2023-09-17
A Lampedusa esplode la protesta degli isolani. Intanto arrivano altri 18 barchini
Momenti di tensione fra residenti lampedusani e questore. Sbarcati 818 stranieri.Mentre continuano incessanti gli sbarchi a Lampedusa, ieri sull’isola è scoppiata la protesta dei residenti. Una mobilitazione che ha visto coinvolti i cittadini, riuniti in via Vittorio Emanuele sotto la sede del Comune, nell’intento di fermare il montaggio di una tendopoli. Il corteo formato da un centinaio di persone, tra cui il vicesindaco della Lega Attilio Lucia, per farsi ascoltare ha deciso di bloccare la strada all’altezza dell’incrocio con via Ariosto: «Adesso basta!», «non ce la possiamo fare», «Lampedusa è nostra, non del governo o dell’Unione europea» si sente dire tra la folla. La notizia secondo cui l’esercito sarebbe pronto ad allestire un nuovo centro di accoglienza nello spazio dell’ex base Loran, situata nella zona di Capo Ponente, ha creato non solo malumori tra la gente, ma anche alcuni disordini.A guidare il sit-in il rappresentante del movimento politico culturale Mediterraneo Pelagie, Giacomo Sferlazzo, che ha denunciato: «La situazione è gravissima. Vogliono trasformare l’isola in un carcere, in un grosso centro di accoglienza. Questa non è solidarietà. Noi siamo sempre stati disponibili ad aiutare i migranti. Non sono loro il problema, i migranti sono nostri fratelli, ma qui c’è un popolo stanco». Un concetto rimarcato anche dall’ex sindaco, Totò Martello: «Vogliono trasformare l’isola in un centro di detenzione». Il vicesindaco Lucia ha ribadito: «Siamo disposti a stare qui notte e giorno a sorvegliare che nessuno entri con le tende per creare la tendopoli. Non possiamo ospitare 200.000 migranti». Dopo alcuni attimi di tensione con urla e spinte, la protesta è proseguita in maniera pacifica, con la telefonata, in viva voce, tra Sferlazzo e il questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, che ha spiegato che le tende sono per l’esercito e non per i migranti, oltre a chiedere alla gente di spostarsi dalla strada al marciapiede per far riprendere la regolare circolazione e non essere costretto allo sgombero. La telefonata si è poi conclusa con la promessa di un faccia a faccia, stamane sul piazzale della chiesa di San Gerlando, e una battuta - «camomilla e pilu pe tutti», per smorzare un clima di tensione che aveva portato Ricifari alla discutibile frase «con i cafoni ci si comporta da questore, non da persona per bene».Sul fronte degli sbarchi, invece, nella giornata di ieri ce ne sono stati 18 che hanno portato sull’isola altri 818 migranti, tra bengalesi, sudanesi, siriani e palestinesi, che hanno riferito di essere partiti chi da Sfax in Tunisia, chi da Zwara in Libia. Tutto ciò a conclusione di una settimana che ha segnato il record di approdi sulla più grande delle Pelagie, con il picco degli oltre 5.000 sbarcati martedì 12 settembre. Stando a quanto comunicato dalla Croce Rossa, all’interno dell’hotspot di contrada Imbriacola al momento ci sono 2.796 persone. Tra queste purtroppo non c’è il neonato partorito ieri all’alba da una donna sulla motovedetta della Guardia costiera subito dopo il salvataggio in alto mare, morto durante la traversata verso l’isola. Arrivato al molo Favarolo, il cadavere del bimbo è stato posto in una piccola bara bianca e portato al cimitero di contrada Imbriacola. Intanto proseguono le operazioni di trasferimento dall’isola: la prefettura di Agrigento ha scortato 400 ospiti dall’hotspot al porto, dove saranno imbarcati sul traghetto di linea Galaxy alla volta di Porto Empedocle; mentre la Germania ha deciso di riprendere l’ammissione volontaria di migranti provenienti dall’Italia.
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli