2020-06-10
L’Antitrust in frenata su Intesa-Ubi scatena il conflitto tra le istituzioni
Dopo il sì di Bankitalia e in attesa del parere Consob, l'Authority ritiene al momento «non autorizzabile» la concentrazione tra le banche. Ma non si tratta di un verdetto definitivo. Il problema sono gli sportelli Bper.L'Antitrust ritiene che la concentrazione tra Intesa e Ubi «non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata». La bomba è stata sganciata nel primo pomeriggio di ieri confermando le anticipazioni del Messaggero. Nessun comunicato stampa ufficiale del Garante, eppure il documento consegnato alle parti che partecipano all'istruttoria avviata l'11 maggio è arrivato alle agenzie di stampa. Costringendo lo stesso Garante, qualche ora dopo, a precisare in una nota che «non è stata assunta alcuna decisione» in merito alla compatibilità della concentrazione e che questa sarà assunta «solo all'esito del contraddittorio con le imprese interessate». Non si tratta, infatti, di un verdetto definitivo: le parti, intanto, avranno tempo fino al 15 giugno per presentare memorie e documentazioni e il 18 si terrà nuova audizione dei soggetti che ne faranno richiesta. Una volta acquisito il parere non vincolante dell'Ivass (per gli effetti sul mercato assicurativo), il collegio dovrà chiudere entro i 60 giorni lavorativi dall'avvio dell'istruttoria il procedimento. Probabilmente a metà luglio. E si stanno cercando soluzioni che superino gli ostacoli, spiegano fonti vicine all'operazione, procedendo su una strada condivisa.Nel frattempo, però, le informazioni diffuse ieri rischiano di mettere in conflitto le istituzioni. Venerdì scorso la Bce ha infatti acceso il semaforo verde (senza condizioni) sull'operazione annunciata da Carlo Messina il 17 febbraio che va nella direzione del consolidamento auspicato a più riprese da Francoforte, con la sinergia di Bper e Unipol e la consulenza di Mediobanca. A ruota Intesa ha ricevuto, lunedì, le autorizzazioni preventive di Bankitalia all'acquisizione indiretta di una partecipazione di controllo nelle società partecipate del gruppo Ubi (Pramerica sgr, Ubi leasing, Ubi factor e Prestitalia). All'appello manca però la Consob, dove il prospetto dell'Ops è stato depositato a marzo: la decisione arriverà entro i cinque giorni successivi dall'acquisizione di tutte le autorizzazioni da parte di Bankitalia, Bce e Ivass (per il mercato assicurativo). La Commissione potrebbe tecnicamente dare il via libera anche senza aspettare il parere del Garante e Intesa procedere con il varo dell'offerta con in tasca l'ok al prospetto informativo, per poi correggere il tiro in corso d'opera andando incontro a eventuali sanzioni. Ma è buona norma che Consob attenda il parere definitivo di tutte le autorità. Quali sono i rilievi dell'Antitrust? La decisione verrà condizionata dalle conclusioni diffuse ieri? E quali sono i rilievi dell'Antitrust? L'operazione non sarebbe idonea a «produrre la costituzione e/o il rafforzamento della posizione dominante» di Intesa «in numerosi mercati» senza che l'accordo per la cessione di un ramo d'azienda a Bper «possa essere preso in considerazione, quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali». In sostanza, dice l'Autorità, al momento non ci sono gli elementi per dare il via libera all'offerta a causa delle incertezze sulla cessione dei 400-500 sportelli prevista da Intesa all'istituto emiliano proprio per evitare una posizione dominante. Lo scorso primo giugno la banca di Messina ha chiesto tempo fino al 10 del mese per fornire la specificazione del ramo di azienda che sarà ceduto a Bper, istanza che tuttavia l'Antitrust ha rigettato il 3 giugno. Secondo il Garante della concorrenza, però, l'offerta pubblica di sottoscrizione è comunque «connotata da profili pro competitivi, in quanto, distanziando il posizionamento di Intesa da quello di Unicredit» può «limitare il rischio di collusione tacita e di effetti di coordinamento, tipici di contesti in cui operano pochi soggetti con analogo posizionamento». Resta da capire cosa succederà se l'Ops verrà bocciata senza alcuna condizione dall'Antitrust. Sarebbe un colpo duro per Intesa. Ma secondo gli analisti uno stop alla fusione può creare grossi problemi anche a Ubi. Nel comunicato diffuso venerdì per annunciare il via libera della Bce, Intesa ha ribadito che tra gli obiettivi strategici dell'operazione c'è anche accelerazione del derisking degli attivi dell'istituto breciano-bergamasco «senza oneri per gli azionisti, aumentando il grado di copertura dei crediti deteriorati ai livelli di Intesa Sanpaolo e riducendo i crediti unlikely to pay e in sofferenza». A meno che non arrivi un «cavaliere» alternativo a Messina, la banca guidata da Victor Massiah rischia di ritrovarsi con un problema di copertura degli Npl e di dover mettere le mani al portafoglio. Intanto, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha acceso i riflettori sull'operazione Intesa-Ubi se dovesse palesarsi una controfferta, al momento improbabile, di qualche soggetto straniero. La politica per il momento resta a guardare. Eppure qualcuno nei palazzi romani continua a evocare, come soluzione alternativa, una fusione a tre Ubi-Mps-Bpm. Che dovrebbe comunque passare al vaglio dell'Antitrust e in termini di concentrazione porrebbe problemi altrettanto rilevanti da considerare.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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