2020-06-24
Lager Forteto, il pm choc: la cooperativa era protetta io lasciata sola a indagare
Il racconto di Ornella Galeotti alla commissione d'inchiesta: i colleghi mi hanno tolto il saluto. Piangevo leggendo gli atti dei bambini abusati nella struttura del Mugello.La voce di Ornella Galeotti si incrina: «Mi sono sentita molto sola. Molti colleghi con cui avevo relazioni cordiali mi hanno tolto il saluto», aggiunge. «Sono diventata io il soggetto deviante nell'ambiente fiorentino: ho visto accadere cose in questo processo che non ho visto quando lavoravo in Calabria». Il processo è quello ai fondatori e ai vertici del Forteto, la coop agricola del Mugello diventata un covo di pedofili e violentatori; le parole sono del sostituto procuratore che ha sostenuto l'accusa contro Rodolfo Fiesoli, Luigi Goffredi e gli altri imputati; i colleghi sono i magistrati di Firenze; il contesto è la Commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti accaduti nella comunità. L'altro giorno il pm Galeotti è stata sentita a Palazzo San Macuto; il video integrale dell'audizione (quasi 4 ore) si trova sul sito Internet della Camera ed è una visione agghiacciante per il racconto di ciò che è avvenuto al Forteto ma anche per la rete di connivenze che vi ruota attorno: la sanità toscana, la politica, l'assistenza, la cultura (l'editore Il Mulino pubblicò tre volumi sul Forteto), anche la magistratura. E la parola che la dottoressa Galeotti ha consegnato al Parlamento è gravissima: omertà.I fatti rievocati che accaddero nella comunità di Vicchio del Mugello gelano ancora il sangue. Gli abusi sessuali sistematici, la pedofilia, i maltrattamenti elevati a metodo educativo, lo sfruttamento anche economico, visto che i minori accolti al Forteto venivano fatti lavorare senza stipendio nella cooperativa che ha potuto prosperare in questo modo. Ma anche il lavaggio del cervello, le manipolazioni mentali, la distruzione di ogni sentimento di umanità: Fiesoli, il «profeta», e Goffredi, l'ideologo morto poche settimane fa, teorizzavano l'annientamento della famiglia e la disintegrazione dei sentimenti. «Insegnavano che l'altro è il male», ha detto Galeotti.«Non era consentito essere amici», ha ricordato la pm. «Fiesoli usava il pettegolezzo per rompere le relazioni e le naturali attrazioni tra esseri umani. Era vietato l'amore. Proibiti i rapporti eterosessuali, si potevano avere solo le relazioni che decideva Fiesoli, il quale seminava discordie e calunnie per alimentare le divisioni tra le persone. Le madri, poi, erano considerate il male peggiore. Dalla fondazione nel 1977 al 2002 non è nato alcun bambino». Per rompere ogni legame familiare venivano separati perfino i fratellini; addirittura i figli di soci del Forteto erano strappati dai genitori e affidati a persone che cambiavano nel tempo. Ogni giorno vedevano la mamma ma non potevano accostarsi a lei. Ha commentato il magistrato: «Una teoria demenziale senza decenza».Ma la domanda della commissione è chi ha la responsabilità dei silenzi, delle connivenze, delle omertà. E quello che emerge è un contesto del quale la magistratura era partecipe e che Ornella Galeotti sintetizza così: «In Toscana per 30 anni si è assistito a una sospensione di tutte le regole e le leggi» in materia di tutela dei minori. Molti giudici si sono trincerati dietro la figura di Giampaolo Meucci, storico presidente del tribunale dei minori di Firenze morto nel 1985 e padre della legislazione minorile, che lo stesso giorno in cui Fiesoli subì la prima condanna per maltrattamenti gli affidò un minorenne disabile per dimostrare l'immutata fiducia nel «profeta». Con «una stupidaggine che ha sdoganato un sistema pedofilo e violento», la sentenza fu bollata come «un errore giudiziario da ascriversi alle strategie di un'area cattolica fanatica», ha ricordato la pm: l'arresto era stato chiesto dal sostituto procuratore Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita. Ed è chiaro che nascondersi dietro Meucci è un alibi.«Il Forteto era diventato intoccabile grazie a una infinita linea di credito», ha spiegato Galeotti. Non si facevano controlli e i servizi sociali preannunciavano le ispezioni una settimana prima. «Le consorterie di allora marchiarono il provvedimento come un'operazione ordita dai cattolici oscurantisti» contro un paladino della libertà. «Non mi vergogno a dirlo», ha confessato Galeotti: «Ho passato l'estate del 2012 a leggere gli atti d'inchiesta e spesso piangevo nella mia stanza davanti alle storie dei bambini mandati al Forteto».La pm ha rivelato altri aspetti per cui si è attirata l'ostilità delle altre toghe. «Ho sempre mandato a Genova (il distretto giudiziario che indaga sugli atti dei magistrati di Firenze, ndr) gli atti che contenevano riferimenti alle condotte dei colleghi. Alcuni sono stati chiamati dal pm di Genova e sentiti. Che si sappia, non è accaduto nulla. Magari le condotte erano già prescritte, in ogni caso non è cambiato niente. In ospedale se qualcosa va storto i medici fanno un audit per eliminare le criticità, qui non c'è stato nessun tentativo di capire e cambiare. Una crisi di vergogna collettiva, una rimozione assoluta di tutto. Al tribunale dei minori di Firenze sono ancora in servizio giudici che hanno avuto a che fare con gli affidamenti al Forteto», ha aggiunto Galeotti, «per la Commissione parlamentare non sarà difficile convocarli e chiedere conto a loro. Sono stata lasciata da sola a sostenere l'accusa, cosa che non succede mai in un grosso processo perché basta un'influenza per fermare tutto. Ho avuto appoggio dal nuovo capo del mio ufficio arrivato nel 2014 e di alcuni colleghi, pochi, ma sul piano personale. Alcuni mi hanno detto e ridetto che ero un'ingenua, che era tutta una sciocchezza perché gli accusatori erano calunniatori che avrebbero gettato la maschera».