
Il più grande sostenitore della procedura di infrazione verso l'Italia è Emmanuel Macron. Dobbiamo cercare una sponda con gli Stati Uniti per aiutare la Germania a superare i francesi e rompere il loro asse. Così Angela Merkel sarà disposta a chiudere un occhio sui numeri.La procedura di infrazione per indebitamento eccessivo è stata avviata dalla Commissione non solo per azzerare, via ricatto, il peso dell'Italia nei giochi per la nomina dei vertici europei, ma anche per condizionarla al riguardo dei programmi futuri dell'Ue, sia tecnologici sia geopolitici, ed eventualmente, se necessario, forzare la caduta del governo eurodivergente. Questo «piano A» trova indizi nell'attivazione, da parecchi mesi, del «piano B» da parte di Parigi e, pur meno, di Berlino: includere la Spagna come membro minore nel duumvirato franco-tedesco per poter escludere l'Italia eurodivergente dall'influenza europea. Dopo la sconfitta delle forze eurocritiche nelle elezioni per il Parlamento europeo e la probabile formazione di una maggioranza composta da socialisti, popolari e liberaldemocratici - a cui si è associato il partito di Emmanuel Macron - non c'è più l'urgenza di escludere-sostituire l'Italia perché è rimasta senza peso politico. Ma la sensata, orgogliosa e tecnicamente solida lettera inviata da Giuseppe Conte, con contenuti euroriformisti anticipati da Paolo Savona nella sua lettera ai governi europei dell'autunno 2018, dove si chiedeva all'Ue una sostanziale modifica delle regole sbagliate, ha riproposto il problema di condizionarla per evitare che l'Italia insista su una richiesta che implicherebbe la modifica dei trattati, opzione considerata destabilizzante. Per questo alla richiesta italiana di portare il tema della procedura di infrazione dal livello dei numeri a quello dell'architettura ordinativa europea c'è stata una risposta negativa da parte dei governi europei, anche quello tedesco che è in frizione con la Francia ed è più disposto ad essere morbido con l'Italia, ma non sulla questione del debito. Chi, esattamente, sta conducendo l'azione di condizionamento? Tutti gli indizi portano a Parigi. Macron, o qualcuno per lui, ha da tempo incentivato Pierre Moscovici a un atteggiamento duro verso l'Italia offrendogli uno stipendio dopo la fine del suo mandato nella Commissione. È interessante annotare che tale azione non è stata fatta in gran segreto, ma è stata lasciata abbastanza aperta per far sapere chi veramente comanda e a chi l'Italia deve arrendersi. Se la lettera di Conte aveva l'intento di offrire una rinuncia dell'Italia a insistere sulla modifica delle regole europee in cambio della cancellazione della procedura di infrazione, allora tale scambio non ha funzionato, al momento. Forse perché l'Italia ha anche tentato dissuasioni laterali, per esempio minacciando azioni contro paradisi fiscali quali il Lussemburgo, fatto che evidentemente ha allarmato il lussemburghese presidente della Commissione (fino a ottobre) Jean Claude Juncker incentivandolo a tenere una posizione dura della Commissione stessa (nonché dell'Olanda) contro l'Italia. Forse perché non è stato un sufficiente segnale di resa alla Francia, nonostante l'inusuale visita di Sergio Mattarella a Macron con la scusa delle celebrazioni vinciane. Il punto: bisogna arrendersi in modo più convincente oppure tentare un'altra strada?Per inciso, bisogna considerare che come la procedura ha motivi politici, anche l'evitarla ha solo un modo (geo)politico perché è vero che l'Italia non rispetta le regole del debito pur essendo virtuosa e con punti di forza superiori agli altri europei (debito privato inferiore, avanzo primario positivo, saldo commerciale attivo, ecc.). L'altra strada ha diverse stazioni. La principale è quella di far litigare Francia e Germania, che sono in frizione forte su alcuni dossier. Berlino teme molto più di Parigi un contenzioso commerciale con gli Stati Uniti e qui Roma potrebbe esplorare un aiuto statunitense: America più morbida con l'Ue a patto che l'Italia sia trattata meglio, oltre a una convergenza tedesca pro-atlantica che Berlino è incline a valutare, eventualità che marginalizzerebbe la Francia e le sue pretese post-Nato. Roma dovrebbe dare in cambio truppe alla coalizione che l'America sta pensando di costruire contro l'Iran, mostrare la capacità (di spesa e politica) di prendere una posizione forte nel recente programma spaziale Nato, trainando altri europei, e altro non facile. Ma è un'opzione tentabile, certamente più fruttifera di quella arrendevole. Tuttavia, ci sarebbe in realtà un modo non-geopolitico per uscire dai guai. Mi chiedo e chiedo: non sarebbe più semplice e meno conflittuale annunciare un'operazione sovrana «patrimonio pubblico contro debito» per ridurlo tra i 200 e 400 miliardi in modo credibile, visto che è tecnicamente possibile? Nulla è meglio che il togliersi dalla ricattabilità, recuperare risorse proprie di sviluppo e sedersi al tavolo europeo con una forza nazionale capace di proporre sul serio e non per finta le ottime idee di riforma, contenute nella lettera Conte, del sistema europeo allo scopo di renderlo luogo comodo per tutti. www.carlopelanda.com
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






