
Il poeta, a 11 anni, compose una delle sue prime liriche dedicata proprio all’odiata minestrina. Piatto povero della civiltà contadina, il minestrone oggi è apprezzato in molte varianti ipercaloriche ed esaltato dagli chef. Ma è spesso indicato per le cure dimagrantiA Paolo Monelli, giornalista e scrittore, protagonista di un viaggio gastronomico attraverso l’Italia che raccontò nel libro Il ghiottone errante, piaceva il minestrone del «tempo estivo»: freddo. Aldo Fabrizi, attore, poeta e cuoco, metteva da parte, per cuocere il minestrone perfetto, le croste del parmigiano: «Bollite insieme alle verdure danno al sapore dei minestroni il tocco di grazia». Entrambi amavano il vecchio, caro minestrone non solo per l’intenso sapore, ma anche per la varietà di colori presenti nel piatto.Monelli: «Ecco il minestrone freddo. Fra il riso si sbandierano le sue tinte vivaci in gara con quelle della sera, rosso di carote, verde di verze, verde di piselli, avorio di patate, bruno di fagioli, roseo di pomodori. È compatto e succinto, rinfresca le viscere, vi stivate il cibo e vi pare di bere alla fonte». Fabrizi: «Bollite a crudo a focarello lento,/ così che li tesori de la tera/ profumeranno tutto er casamento./ E a ’st’epoca de puzze e de veleni/ quanno versate dentro la zuppiera/ v’appariranno mille arcobaleni».Nonno minestrone è parente della monocromatica pasta e fagioli. Noi bambini di una volta ce lo ritrovavamo tutti i santi giorni nella scodella dell’asilo delle Sorelle della Misericordia. Era un minestrone dall’odore fisico, corporeo. Penetrante fino all’invadenza. La scuola ne era impregnata. Gli stanzoni, i lettini, i sottanoni delle suore, i nostri grembiulini azzurri e rosa... tutto odorava di minestrone. I ricordi di quell’infanzia lontana ne sono ancora permeati. Quando tornano in superficie sono inevitabilmente accompagnati dall’odore di quel povero, popolarissimo piatto partorito dalla civiltà contadina.La nascita del minestrone si perde nella notte dei tempi. Periodi bui, di grande povertà, di servi della gleba. Piatto povero che più povero non si può, il minestrone veniva preparato con verdure ed erbe dei campi cotte a lungo in acqua per renderle più masticabili e digeribili possibile. Dentro alle pentole di coccio finiva ogni verzura manducabile. «Ogni erba che guarda in su, ha la sua virtù», recita un proverbio contadino. Risultato: un miscuglio selvatico, privo di ogni logica alimentare, se non quella della disperazione e della fame, utile anche a illudersi: «Un buon minestrone fa sentire il servo padrone». Un proverbio che si applica meglio ai ricchi minestroni d’oggidì preparati dalle poche casalinghe rimaste, razza in via d’estinzione, o, addirittura, griffati da chef famosi. E chi vuol far da sé? Può ricorrere alle buste di minestrone surgelato del supermercato: Ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le tasche.Ma dato che con i minestroni poveri di una volta non è mai ingrassato nessuno, cos’hanno pensato i dietologi di una clinica americana, anche se l’attribuzione della scoperta è controversa? Alla dieta del minestrone. Una cura dimagrante che garantisce una veloce perdita di peso: quattro-cinque chili in una settimana. A quanto pare funziona. Fa perdere peso, depura, disintossica. Ma... Sono due i «ma». Il primo riguarda la monotonia del menu: almeno per i primi quattro giorni, gira e rigira, è sempre la solita minestra. Il secondo «ma» concerne il basso apporto calorico, la povertà di carboidrati e di proteine. Patate e legumi sono vietati. Quindi? Seguire a lungo la dieta del minestrone è sconsigliato. E prima di affondare il cucchiaio nel brodo è bene consultare il medico di famiglia.Dal palato alla lingua il passo del minestrone è breve. Per il vocabolario, oltre che un cibo, è «un insieme disordinato e confuso di elementi di varia natura». Tra i minestroni più indigesti ci sono quelli televisivi, il festival di Sanremo e, particolarmente pesanti per lo stomaco, i minestroni politici. A costo di passare per qualunquisti, ci pare che la storia di tanti governi italiani dal secondo dopoguerra ad oggi sia una lunga lista di minestroni: balneari, di compromesso, tecnici, centro-destra, centro-sinistra, centro-destra-sinistra, fino ad arrivare a quest’ultimo che non sappiamo bene in quale area geogastronomopolitica collocare. Insomma, nella storia della Repubblica ci siamo ciucciati un minestrone dopo l’altro. Peggio che all’asilo.Riccardo Morbelli nel Boccafina, chiama il minestrone «biada degli uomini»: «Richiede tempo e fatica. Dev’essere pronto mezz’ora prima di essere servito in tavola perché il brodo si rapprende e fa più corpo. Di tutti i minestroni quello che merita un posto a sè è il genovese. In Liguria si fa un pesto di erbe aromatiche e lo si diluisce con olio e pomodoro poi si mettono a bollire varie verdure: cavoli, patate, fagioli, zucchine... Il segreto consiste nel far cuocere le varie verdure in diversi tempi in modo che giungano al loro giusto punto di cottura». Discendono dall’albero genealogico del minestrone, pur appartenendo a rami cadetti (come i Savoia-Aosta rispetto ai Carignano) le minestre toscane con pane raffermo e cavolo nero: la ribollita e la pratese minestra di pane. Pellegrino Artusi la chiamò Zuppa toscana di magro alla contadina (è la ricetta numero 58 de La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene) e suggerisce di usare, oltre al pane raffermo e alle varie verdure, anche le cotenne di maiale. «È buona calda», conclude dando ragione a Monelli, «e meglio diaccia».«Se non è zuppa è pan bagnato», recita un proverbio caro ai pastasciuttari italici che vorrebbero mangiar spaghetti (e magari cotti al dente) anche nei paesi nordici dove regnano minestre, minestroni, squisite vellutate e compagnia brodosa. Un altro proverbio mette le cose a posto: «Sette cose fa la zuppa: cava la fame e la sete tutta, empie il ventre, netta il dente, fa dormire, fa smaltire e la guancia fa arrossire». Gastronomia ed estetica nello stesso piatto.La zuppa sta al Nord come la pasta al Sud. È della stessa specie della ribollita la panada, zuppa di pane tipica del Triveneto, ma presente in tutta l’alta Italia. Anch’essa nata povera per riciclare il pane raffermo, oggidì è cucinata con brodi seri (di manzo o di pollo) e condita con burro e abbondanti dosi di grana. Una bontà ipercalorica. Te la do io la dieta di minestrone. Pallida e aristocratica, cuginetta in brodo del minestrone, convinta di essere indispensabile per «tirar su» bene i bambini, è la minestrina, piatto popolar-pedagogico imposto a tavola, come lo erano i temi e i problemi sui banchi di scuola prima della riforma Moratti. Era tanto amata da mamme e papà («O mangi la minestra o salti la finestra»), quanto odiata dai fanciulli.La minestrina spinse precocemente Giacomo Leopardi sulla strada della poesia. A 11 anni il figlioletto del conte Monaldo, che avrebbe avuto più bisogno di robuste pastasciutte che di anemiche minestrine, scrisse una delle sue prime poesie: A morte la minestra. «Ora sei tu, Minestra, dei versi miei l’oggetto/ e dirti abominevole mi porta gran diletto... Chi potrà dire vile un cibo delicato,/ che spesso è il sol ristoro di un povero malato?/ È ver, ma chi desideri, grazie al cielo, essere sano,/ deve lasciar tal cibo a un povero malsano! Piccola seccatura vi sembra ogni mattina/ dover trangugiare la “cara minestrina"?». È curioso che una delle più belle lodi alla minestra sia pronunciata in uno spaghetti-western: Il buono, il brutto, il cattivo. Eli Wallach, il brutto e sbrindellato bandito, a un certo punto dice: «Anche per uno come me è una gran cosa sapere che, pioggia o vento, da qualche parte c’è un piatto di minestra calda che ti aspetta».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.