2024-02-20
«Lavoro meno sicuro perché la Ue aumenta i migranti e i precari»
Lo studioso Savino Balzano: «Sinistra e sindacati ipocriti. A indebolire il potere contrattuale della manodopera sono state le politiche europee».davvero insopportabile». Savino Balzano, sindacalista e studioso del mondo del lavoro (il 27 febbraio uscirà da Fazi il suo nuovo saggio, Il salario minimo non vi salverà, già prenotabile), entra diretto nella questione. A suo dire, sulla strage di Firenze si consumano troppe polemiche politiche, che fanno perdere di vista i problemi davvero centrali.«Contiamo migliaia di morti sul lavoro ormai da anni, abbiamo una media di circa tre morti al giorno sul lavoro», ci dice Balzano. «Ogni tre giorni una donna viene uccisa per femminicidio? Giustissimo discuterne, è una statistica agghiacciante di cui bisogna parlare e su cui bisogna ragionare, però perché non ci occupiamo con la stessa enfasi del fatto che ogni giorno tre persone - tra cui ovviamente anche donne - vanno al lavoro e vi muoiono? Di questa statistica non si parla mai». E perché se ne parla adesso?«Perché c’è stata questa tragedia, su cui ovviamente politica e sindacati non possono tacere, e dunque la questione viene al centro del dibattito. Ma se ne fa una brutta speculazione politica, ad esempio provando ad attaccare il governo sulla questione del codice degli appalti». E non è un problema, quel codice?«Sì è un problema, ma ripeto: abbiamo mille morti annui sul lavoro da anni, non comincia oggi questa carneficina. Quindi dobbiamo ragionare su quali siano le cause strutturali che portano a questo dramma, altrimenti non si risolverà. E sono cause strutturali di cui alcuni sindacati e una certa classe politica sono gravemente responsabili, e questo è il motivo per cui non ne parlano di solito». Restiamo un attimo sul codice degli appalti. Che problemi pone?«Il codice degli appalti è un problema perché liberalizzando il cosiddetto appalto a cascata si crea una situazione molto pericolosa. Attenzione però: le modifiche operate dal governo e dal ministro Salvini riguardano principalmente le opere pubbliche, quindi il fatto che il codice venga in qualche modo tirato in ballo per la strage di Firenze è strumentale ed è un modo per attaccare il governo. Poi certo il tema resta, perché creando la cosiddetta gara al massimo ribasso è inevitabile che i tagli possano condurre a un allentamento, a una riduzione dei presidi a protezione delle lavoratrici e dei lavoratori. Ma c’è un particolare di cui tenere conto».Quale?«La modifica del codice degli appalti è stata imposta dall’Europa, perché l’Europa pone al primo posto la necessità di massimizzare il funzionamento del mercato. Questa è la priorità assoluta di Bruxelles, e l’Italia rischiava una procedura di infrazione perché non si era ancora adeguata. Saremmo stati sanzionati qualora non avessimo ottemperato alle indicazioni in materia di appalto».Un altro problema rilevante è la mancanza di controlli.«Certo. Ma perché mancano i controlli, perché non ci sono gli ispettori? Perché non ci sono soldi per assumerli e per pagarli. E perché non ci sono soldi? Perché siamo sottoposti a vincoli di spesa impostici da Bruxelles e dalle istituzioni comunitarie, per questo dobbiamo costringere la pubblica amministrazione a stringere sempre più la cinghia, e quindi dobbiamo rinunciare anche a un maggior numero di ispettori che potrebbero andare su luoghi di lavoro a verificare che le norme siano correttamente rispettate. In ogni caso questa è la punta dell’iceberg, su cui comunque bisogna intervenire e ragionare. Ma il problema di fondo che abbiamo nel mondo del lavoro, che tocca la sicurezza ma anche tutti gli altri aspetti, riguarda la capacità che hanno le lavoratrici e i lavoratori di pretendere l’applicazione e il rispetto delle norme. Su questo bisogna ragionare». Proviamo allora a ragionarci.«Mi spiego. In che condizioni noi lavoratrici e lavoratori siamo in grado di pretendere il rispetto delle norme? Quando abbiamo un potere contrattuale sui luoghi di lavoro forte. Ovvero se non c’è troppa disoccupazione. Altrimenti nel momento in cui alziamo la testa il capo il datore di lavoro ci soppianta, soprattutto se parliamo di lavori a bassa professionalizzazione, che sono quelli che spesso vengono interessati dal fenomeno delle morti bianche. I lavoratori sono forti anche se non c’è troppa precarietà».Perché?«Perché se io ho un contratto precario, questo è facilmente interrompibile da parte del datore di lavoro e quindi io divento facilmente sostituibile. È chiaro che anche in questo caso non sarò nella condizione di pretendere il rispetto delle norme. Domandiamoci: chi ha precarizzato, chi ha flessibilizzato il mondo del lavoro, chi ha abbracciato in maniera fanatica le logiche dell’austerità e del libero mercato imposte dall’Unione europea?».Domande retoriche direi.. Vorrei però affrontare un altro tema. Ha suscitato varie polemiche il fatto che ieri La Verità abbia inserito la migrazione di massa nel dibattito sulle morti da lavoro. Non crede che la presenza di manodopera a basso costo e facilmente sfruttabile abbia un peso?«Mi stupisco delle polemiche perché mi sembra ovvio. Sono soprattutto gli stranieri a essere coinvolti dal fenomeno del caporalato nelle campagne, tanto per fare un esempio. Ci sono anche italiani, certo: c’è stato un caso molto famoso nella provincia di Foggia qualche anno fa in cui una donna è letteralmente morta di fatica, come accadde al padre di Giuseppe di Vittorio. Però sono principalmente gli stranieri a venire interessati da questo fenomeno drammatico. E questo perché? Perché sono ancora meno degli italiani nella condizione di pretendere il rispetto delle norme. Il discorso è sempre lo stesso. Noi possiamo anche introdurre le norme più straordinarie in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e a dire il vero abbiamo già un buon codice. Ma se i lavoratori non hanno potere negoziale, sono precari o irregolari, le norme servono a poco».
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.