2021-06-26
L’antirazzismo è un’arma ideologica. Non cedete alla pseudoreligione
Scozia contro Irlanda (Photo by Bradley Collyer/PA Images via Getty Images)
I giocatori evitino di piegarsi al ricatto morale inventato dalla sinistra Usa. Barack Obama e Joe Biden non hanno aiutato i neri. Mentre il nostro Paese (e i suoi santi) agli africani hanno fatto sempre del bene.Inginocchiarsi è un gesto tipico della fede in Dio. Da tempo è diventato anche il modo «ufficiale», ad esempio nei campi di calcio, per dichiararsi contro il razzismo. Ma perché un gesto così nobile ed antico può apparire a molti, nella nuova veste, inopportuno e strumentale?Chiariamo subito che tra il gesto e il suo attuale significato, potrebbe esserci, in teoria, un collegamento: il razzismo moderno, cosiddetto «scientifico», nasce tra Settecento e Ottocento, cioè nell'epoca della secolarizzazione dell'Europa. Non hanno dubbi gli storici che ne hanno ricostruito la genesi: la fede in un Dio Creatore rende ogni uomo unico, irripetibile, con un'anima immortale, e tutto ciò gli dona una dignità innata, indipendente dal colore della pelle, dalla salute fisica eccetera. La cristianità si è sempre data il compito di evangelizzare: il messaggio cristiano è cattolico, cioè universale, vale per tutti. Migliaia di missionari, i santi neri eccetera, lo ricordano; così come la lotta della Chiesa, a partire dal Cinquecento, contro il ritorno dello schiavismo, mai scomparso tra i popoli africani, per opera anche di europei (inglesi, olandesi e portoghesi in primis).Ma quando in Europa, nel secolo dei Lumi, inizia a spegnersi la fede in Dio, l'uomo viene sempre più spesso valutato non per la sua anima, ma in base a criteri nuovi, materiali o pseudoscientifici: comincia a trionfare l'idea che l'umanità sia in verità divisa tra razze più o meno sviluppate (per motivi biologici), popoli più o meno «evoluti», crani e volti che denunciano una maggiore o minore nobiltà. Il culmine del pensiero razzista, il nazionalsocialismo, è esemplificativo: nella Germania di Adolf Hitler, nazionalista-socialista ed ecologista, il singolo perde la sua dignità di figlio di Dio, viene equiparato agli animali, privato della sua unicità e poi giudicato in base alla razza e alla salute corporea. Ma la domanda che dobbiamo farci è se oggi inginocchiarsi sia un gesto che vuole segnare un ritorno alla comprensione del profondo legame che c'è tra l'esistenza di Dio e la conseguente dignità di ogni uomo. La risposta è no. Basta uno sguardo alle recenti vicende americane per capirlo: l'antirazzismo è diventato per i democratici americani - che un tempo furono i principali difensori dello schiavismo contro il repubblicano Abraham Lincoln - una bandiera ideologica per ottenere il voto della comunità nera. Ideologica, scrivo, perché né gli 8 anni di Barack Obama, né le passate politiche di Joe Biden, per nulla apprezzate dalla comunità afroamericana, hanno mai inciso nel ridurre davvero le ingiustizie sociali presenti negli Usa.Perché allora prendere un gesto sacro e applicarlo ad una battaglia che ha molti, troppi aspetti politici? Soprattutto, ciò che disturba molti, e che ha spinto tanti giocatori a rifiutare di inginocchiarsi, è una serie di considerazioni che proverò a esplicitare in forma interrogativa: quanta retorica c'è in questo modo di dichiararsi antirazzisti? Quanta reale efficacia? Perché tutti dovrebbero inginocchiarsi, come davanti a Dio, per una iniziativa zeppa di sottintese implicazioni politiche e culturali (vedi cancel culture)? Perché voler a tutti i costi trasformare le colpe, che sono sempre personali o politiche, in una colpevolizzazione collettiva, quasi che tutti i popoli e tutte le singole persone fossero intrisi di razzismo? Perché violentare così la storia, che ci insegna che i popoli dell'Africa si sono sempre schiavizzati tra di loro, suggerendo quasi, razzisticamente, che ci siano «razze», in questo caso i bianchi europei, colpevoli per eccellenza, più di altre, ieri come oggi? Perché imporre un gesto uguale per tutti, con implicazioni religiose così personali, dall'alto, usando il ricatto morale (chi non si inginocchia rischia di finire automaticamente nel mazzo dei razzisti e di venire additato in tv da un segretario di partito come Enrico Letta)? La verità è che la sinistra internazionale è una straordinaria macchina propagandistica, atea, che sforna di continuo religioni surrogate: un giorno mette tutti in marcia per la difesa della Madre Terra, prevedendo, apocalitticamente, la fine del mondo prossima ventura; un altro, per mobilitare di nuovo le masse, sacralizza ogni desiderio del mondo Lgbt, utero in affitto compreso, facendo dei suoi membri una specie di «umanità superiore» che esige leggi differenti (il famoso «siamo tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri»); un altro ancora, poiché c'è sempre bisogno di nuovo carburante ideologico per dividere buoni da cattivi, i «nostri» dagli altri, sacralizza un antirazzismo di facciata, molto semplicistico, assolutamente inutile per ridurre davvero la conflittualità tra i popoli, ma del tutto adatto a presentare il pensiero progressista come moralmente ed umanamente superiore. No, calciatori della Nazionale italiana, non avete motivo di inginocchiarvi a una moda nata Oltreoceano per motivi politici, e questo anche perché il nostro Paese - con qualche eccezione concentrata nel ventennio fascista e per volere di un solo uomo - è sempre stato lontanissimo da una visione razzista e anzi ha contribuito più di ogni altro, con santi come Daniele Comboni e molte altre personalità, anche politiche, al benessere dell'Africa, costruendovi scuole, chiese, ospedali, università, pozzi, orfanatrofi… Gli italiani non sono affatto razzisti, e neppure pecoroni. Si inginocchiano, se vogliono, davanti a Dio, in chiesa o nella loro stanza, non a bacchetta di Enrico Letta o di altri sconosciuti demagoghi.
Luca Zaia intervistato ieri dal direttore della Verità e di Panorama Maurizio Belpietro (Cristian Castelnuovo)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 22 ottobre con Carlo Cambi