
Circa 400 extracomunitari a bordo di tre diverse imbarcazioni sono diretti verso le nostre coste. Uno degli scafi è armato dal celebre artista Banksy e al timone ha una emula di Carola Rackete. Dall'Ue, che l'estate scorsa si oppose ferocemente a Matteo Salvini, solo silenzio. Non si allenta la pressione migratoria sul nostro Paese. E, in questo quadro, le Ong svolgono un ruolo di primo piano. Nella giornata di ieri, la guardia costiera italiana è intervenuta per prestare assistenza alla nave - battente bandiera tedesca - Louise Michel: l'imbarcazione aveva soccorso un totale di 219 migranti e, di questi, 49 sono stati fatti salire su una motovedetta dei guardacoste e in serata sono giunti a Lampedusa. Nelle ore precedenti, la nave - evidentemente sovraccarica - aveva inviato una richiesta di aiuto, affermando di aver ormai raggiunto lo «stato di emergenza». Varie Ong sono intervenute sulla questione. «Poiché la Louise Michel non è in grado di manovrare mentre è alle prese con un altro disperato salvataggio, la Sea Watch 4 […] ha cambiato rotta per assisterla. Il motivo? Perché le autorità europee negano l'assistenza ancora una volta. La Ue si vergogni!», ha dichiarato la Sea Watch. La Mare Jonio, della Ong Mediterranea, ha invece scritto in un comunicato: «Abbiamo deciso di intervenire, anticipando di 48 ore l'inizio programmato della nostra Missione 09, perché ad ora né le autorità maltesi né quelle italiane stanno prestando la necessaria assistenza a oltre 150 persone in imminente pericolo di vita». Nel frattempo l'Unchr e l'Oim hanno chiesto lo sbarco dei migranti della Louise Michel, della Sea Watch 4 e della nave commerciale Maersk Etienne. In un comunicato hanno infatti affermato: «L'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati chiedono lo sbarco immediato di più di 400 migranti e rifugiati che, dopo essere stati soccorsi, sono a bordo di tre navi nel Mediterraneo centrale […] È fondamentale che gli altri Stati membri dell'Ue forniscano maggiore sostegno ai Paesi in prima linea nell'accogliere coloro che arrivano via mare nel Mediterraneo». Secondo quanto risulta alla Verità, Malta avrebbe coordinato la Sea Watch 4 per il recupero dei migranti a bordo della Louise Michel. Sempre Malta, secondo il Times of Malta, avrebbe incaricato la Maersk Etienne di recuperare i migranti: circostanza che è tuttavia stata smentita da La Valletta. La Louise Michel è finanziata da Banksy, artista inglese dall'identità ignota. Secondo quanto riportato dalla Bbc, l'imbarcazione sarebbe stata acquistata con i proventi di alcune sue opere. Si tratta di una ex nave della marina francese, che l'artista ha ridipinto in bianco e rosa, mentre il nome riprende quello dell'anarchica francese che prese parte alla Comune di Parigi del 1870. Il sito ufficiale sottolinea come la nave disponga di personale con «struttura orizzontale e dieta vegana», chiarendo inoltre l'obiettivo dell'iniziativa. «Rispondiamo alla chiamata Sos di tutti coloro che sono in difficoltà, non solo per salvare le loro anime, ma anche la nostra». Del resto, gli orientamenti politici di Banksy non sono una novità, vista la critica che, in varie opere, ha formulato nei confronti del partito conservatore britannico e di Donald Trump. Lo stesso artista ha spiegato ieri le ragioni che lo hanno portato a finanziare la Louise Michel: «Come molte persone che ce l'hanno fatta nel mondo dell'arte ho comprato uno yacht. È un'imbarcazione della marina francese che abbiamo convertito in nave da salvataggio, perché le autorità europee ignorano le richieste di aiuto dei non europei. All Black Lives Matter». Non solo. Banksy ha affidato il comando dell'imbarcazione a Pia Klemp: giovane attivista tedesca che, negli scorsi anni, ha avuto esperienze con le Ong Jugend Rettet e Sea-Watch. È stata, tra l'altro, comandante della nave Iuventa, che nell'agosto 2017 fu sequestrata dalla Procura di Trapani con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ciononostante, nel 2019, fu insignita, assieme a Carola Rackete, della medaglia Grand Vermeil dal Comune di Parigi: onorificenza che la diretta interessata tuttavia rifiutò, in polemica con lo Stato francese. La sua linea ideologica del resto è chiarissima. Basti pensare che al Guardian ha dichiarato: «Non vedo il salvataggio in mare come un'azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista». E, sempre sulla stessa testata, l'anno scorso, accusò specificamente l'Italia di «criminalizzare la solidarietà». Una discreta dose di fanatismo dunque, che - grazie ai finanziamenti di un artista milionario - contribuisce a esercitare una forte pressione sull'Italia: in totale noncuranza degli effetti sociali che una simile linea sta determinando. Lampedusa è ormai allo stremo. Bruxelles di fatto tace. La Germania, che aveva mostrato grande apprensione lo scorso marzo per la crisi migratoria al confine greco, non sembra granché interessata alla situazione in cui versa adesso il nostro Paese. Anche perché non è escluso che ci sia chi abbia interesse a mantenere l'Italia in tali condizioni. E pensare che, quando nacque il governo giallorosso, si disse che saremmo tornati a contare in Europa.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





