2020-01-13
L’abate Zingaretti fa il conclave del Pd. Renzi lo liquida: «Ci apri una prateria»
Il segretario porta i dem in convento per una due giorni a porte chiuse. Italia viva esulta: «Se si ispirano a Corbyn sono finiti».Il nuovo percorso del Pd parte sulle orme del pellegrinaggio di San Francesco di Assisi, visto che «l'abate Nicola» ha convocato tutti nel convento romanico-gotico di San Marco Pastore a Contigliano, in provincia di Rieti. Obiettivo: «Oggi per un domani. Prima le persone, Per una nuova agenda di governo». In soldoni, rafforzare la propria centralità nello schema di governo battendo sul tempo il M5s, ma soprattutto provare a far uscire il partito dalla crisi inventandosi qualcosa di nuovo.Infatti il segretario, Nicola Zingaretti, si è messo in testa di imprimere una svolta al Pd precisando però: «Non penso a un nuovo partito ma a un partito nuovo». Quindi nessuno scioglimento, ma una vera trasformazione con annessa apertura ai movimenti. Per avviarla, Zinga oggi e domani si chiuderà in conclave, con i suoi ministri e sottosegretari, i parlamentari e i presidenti delle Regioni dem. La storia si ripete: progressisti in ritiro spirituale, come fece l'ex premier Romano Prodi ai tempi dell'Ulivo, o forse anche per essere coerente dopo l'incontro che il presidente della Regione Lazio ha avuto la settimana scorsa con Jorge Mario Bergoglio: «Oggi ho incontrato papa Francesco. Un bellissimo colloquio sulle cose di cui gli anni Venti appena iniziati hanno bisogno: pace, giustizia sociale, equità, sviluppo sostenibile. Faremo di tutto per essere coerenti», aveva twittato Zingaretti. Più prosaicamente il ritiro servirà per tirar fuori il programma che il Pd porterà al tavolo della verifica di governo, inizialmente prevista a metà gennaio ma slittata, come tutto il resto, al dopo voto in Emilia Romagna, ma anche per preparare il percorso verso il nuovo congresso. Non sarà una Leopolda zingarettiana perché le porte saranno rigorosamente chiuse, ma la «ripartenza», come la chiamano al Nazareno, necessaria perché, come sostiene il segretario nonché governatore regionale: «Non possiamo appiattire il Pd sull'immagine del governo, che peraltro sembra in difficoltà». Alla mossa del segretario, consigliato da Goffredo Bettini, mente del «Pd nuovo» e grande sostenitore del congresso, la critica più feroce ma anche snob è arrivata dal leader di Italia viva, Matteo Renzi: «Sono l'ultimo a poter parlare del dibattito del Pd. Ma ho rispetto per Zingaretti e i suoi: se pensano che la soluzione sia davvero aprire alle sardine, alla società civile recuperando un rapporto con la Cgil o assorbendo Leu, noi di Italia viva non saremo in difficoltà. Anzi, ci si apre un'autostrada. Spostandosi sulla piattaforma di Jeremy Corbyn o di Bernie Sanders si perde. Noi siamo un'altra cosa: radicalmente riformisti. In bocca al lupo a ciò che verrà dopo il Pd. Italia viva sarà una casa accogliente per tutti i riformisti». Hanno reagito piuttosto positivamente invece le varie anime del partito. Da Francesco Boccia a Dario Franceschini, che aprirà oggi i lavori a Contigliano, «massimo sostegno alla svolta generosa di Zingaretti», mentre il vicesegretario, Andrea Orlando, ha ribadito: «È da tempo che sosteniamo che a fronte di una fase nuova è necessario ragionare su come rifondare il partito e questo diventa ancora più urgente nel momento in cui nella società si manifestano movimenti che vanno interpretati e ai quali bisogna dare una risposta». A cominciare dalle sardine, che il 19 gennaio torneranno in piazza in grande stile proprio a Bologna. Appare un po' più scettica la senatrice ed ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli: «Bene questa apertura. Ora però sorge una domanda: Qual è la proposta concreta ed efficace?». Matteo Orfini mette in guardia: «Mi auguro non sia un'operazione di maquillage per far rientrare personale politico». Al sindaco di Firenze, Dario Nardella, il «Zingaretti rock» piace: «Finalmente usa parole di cambiamento, di svolta. Rompe un tabù. Se andrà avanti senza temere chi tenterà di stopparlo io gli darò una mano». Per il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, va bene il congresso nel 2020 ma senza mettere «in discussione la matrice riformista del partito, perché le operazioni nostalgia non devono essere contemplate». Secondo Emanuele Macaluso, che di svolte della sinistra ne ha viste e fatte, a cominciare dalla Bolognina di Achille Occhetto del 1989, la proposta del segretario dem appare «francamente velleitaria: siamo sicuri che sindaci, sardine, società civile vogliano farsi coinvolgere nel nuovo Pd? Non basta volere un cosa per averla», e aggiunge, intervistato da Repubblica, «la rivoluzione copernicana annunciata da Zingaretti mi sembra soprattutto un modo per rompere un certo isolamento, anche suo, mentre potrebbe intanto imporre una discontinuità rispetto al governo precedente». Anche il tesoriere del Pd, Luigi Zanda, interviene a gamba tesa nel dibattito sull'ipotesi di «partito nuovo» lanciata dal segretario: «L'idea di scioglimento non esiste. Il nome Pd è bello e lo terrei». Ma il senatore Zanda va oltre, lanciando una proposta, a suo giudizio molto più importante: «Serve un'assemblea Costituente con tutte le forze politiche per cambiare le nostre istituzioni, affrontando i due grandi temi della riforma del governo e dello Stato».
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta