2022-03-17
L’allarme del generale: «Ci basta un niente per finire in guerra»
Luca Goretti: «I velivoli italiani in Polonia rischiano di sconfinare, innescando un conflitto». Poi chiede più mezzi: «Aerei e droni».Nel giorno in cui iniziano a emergere possibili accordi di intesa sul cessate il fuoco tra Russia e Ucraina, arriva un nuovo allarme per l’Italia da parte delle nostre forze armate. Se già martedì aveva fatto discutere la circolare dello Stato maggiore dell’esercito (Sme) sull’addestramento dei nostri soldati al «warfighting», ieri il generale Luca Goretti, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha voluto ribadire in audizione alle commissioni Difesa che basterebbe «un niente per trovarci in guerra». E sempre nella giornata di ieri, a dar fuoco alle polveri, ci ha pensato anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che in un’intervista a La 7 ha spiegato che «il nostro esercito è preparato ma non vogliamo una guerra. Non possiamo impegnare i nostri soldati sul campo in Ucraina ma sosteniamo gli ucraini». A fine febbraio il presidente del consiglio Mario Draghi aveva annunciato che il nostro Paese era pronto a mettere in campo 3.400 militari per rinforzare le difese del fianco orientale della Nato. Al momento 240 uomini sono schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania.A quanto apprende La Verità, tra le fila delle nostre forze armate c’è chi non ha particolarmente apprezzato i toni allarmistici arrivati da Bruno Pisciotta e da Goretti. La circolare - che lo Sme ha spiegato «di essere ad uso interno e di carattere routinario […] al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale» - ha di fatto ratificato in realtà che l’esercito italiano non è abbastanza preparato. Del resto, «valutare con attenzione i congedi anticipati; i reparti in prontezza operativa alimentati al 100%; l’addestramento orientato al warfighting», o «provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d’arma dell’artiglieria», sta a significare che l’Italia, al momento, non sarebbe ancora pronta per la guerra. Secondo Repubblica, nel 2020, su 95.000 militari soltanto 2.698 hanno preso parte a esercitazioni belliche, mentre altri 8.000 si sono occupati di «Strade sicure». Su questi dati si fondano le critiche arrivate in queste ore dall’ex capo di stato maggiore dell’Aereonautica, Leonardo Tricarico, che commentando la circolare, ha spiegato come siamo di fronte a un problema. «In questi anni abbiamo assistito a una deriva inesorabile nell’utilizzo dei militari in modo non conforme alla loro natura. Abbiamo avuto molti più soldati impegnati lungo le strade che nelle attività addestrative».Se quindi già la circolare di Pisciotta ha creato non pochi malumori nel comparto sicurezza e Difesa - anche perché non sarebbe stato calcolato l’impatto comunicativo che ha avuto - a Palazzo dell’Aeronautica, ieri, si è discusso molto sulle parole di Goretti. Affermazioni, quelle del capo di stato maggiore di fronte alle commissioni Difesa, che forse avrebbe dovuto fare il capo di stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, cioè il generale delle nostre forze armate, collegato direttamente al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Goretti è stato molto chiaro. Ha ringraziato più volte Parlamento e governo per gli sforzi degli ultimi anni, ma allo stesso tempo ha chiesto nuovi investimenti nell’ambito della Difesa. Anche perché il pensiero di poter vivere in pace ha portato alla «riduzione drastica dei velivoli in dotazione, anche per l’erronea convinzione che un maggiore livello tecnologico possa compensare una sempre minore quantità. Siamo così passati in 20 anni da 842 a 500 aerei, di cui meno di 300 con funzioni combat. Un dimensionamento attendista della forza è sbagliato e la storia ce lo sta ricordando in questi giorni con cruda evidenza». Goretti ha parlato soprattutto di tecnologia, ha chiesto nuovi investimenti anche nei droni non solo per uso civile, invocando un maggior coinvolgimento del mondo accademico sul fronte dell’innovazione. «Vorrei stimolare una nuova riflessione in tema di velivoli a pilotaggio remoto, su cui personalmente mi sono posto la domanda circa l’opportunità di riavviare il processo autorizzativo volto ad armarli, per dotarli finalmente di una componente di ingaggio al suolo». E ha anche parlato delle difficoltà di reclutamento («Abbiamo un invecchiamento precoce del personale. È necessario reclutare ufficiali e sergenti», ha spiegato) e poi ha illustrato le ultime novità dal fronte. «Ho autorizzato il raddoppio dei nostri Eurofighter in servizio con la Nato in Romania: siamo a meno di meno di venti miglia dal confine ucraino. Dobbiamo prestare attenzione nella nostra attività di difesa aerea: basta niente per sconfinare e trovarci in guerra» ha detto. «Per questo dico ai miei equipaggi che mai come ora ogni cosa deve essere fatta secondo le regole. Non bisogna mai farsi prendere dalla foga di vedere cosa c’è. Potrebbero esserci tentativi di farci entrare in territorio ucraino e sarebbe la fine». Per Goretti, «ogni operazione bellica deve “pulire l’aria” in maniera tale che chi arriva sul terreno non trovi contrasto. L’abbiamo visto in Ucraina, dove sono stati colpiti siti del sistema antiaereo. Serve sempre un ombrello protettivo, ecco perché l’Aeronautica arriva sempre per prima. La Nato per prima cosa ha messo in campo tutti gli aerei per coprire il territorio: questo è un deterrente».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)