Giorgio Munari, amministratore delegato di Monterosa Spa.
Introdotti con successo l’inverno scorso, i voucher permettono ai titolari di skipass giornalieri o plurigiornalieri, in caso di chiusure parziali o totali del comprensorio, di avere crediti spendibili in acquisti non solo di nuovi skipass e biglietti per impianti, ma anche in attività e shopping presso partner d’eccellenza, che vanno dal Forte di Bard alle Terme di Champoluc, fino all’avveniristica Skyway Monte Bianco, passando per ristoranti di charme e botteghe artigiane.
Altra grande novità della stagione, questa volta dal respiro internazionale, l’ingresso di Monterosa Ski nel circuito Ikon pass, piattaforma americana che raccoglie oltre 60 destinazioni sciistiche nel mondo.
«Non si tratta solo di un’inclusione simbolica», commenta Munari, «ma di entrare concretamente nei radar di sciatori di Stati Uniti, Canada, Giappone o Australia che, già abituati a muoversi tra mete sciistiche di fama mondiale, avranno ora la possibilità di scoprire anche il nostro comprensorio». Comprensorio che ha tanto da offrire.
Sotto lo sguardo dei maestosi 4.000 del Rosa, sfilano discese sfidanti anche per i più esperti sul carosello principale Monterosa Ski 3 Valli - 29 impianti per 52 piste fino a 2.971 metri di quota - e percorsi più soft, adatti a principianti e bambini, nella ski area satellite di Antagnod, Brusson, Gressoney-Saint-Jean, Champorcher e Alpe di Mera; fuoripista da urlo nel regno imbiancato di Monterosa freeride paradise e tracciati di sci alpinismo d’eccezione - Monterosa Ski è il primo comprensorio di sci alpinismo in Italia. Il tutto accompagnato da panorami e paesaggi strepitosi e da un’accoglienza made in Italy che conquista a colpi di stile e atmosfere genuine. Info: www.monterosaski.eu.
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Dal foyer della Prima domina il nero scelto da vip e istituzioni. Tra abiti couture, la presenza di Pierfrancesco Favino, Mahmood, Achille Lauro e Barbara Berlusconi - appena nominata nel cda - spiccano le assenze ufficiali. Record d’incassi per Šostakovič.
Non c’è dubbio che un’opera dirompente e sensuale, che vede tradimenti e assassinii, censurata per la sua audacia e celebrata per la sua altissima qualità musicale come Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Dmítrij Šostakóvič, abbia influenzato la scelta di stile delle signore presenti.
«Quando preparo gli abiti delle mie clienti per la Prima della Scala, tengo sempre conto del tema dell’opera», spiega Lella Curiel, sessanta prime al suo attivo e stilista per antonomasia della serata più importante del Piermarini. Così ogni volta la Prima diventa un grande esperimento sociale, di eleganza ma anche di mise inopportune. Da sempre, la platea ingioiellata e in smoking, si divide tra chi è qui per la musica e chi per mostrarsi mentre finge di essere qui intendendosene. Sul piazzale, lo show comincia ben prima del do di petto. Le signore scendono dalle auto con la stessa espressione di chi affronta un red carpet improvvisato: un occhio al gradino e uno ai fotografi. Sono tiratissime, ma anche i loro accompagnatori non sono da meno, alcuni dei quali con abiti talmente aderenti che sembrano più un atto di fede che un capo sartoriale.
È il festival del «chi c’è», «chi manca» ma tutti partecipano con disinvoltura allo spettacolo parallelo: quello dei saluti affettuosi, che durano esattamente il tempo di contare quanti carati ha l’altro. Mancano sì il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, il presidente del Senato e il presidente della Camera ma gli aficionados della Prima, e anche tanti altri, ci sono tutti visto che è stato raggiunto il record di biglietti venduti, quasi 3 milioni di euro d’incasso.
Sul palco d'onore, con il sindaco Beppe Sala e Chiara Bazoli (in nero Armani rischiarato da un corpetto in paillettes), il ministro della Cultura Alessandro Giuli, l’applaudita senatrice a vita Liliana Segre, il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana accompagnato dalla figlia Cristina (elegantissima in nero di Dior), il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, i vicepresidenti di Camera e Senato Anna Ascani e Gian Marco Centinaio e il prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. Nero imperante, quindi, nero di pizzo, di velluto, di chiffon ma sempre nero. Con un tocco di rosso come per l’abito di Maria Grazia compagna di Giuseppe Marotta («è un vestito di sartoria, non è firmato da nessun stilista»), con dettagli verdi scelti da Diana Bracco («sono molto rigorosa»). Tutto nero l’abito/cappotto di Andrée Ruth Shammah («metto sempre questo per la Prima con i gioielli colorati di mia mamma»). E così quello di Fabiana Giacomotti molto scollato sulla schiena («è di Balenciaga, l’ultima collezione di Demna»).
Ma esce dal coro Barbara Berlusconi, la più fotografata, in un prezioso abito di Armani dalle varie sfumature, dall’argento al rosso al blu («ho scelto questo abito che avevo già indossato per celebrarlo»), accompagnata da Lorenzo Guerrieri. Fresca di nomina nel cda della Scala (voluta da Fontana), si è soffermata con i giornalisti. «La scelta di Šostakovič - afferma - conferma che la Scala non è solo un luogo di memoria: è anche un teatro che ha il coraggio di proporre opere che fanno pensare, che interrogano il pubblico, lo sfidano, e che raccontano la complessità del nostro tempo. La Lady è un titolo "ruvido", forte, volutamente impegnativo, che non cerca il consenso facile. È un'opera intensa, profonda, scomoda, ma anche attualissima per i temi che propone». E aggiunge: «Mio padre amava l'opera e ho avuto il piacere di accompagnarlo parecchi anni fa a una Prima. Questo ruolo nel cda l'ho preso con grande impegno per aiutare la Scala a proseguire nel suo straordinario lavoro». Altra componente del cda, Melania Rizzoli, in nero vintage dell’amica Chiara Boni, arrivata con il figlio Alberto Rizzoli. In nero Ivana Jelinic, ad di Enit, agenzia nazionale del Turismo. In blu firmato Antonio Riva, Giulia Crespi moglie di Angelo, direttore della Pinacoteca di Brera. In beige Ilaria Borletti Buitoni con un completo confezionato dalla sarta su un suo disegno. Letteralmente accerchiati da giornalisti, fotografi e telecamere Pierfrancesco Favino con la moglie Anna Ferzetti, Mahmood in Versace («mi sento regale») e Achille Lauro che dice quanto sia importante che l’opera arrivi ai giovani. Debutto lirico per Giorgio Pasotti mentre è una conferma per Giovanna Salza in Armani e ospite abituale è l’artista Francesco Vezzoli.
Poi, in 500, alla cena di gala firmata dallo chef 2 stelle Michelin nella storica Società del Giardino Davide Oldani. E così la Prima resta quel miracolo annuale in cui tutti, almeno per una sera, riescono a essere la versione più scintillante (e leggermente autoironica) di sé stessi.
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Guido Guidesi (Imagoeconomica)
Le Zis si propongono come aree geografiche o distretti tematici in cui imprese, startup e centri di ricerca possano operare in sinergia per stimolare l’innovazione, generare nuova occupazione qualificata, attrarre capitali, formare competenze avanzate e trattenere talenti. Nelle intenzioni della Regione, le nuove zone dovranno funzionare come poli stabili, riconosciuti e specializzati, ciascuno legato alle vocazioni produttive del proprio territorio. I progetti potranno riguardare settori differenti: manifattura avanzata, digitalizzazione, life science, agritech, energia, materiali innovativi, cultura tecnologica e altre filiere considerate strategiche.
La procedura di attivazione delle Zis è così articolata. La Fase 1, tramite manifestazione di interesse, permette ai soggetti coinvolti di presentare un Masterplan, documento preliminare in cui vengono indicati settore di specializzazione, composizione del partenariato, governance, spazi disponibili o da realizzare, laboratori, servizi tecnologici e prospetto di sostenibilità. La proposta dovrà inoltre includere la lettera di endorsement della Provincia competente. Ogni Provincia potrà ospitare fino a due Zis, senza limiti invece per le candidature interprovinciali. La dotazione economica disponibile per questa fase è pari a 1 milione di euro: il contributo regionale finanzia fino al 50% delle spese di consulenza per la stesura dei documenti necessari alla Fase 2, fino a un massimo di 100.000 euro per progetto.
La Fase 2 è riservata ai progetti ammessi dopo la valutazione iniziale. Con l’accompagnamento della Regione, i proponenti elaboreranno il Piano strategico definitivo, che dovrà disegnare una visione a lungo termine con orizzonte al 2050. Il programma di sviluppo indicherà le azioni operative: attrazione di nuove imprese e startup innovative, apertura o potenziamento di laboratori, creazione di infrastrutture digitali, percorsi formativi ad alta specializzazione, incubatori e servizi condivisi. Sarà inoltre definito un modello economico sostenibile e un sistema di monitoraggio basato su indicatori misurabili per valutare impatti occupazionali, tecnologici e competitivi.
I soggetti autorizzati alla presentazione delle candidature sono raggruppamenti pubblico-privati con imprese o startup come capofila. Possono partecipare enti pubblici, Comuni, Province, camere di commercio, università, centri di ricerca, enti formativi, fondazioni, associazioni e organizzazioni del terzo settore. Regione Lombardia avrà il ruolo di coordinatore e facilitatore. All’interno della direzione generale sviluppo economico sarà istituita una struttura dedicata al supporto dei territori: un presidio tecnico incaricato di orientare, assistere e valorizzare le progettualità, monitorando l’attuazione e la coerenza con gli obiettivi strategici.
Nel corso della presentazione istituzionale, l’assessore allo Sviluppo economico, Guido Guidesi, ha dichiarato: «Cambiamo per innovare. Le Zis saranno il connettore dei valori aggiunti di cui già disponiamo e che metteremo a sistema, ecosistemi settoriali che innovano in squadra tra aziende, ricerca, formazione, istituzioni e credito. Guardiamo al futuro difendendo il nostro sistema produttivo con l’obiettivo di consegnare opportunità ai giovani». Da Confindustria Lombardia è arrivata una valutazione positiva. Il presidente Giuseppe Pasini ha affermato: «Attraverso le Zis si intensifica il lavoro a favore delle imprese e dei territori. Apprezziamo la capacità di visione e la volontà di puntare sui giovani».
Ogni territorio svilupperà la propria specializzazione, puntando su filiere già forti o sulla creazione di nuovi segmenti tecnologici. Il percorso non prevede limiti settoriali ma richiede sostenibilità economica e capacità di generare ricadute occupazionali misurabili.
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