2021-12-02
Lady Viminale sorveglia sui pass e intanto scorda migranti e fattoni
Rave e clandestini: Lamorgese è inerme E l’assalto alla Cgil nasce dai suoi pasticciSe il povero cronista dovesse mettere una dopo l’altra tutte le brutte figure di Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno dal 5 settembre 2019 nel governo giallorosso di Giuseppe Conte e confermata da Mario Draghi il 13 febbraio 2021, non basterebbero le pagine di questo giornale. Per una settimana. Non c’è settore di sua competenza dove il ministro non abbia fallito, spesso clamorosamente. Partiamo dall’ordine pubblico: visto anche che in passato Lamorgese è stata più volte prefetto, questa dovrebbe essere la sua specialità. Invece ha dato continue prove d’inadeguatezza. Resterà a imperitura memoria il disastro dell’assalto alla Cgil di Roma, nella manifestazione no green pass del 9 ottobre scorso. Eppure non ci voleva molto, per evitare quella figuraccia. Le prove dell’inadeguatezza del ministro sono tutte nei video rimasti online. Oggi cadono le braccia ad ascoltare il comizio di Giuliano Castellino, leader di Forza nuova (peraltro già allora sorvegliato speciale, con obbligo di residenza e divieto di partecipare a manifestazioni) che nel primo pomeriggio di quel sabato grida dal palco in piazza del Popolo: «Tutti alla Cgil, andiamoci a prendere quello che è nostro!». L’assalto - c’è chi l’ha cronometrato - comincia un’ora e 17 minuti dopo quelle parole. Possibile che nessuno, per mille e passa secondi, abbia avvisato il Viminale? Ed è possibile che al Viminale non ci sia stato un ministro capace di proteggere la Cgil? In Parlamento la Lamorgese s’è difesa sostenendo non sarebbe stato possibile arrestare Castellino: «C’era l’evidente rischio di una reazione violenta dei suoi sodali, con degenerazione dell’ordine pubblico». Altrettanto evidentemente, però, al Viminale nessuno aveva pensato a un controllino preventivo. Nessuno, quel giorno, aveva avuto il compito di tracciare gli spostamenti di Castellino. Figuraccia internazionale. Per non parlare della risposta involontariamente umoristica data dal ministro a un deputato che le chiedeva conto dell’ambigua performance di un agente in borghese, ripreso in più momenti della manifestazione, che s’era unito a una decina di esagitati che cercavano di ribaltare un grosso mezzo della polizia: «Stava verificando la forza ondulatoria esercitata sul mezzo», ha dichiarato il ministro, «affinché non si ribaltasse». Figuraccia parlamentare. Certo, qualche giorno dopo la Lamorgese ha mostrato il pugno di ferro contro gli inermi portuali di Trieste che protestavano contro il green pass. Ma il suo Viminale, forse, va a corrente alternata.gli impasticcatiGià in estate la Lamorgese aveva lasciato capire che la prevenzione è uno dei suoi punti deboli. È rimasta immobile (e imbelle) di fronte all’apoteosi dell’illegalità celebrata dal famoso rave party nel Viterbese, dove tra il 13 e il 19 agosto 10.000 strafattoni provenienti da mezza Europa hanno occupato e devastato un’area di 30 ettari. No, alla fine non è stata la polizia a cacciarli: se ne sono andati da soli, per stanchezza, lasciandosi alle spalle un morto, una serie di stupri, una decina di ricoveri per overdose e coma etilici, più un’ecatombe di pecore, un picco di reati contro il patrimonio, un balzo di contagi da Covid. E, purtroppo, una figuraccia a livello planetario. Eppure quello stesso esercito d’impasticcati alcuni mesi prima era stato intercettato e bloccato Germania e in Belgio. Perché? Ma perché i ministri dell’Interno di quei Paesi, banalmente, avevano ricevuto dalle loro polizie postali il segnale che online si stava organizzando il rave party, e così avevano ordinato l’intervento delle forze dell’ordine. Come fanno, di solito, i ministri dell’Interno. frontiere colabrodoE gli sbarchi? Nel 2021, fino a ieri, sono arrivati in Italia 62.941 immigrati, il doppio dei 32.589 del 2020 e sei volte tanto rispetto ai 10.891 del 2019, quando al Viminale c’era ancora Matteo Salvini. Ora, nessuno pretende che il ministro Lamorgese trovi in sé la verve e forse il coraggio di chiudere i porti, un’operazione costata plurimi rinvii a giudizio al suo predecessore. È anche probabile (visto l’appoggio che le garantisce il Pd), che abbia idee siano diverse e che propenda per i porti aperti. Ma non può cavarsela scaricando il barile a ogni nuovo sbarco. Anche pochi giorni fa, s’è difesa ripetendo che «nessun Paese può risolvere il problema immigrazione da solo, perché serve la collaborazione internazionale». Perfino i bimbi delle elementari, ormai, ripetono quella verità come un mantra: dal ministro dell’Interno, però, si pretenderebbe qualcosina di più. Anche perché gli immigrati irregolari, guarda caso, sono tra i pochi che l’Italia lascia regolarmente liberi di circolare ovunque, senza mascherina e senza green pass. Chissà che cosa accadrà dal 6 dicembre, quando scatteranno le nuove misure restrittive contro il Covid e il ministro Lamorgese ordinerà agli agenti(che non controllano gli immigrati e non controllavano Castellino) di dare la caccia ai non vaccinati in bar, ristoranti e treni. Di fronte alla nuova priorità, il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto ha già predetto: «Vuol dire che molleremo su altri fronti». Giusto. Mollare, del resto, sembra un po’ la parola d’ordine del Viminale.
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