2023-02-28
Lady Franceschini può passare all’incasso
Dario Franceschini e Michela Di Biase (Ansa)
Sostenitrice della neosegretaria del Pd e vicina ai 5 stelle, Michela Di Biase avrebbe i voti per la poltrona della Vigilanza Rai. Intanto l’ad della tv pubblica Carlo Fuortes si prepara a incontrare Giorgia Meloni, ma farà le barricate per restare. Al «Tg1» traballa Monica Maggioni.Un battito d’ali di farfalla al Nazareno può creare un terremoto a Saxa Rubra. Niente di così drammatico ma la teoria del caos è perfetta per la Rai e l’arrivo di Elly Schlein sul trono del Pd transgender avrà effetti immediati dentro la tv pubblica con il dna di sinistra. La sintonia della segretaria con il Movimento 5 Stelle è destinata a sbloccare lo stallo per la nomina della Commissione di Vigilanza oggi inesistente. Il presidente spetta all’opposizione che da tre mesi litiga sulla figura principale: renziani e calendiani (con la benedizione del centrodestra) vorrebbero su quello scranno Maria Elena Boschi, i pentastellati puntano su Chiara Appendino e Stefano Patuanelli mentre i dem tacciono. Hanno ottenuto il Copasir (Lorenzo Guerini) e finora non hanno indicato nessuno. Ora sono pronti a farlo.Il nome nuovo che circola nei corridoi di viale Mazzini è quello di Michela Di Biase, deputata, capogruppo in consiglio comunale a Roma ai tempi di Virginia Raggi, sostenitrice di Schlein e soprattutto moglie di Dario Franceschini. L’ex ministro della Cultura è stato il primo dei «basilischi rossi» a fare endorsement per la giovane raider del Botteghino mettendole a disposizione la rete dei militanti e i voti alle primarie. Potrebbe passare subito all’incasso con un segnale di buona volontà da parte di Giuseppe Conte. La mossa sarebbe vista con grande favore dall’ad Carlo Fuortes (un altro grand commis della squadra di Franceschini) oggi sotto assedio, che vedrebbe apparire finalmente all’orizzonte un volto amico. La Rai paradigma di ogni novità nel sottobosco del potere non si smentisce mai.Per Fuortes comincia una settimana decisiva. Venerdì lo aspetta il cda con i consiglieri desiderosi di approfondire la vicenda relativa ai contratti di Chiara Ferragni, Fedez e Amadeus. Bisognerà fare chiarezza sulla sovraesposizione di Instagram sul palco dell’Ariston con l’utilizzo di immagini coperte da diritti di esclusiva e accuse di «pubblicità occulta» arrivate da Agcom. Attende risposte anche la Corte dei Conti prima di aprire un dossier per danno erariale. Il tema è bollente e riguarda anche i comportamenti del direttore dell’Intrattenimento Prime Time, Stefano Coletta, più volte bypassato dalla direzione artistica del festival (Amadeus-Presta) nelle scelte editoriali. Dopo l’omerico pasticcio di Sanremo, le polemiche e le inchieste arrivate a valanga, la massima figura gestionale dell’azienda è in attesa di una telefonata: nei prossimi giorni incontrerà per la seconda volta Giorgia Meloni. Oggetto della conversazione: il suo destino lontano dal cavallo morente di Francesco Messina. La premier gli proporrà il Maggio Fiorentino, poltrona liberatasi dopo le dimissioni del sovrintendente Alexander Pereira, il mese scorso destinatario di un avviso di garanzia nell’inchiesta sulle note spese. Fuortes avrebbe un viatico di 240.000 euro di stipendio, identico a quello che percepisce in Rai. Ma le persone più vicine all’ad anticipano la sua risposta: sarà No. Lui non intende accettare la rimozione e - forte delle pressioni che arrivano dal Nazareno per rimanere - punterà a tenere duro fino alla scadenza naturale del mandato prevista nel luglio 2024.Poiché Meloni ha più volte ribadito che non vuole soluzioni traumatiche in Rai, palazzo Chigi non avvierà alcuna pratica di licenziamento. Le barricate di Napoleone Fuortes sono destinate a congelare le aspirazioni immediate della coppia formata da Roberto Sergio (postdemocristiano in purezza) e Giampaolo Rossi (il colonnello televisivo di Fratelli d’Italia) pronta a subentrargli, il primo come ad, il secondo come direttore generale. Se la partita manageriale, salvo sorprese o pesanti sanzioni post-festivaliere, si sposta a metà 2024, è diventata improvvisamente d’attualità quella relativa alla guida del Tg1. L’ammiraglia perde colpi e la direttrice Monica Maggioni sarebbe pronta a lasciare per più di un motivo. La redazione è una polveriera e lei dà segni di resa: solitamente superpresenzialista sulle vicende belliche (la sua specialità), non è andata a Kiev a intervistare Volodymyr Zelensky e ha lasciato alla vice Giorgia Cardinaletti la conduzione dello speciale su un anno di guerra. Inoltre pende sulla direzione l’oscura vicenda dello scoop (ma gli interessati parlano di bufala) dei soldi del Qatar ai vertici politici afghani per far tornare i talebani a Kabul senza sparare un colpo. In pole position per il posto di Maggioni ci sono Nicola Rao, oggi direttore del Tg2, e Gianmarco Chiocci, direttore di Adn-Kronos, principe dei giornalisti d’inchiesta.Le scelte sono destinate a creare un domino perché i primi a inalberarsi sarebbero gli alleati di governo, soprattutto Forza Italia, pronta a chiedere la promozione di Antonio Preziosi al Tg2. In questo valzer rischia di rientrare anche Antonio Di Bella; il responsabile degli Approfondimenti va in pensione il mese prossimo ma davanti a una richiesta dell’azienda potrebbe accettare una proroga. La Lega a sua volta chiede la direzione dell’Intrattenimento Prime Time, con Marcello Ciannamea al posto di Coletta, il principale protagonista del pasticcio di Sanremo. E tutto torna al punto di partenza.