2022-02-18
La virostar che salta tra pubblico e privato
A sinistra Sergio Abrignani (Ansa)
Fra gli esperti da talk, Sergio Abrignani, membro del Cts, è quello con più sangue freddo e meno incline alle polemiche. Ha un’unica ricetta per il Covid: «Vaccinatevi tutti. Il timore dei sieri? Nel deserto si beve pure acqua sporca». Ma ogni tanto scivola sui numeri.Chissà se dopo 24 mesi di indefessa tracimazione televisiva di Sergio Abrignani, gli italiani hanno maturato quella che Abrignani stesso chiamerebbe «risposta anticorpale» a immunologi e virologi vari. Mercoledì, l’esperto di vaccini nato in Sicilia (ma senese di adozione) non era in tv, ma ha concesso il suo verbo ai microfoni della radio di Stato e a Un giorno da pecora, anche in qualità di membro del Comitato tecnico scientifico che consiglia il governo su come affrontare la pandemia cinese, ha voluto dare una bella notizia a noi pecore. «Non credo verrà ulteriormente prorogato lo stato di emergenza e quindi si scioglierà anche il Cts», ha detto. Insomma, incrociando le dita, dal 31 marzo liberi tutti. E sulla permanenza o meno del green pass, specialità tutta italiana, Abrignani ha ammesso che «sarà una scelta politica», ma «quando avremo terminato la campagna vaccinale potremo togliere tutto».Che equilibrista, l’Abrignani, classe 1958, siciliano di Marsala che ha una certa somiglianza fisica con il pm antimafia Nino Di Matteo, dal quale lo distanziano essenzialmente una variante ipertricologica sulle sopracciglia e un apprezzabile tentativo di non essere ansiogeno. Insomma, a differenza di un Andrea Crisanti o di un Giorgio Palù, Abrignani non spaventa grandi e piccini e anche quando lo mettono in qualche pollaio digitale, o gli fanno domande idiote, non perde la calma e se ne resta con la sua mono espressione in silicone. Per chi non guarda la tv, Abrignani può essere assunto anche in un’unica dose grazie alle sue infinite referenze presenti su Youtube, dalle quali emergono un paio di indubbie doti televisive come la camicia azzurra sbottonata e una certa fissità nello sguardo. In più, è scrupoloso e quando gli fanno la domanda da studio e non sa di essere inquadrato, si prepara umettandosi rapidamente le labbra con la lingua per non avere inciampi quando deve partire. Coinvolgerlo in una polemica, poi, è inutile quanto pretendere che Roberto Speranza si appassioni a una lezione sulla Magna Carta inglese e sui diritti dei cittadini. Una volta che era collegato con Giovanni Floris a Dimartedì, su La7 (tre settimane fa), un no vax lo ha interrotto invitandolo «ad andare a parlare con la gente in coda di fronte alle farmacie per farsi il tampone». Abrignani ha risposto così: «C’è un ritorno strano». Insomma ha fatto lo stranito, con un colpo di genio degno di Pirandello. Ottimo inglese parlato (in rete si trovano i suoi interventi ai congressi internazionali della Menarini), il grande esperto di vaccini è un po’ più a disagio con la lingua italiana, nonostante il liceo classico a Marsala e la laurea in medicina a Padova. «Calo della risposa anticorpale», «variante molto diffusiva», «suggerimenti di raccomandazione (al governo, ndr)» sono solo alcune delle sue innovazioni linguistiche, anche se in questi mesi di sovraesposizione al virus della celebrità televisiva non ha risparmiato neppure la matematica. Abituato a calcolare al volo quanto rischiano di morire gli ultrasettantenni che non si vaccinano, Abrignani è meno sicuro con le percentuali e a giugno scorso, sempre su La7, si è esibito in un «11+6 fa 18%» che però probabilmente si spiega con una certa ritrosia di fronte al numero 17. Quando i media ripropongono in modo ossessivo un personaggio, però, è giusto chiedersi a che serva. Ora, anche nel caso di Abrignani, non è minimamente utile scomodare complotti e dietrologie. È semplicemente uno scienziato cresciuto a pane e vaccini e in tv va a dire sempre la stessa cosa: «Vaccinatevi tutti». E chi non si vaccina? «È un egoista» che coltiva «dubbi irrazionali». Ok, ma quando qualcuno si sente male per la puntura, oppure ne ha una paura motivata? Anche qui Abrignani ha la risposta pronta: «Se sei nel deserto, ti bevi anche l’acqua sporca» (intervista a La Stampa, 7 aprile 2021). Il «deserto» sono «i 150.000 morti in Italia». Ma paragonare i vaccini all’acqua sporca richiede un certo coraggio. Abrignani però è l’unico, nel mondo secondo Abrignani, che può mancare di rispetto al punturame. Nel famoso Cts è entrato a pandemia in corso, ovvero a marzo, ma era già una presenza fissa di tutti i talk show sul Covid, in quanto ordinario di patologia generale all’università di Milano. Ma non è nato negli atenei e neppure in corsia. Dal 1987 al 1993, Abrignani ha lavorato al Centro ricerche Ciba-Geigy di Basilea (in Svizzera) come responsabile del laboratorio di virologia e poi come direttore di unità. Dal 1993 al 1999 è stato responsabile del dipartimento di Immunologia e Virologia della multinazionale americana Chiron Vaccini, a Siena. E dal 1999 al 2005 è stato vicepresidente per la Ricerca e sviluppo della stessa Chiron, ma a San Francisco. Insomma, ha un vasto e ricco passato nel mondo delle grandi aziende di biotecnologie. E se dal 2006 è direttore scientifico di un’entità no profit come l’Istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm) Romeo ed Enrica Invernizzi di Milano, si è dedicato anche al «profit». Dal 2015 è consigliere di amministrazione della milanese Impact Lab di Milano di Vittorio Grazioli, il più grande polo privato della diagnostica genetica in Italia, e dal 2018 siede nel cda della Checkmab, il nuovo spin-off di università Statale, Ingm, Principia Sgr (Enpam e altre casse) «per lo sviluppo di nuove terapie contro i tumori, che potrebbero evitare l’autoimmunità», come si legge sul sito della srl. Con sfide del genere, le tv che rubano ogni giorno Abrignani al suo lavoro dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza. Non di solo Covid si muore.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi