Il docufilm, «Covid 19: dodici mesi di pensiero critico»

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La Tunisia sfida l’Italia e si oppone ai rimpatri dei clandestini in charter

La Tunisia sfida l’Italia e si oppone ai rimpatri dei clandestini in charter
Ansa
  • Il Paese africano contro la proposta di Matteo Salvini: «Resta in vigore il vecchio accordo». Ora possiamo espellere al massimo 80 persone a settimana. Troppo poche: nel 2018, su 3.500 irregolari sono tornati a casa solo 1.700.
  • Fermato un romeno per lo stupro davanti al Viminale. La vittima, che fa volontariato con gli stranieri, aveva chiesto aiuto agli uomini di guardia al dicastero subito dopo l'aggressione. Altre violenze contro i nostri connazionali: a Bologna, un giovane picchiato e mandato in coma da uno spacciatore per 10 euro.

Lo speciale contiene due articoli.

C’è un obeso sciatto? È grassofobia. Rivolta buonista contro «The Whale»
Brendan Fraser (Ansa)
Il film di Darren Aronofsky, vincitore di due Oscar, accusato di discriminazione per il ritratto del protagonista. Persino l’uso del trucco non va bene: solo un attore davvero in sovrappeso, dicono, dovrebbe avere certi ruoli.
Su Disney+ il film sullo «Strangolatore di Boston»
«Lo Strangolatore di Boston» (Disney+)

La pellicola, con Keira Knightley e Carrie Coon protagoniste, ripercorre il caso attraverso gli occhi delle due giornaliste Loretta McLaughlin e Jean Cole, senza indugiare sulla violenza e la brutalità dei fatti. «Non volevo cedere al sensazionalismo o mostrare violenza gratuita. Il mio obiettivo era quello di umanizzare le vittime, non di trattarle con mancanza di tatto», ha spiegato il regista Matt Ruskin.

«Tanti colleghi medici mi criticano, ma poi si fan curare da me»
Pietro Mozzi (iStock)
Pietro Mozzi, l’ideatore della dieta del gruppo sanguigno: «La mia stella polare è il dubbio. La scienza di oggi, invece, si crede dogma».
Pubblicità occulta, maxi multa alla Rai. E dopo Agcom arriva la Corte dei conti
Chiara Ferragni e Amadeus (Ansa)

Per le dirette Instagram a Sanremo, l’Autorità stangherà viale Mazzini che ora rischia pure l’accusa di danno erariale.Arriva la bufera. Si avverte il vento, non ancora la pioggia torrenziale sulla Rai, nel mirino di Agcom e Corte dei conti dopo le sceneggiate di Sanremo. Ieri l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è riunita ma ha chiuso solo una parte del dossier. Ha perdonato il bacio di Fedez a Rosa Chemical (nessuna sanzione), ha aperto un’istruttoria per incitamento alla violenza contro Blanco per la volgare messinscena sul palco dell’Ariston e ha formalizzato - questo era il piatto forte - le accuse di «pubblicità occulta», dando mandato alla direzione di avviare un procedimento sanzionatorio, che prima prevede il contraddittorio fra le parti.

In questo caso l’inchiesta degli uffici ha confermato l’assenza di contratti specifici con Instagram che giustificassero la clamorosa sovraesposizione (12 episodi) del social di Mark Zuckerberg da parte di Chiara Ferragni e Amadeus durante la settimana incriminata. Inoltre alla Rai è stata contestata la mancanza della scritta «messaggio promozionale» sui collegamenti con la nave della Costa Crociere, sede dei frizzi e lazzi di Fedez. Al punto che ai telespettatori era sembrata una seconda sede del Festival. «La procedura è lunga e complessa», hanno spiegato dall’Agcom, ma il destino sembra segnato.

I pasticci organizzativi del direttore dell’Intrattenimento di Rai Uno, Stefano Coletta, per blandire il super-ego di Amadeus (con la benedizione dell’ad Carlo Fuortes) costeranno alla Rai una sanzione più vicina al massimo possibile (253.000 euro) che al minimo (10.000). L’accusa formale è di «pubblicità occulta fatta gratuitamente a una società privata davanti a 12 milioni di telespettatori». Il fulcro dell’inchiesta è rappresentato da un gesto forzato, da tardo boomer, del presentatore che si fece aprire in diretta l’account Instagram da Ferragni e si divertì con l’influencer a postare sui suoi social contenuti coperti da esclusiva Rai. Oggi il profilo di Amadeus ha due milioni di follower, in gran parte raccolti in quei giorni, con vantaggi economici potenziali da 15.000 euro a settimana.

Quanto a Fedez, è stato salvato dai suoi sponsor politici Pd e Movimento 5 stelle. Il bacio metrosexual e l’amplesso mimato con Rosa Chemical non sono stati ritenuti meritevoli di approfondimento né di deferimento, con voto favorevole del presidente Agcom Giacomo Lasorella (promosso da Giuseppe Conte quando era premier) e dei commissari Antonello Giacomelli (dem) ed Elisa Giomi (grillina). Contrari al colpo di spugna, ma in minoranza, Massimiliano Capitanio (Lega) e Laura Aria (Forza Italia).

Con la lunga ombra della pubblicità occulta sulla testa, i vertici Rai tremano per un altro motivo. L’inchiesta Agcom è funzionale all’intervento della Corte dei Conti, pronta ad aprire un procedimento formale per danno erariale, visto il mancato introito di un’eventuale sponsorizzazione della società Meta proprietaria di Instagram. In particolare, questo filone mette in difficoltà i manager, che potrebbero essere chiamati a rispondere direttamente. Le accuse a Coletta sarebbero omesso controllo (una formula che non accetta perché assicurava: «Ho dormito tre ore per notte») e mancata segnalazione dell’anomalia al direttore artistico Amadeus.

I protagonisti del pasticcio non possono neppure trincerarsi dietro l’imprevedibilità della diretta perché niente, al Festival di Sanremo, è lasciato al caso. In questo caso, oltre ai soliti noti, nel mirino ci sarebbe soprattutto l’amministratore delegato di Rai Pubblicità, Giampaolo Tagliavia, che in un primo tempo aveva ipotizzato l’esistenza di un accordo con Meta per Instagram, poi si era arrampicato sugli specchi giustificando la pubblicità occulta come una scelta artistica. «Avere Chiara Ferragni e non parlare di Instagram era difficile», aveva detto quando scoppiò la polemica. «Ci sono state delle idee editoriali. Laddove ci dovesse essere una collaborazione continuativa, ci sarebbe un’apertura anche ad aspetti commerciali, che quest’anno sono appunto passati in secondo piano perché c’erano esigenze editoriali che andavano preservate».

Lo scandalo con tutte le sue diramazioni sta avendo un impatto silenzioso ma decisivo riguardo al destino dell’ad Fuortes, in un primo tempo deciso a resistere nel Fort Alamo di viale Mazzini fino a scadenza del mandato nel 2024 (aveva rifiutato di lasciare la poltrona per andare a dirigere il Maggio fiorentino) ma con il passare dei giorni più disponibile a fare un passo di lato. Soprattutto dopo il colloquio della scorsa settimana con il premier Giorgia Meloni, sarebbe pronto a farsi da parte a fine aprile in concomitanza con una tornata di nomine delle partecipate.

A quel punto sarebbe spianata la strada del manager interno Roberto Sergio per il ruolo di ad, affiancato da Giampaolo Rossi (lupo di mare della destra televisiva, conoscitore di ogni corridoio della Rai) come direttore generale. Negli ultimi mesi l’ipotesi è rimbalzata sulle scrivanie della maggioranza come una pallina sulle pareti del Padel. Vediamo chi fa il punto.

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