2018-07-27
La Trenta toglie dal frigo il Cemiss
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Il think tank era stato messo in stand by da Roberta Pinotti: fondi tagliati perché «colpevole» di aver diffuso notizie su Khalid Chaouki, esponente pd. Ora invece il centro avrà ruoli interforze.Nel 2012, l'allora ministro Giampaolo Di Paola, gran conoscitore della macchina della Difesa, promosse una riforma del dicastero. Che però ha incontrato diverse resistenze nel mondo militare.Lo speciale contiene due articoliTira tutt'altra aria al ministero della Difesa da quando, con l'avvento del governo Conte, Elisabetta Trenta ha preso il posto di Roberta Pinotti. E non soltanto perché i militari italiani non sono più guidati da una laureata in lettera moderne con un decennio di incarichi politici in materia di Difesa, ma da una laureata in scienze politiche con una decina d'anni d'esperienza come consulente del ministero e il grado di capitano della riserva selezionata dell'esercito, oltre che docente universitaria ed esperta di sicurezza e intelligence. Soprattutto, è cambiato l'approccio verso i civili che collaborano con la Difesa al pensiero strategico del Paese. La Trenta è entrata a Palazzo Baracchini promettendo di aggiornare il libro bianco della Difesa approvato nel 2015 e mai attuato. In uno scenario di «sicurezza collettiva integrata», come l'ha definita il ministro, dovrà tornare a essere centrale il Cemiss, il Centro militare di studi strategici, di cui lo stesso ministro fu ricercatore. E proprio dal Cemiss arriva l'avvocato Paolo Macrì, da poco segretario particolare del ministro, che nel 2014 pubblicò una ricerca sui connazionali non combattenti in caso di crisi. Fondato dal generale Carlo Jean nel 1987, dopo il decreto ministeriale del 12 dicembre 2012 il Cemiss è stato un po' dimenticato, a causa, raccontano alla Verità fonti delle forze armate, della diffidenza di alcuni vertici militari verso i civili e del timore dei militari di perdere potere. Con la riforma del settore durante il governo di Mario Monti - ministro era l'ammiraglio Giampaolo Di Paola - infatti, il potere decisionale sul pensiero strategico, prima lasciato alle forze armate, è tornato (quantomeno sulla carta) al ministro, con una logica top-down al cui vertice è posta la guida politica. Con la Pinotti, successore di Di Paola, lo scontro tra apparato militare e politica si acuì. A tal punto il Cemiss rischiò di chiudere quando a fine 2015 uscì, a insaputa del ministro, un dossier basato una ricerca del 2011 dell'israeliano International institute for counterterrorism, in cui Khalid Chaouki, allora deputato del Pd (come la Pinotti) oggi presidente della Grande moschea di Roma, veniva incluso tra i leader del radicalismo islamico in Italia. Il livello di scontro era alto e il timore di una denuncia per diffamazione consigliò lo stop temporaneo alle pubblicazioni delle ricerche.Ed è stato durante gli anni del gabinetto Pinotti che i bandi esterni di durata annuale destinati ai ricercatori (civili) dell'Osservatorio strategico, pubblicazione mensile realizzata dal Cemiss, hanno iniziato a essere pubblicati sempre più tardi, verso l'estate, fino allo stop dell'anno scorso, quando non fu emesso alcun avviso di selezione. Così, visti i ritardi dalla burocrazia militare, alcuni analisti e ricercatori, a quanto risulta alla Verità, convinti che l'Osservatorio strategico non avrebbe più riaperto hanno pensato all'azione legale contro il ministero, chiedendo liquidazione e assunzione per via di contratti annuali che giudicano essere rapporti continuativi. Con la Trenta il Cemiss sembra destinato a tornare alla centralità nel pensiero strategico del ministro. Per questo, il direttore del centro, che è per legge un generale di divisione o ufficiale di grado equivalente (da fine 2017 è il contrammiraglio Maurizio Ertreo), verrà presto affiancato da un civile. Fonti della Difesa hanno spiegato alla Verità che il ministro - oltre a riattivare i bandi relativi all'Osservatorio strategico per l'ultimo trimestre del 2018 e, successivamente, per l'intero 2019 - a inizio del prossimo anno firmerà un decreto ministeriale per trovare il direttore scientifico del Cemiss, un ricercatore che collabori con il ministro all'elaborazione del pensiero strategico tra i vari organi della Difesa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-trenta-toglie-dal-frigo-il-cemiss-2590157650.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-difficolta-della-riforma-di-paola" data-post-id="2590157650" data-published-at="1757949690" data-use-pagination="False"> Le difficoltà della riforma Di Paola In un parere al Senato datato ottobre 2017, Germano Dottori, docente di studi strategici presso l’università Luiss di Roma, interpellato circa l’istituzione di un Polo per l’alta formazione e la ricerca prevista dal disegno di legge 2728, sottolineava la necessità di riscoprire il Cemiss. Le sue parole sono contenute nel documento della quarta commissione del Senato intitolato Difesa. L’attuazione del «Libro bianco» e la riorganizzazione delle Forze armate. L’analista si diceva «del tutto concorde» ma sottolineava alcune problematicità: suggeriva l’affidamento del centro a direttori civili (oggi l’unico civile in organico è Claudio Bertolotti, direttore della ricerca), come sembra intenzionato a fare il neo ministro Elisabetta Trenta con la prossima creazione di un direttore scientifico, un ricercatore (in possesso quindi di un dottorato di ricerca) proveniente dal mondo civile o, al massimo, dalla riserva selezionata dell’Esercito.Inoltre, Dottori osservava come «meriterebbe maggiore attenzione e finanziamenti il Cemiss (Centro militare di studi strategici), quale vero e proprio think tank specialistico a disposizione non solo della Difesa, ma dell’intero governo e del Paese tutto, e incubatore di ricercatori di talento nei settori della politica internazionale, di sicurezza e di difesa». Già la riforma dell’ex ministro Giampaolo Di Paola ha incontrato diverse resistenze nel mondo militare. Di Paola, ammiraglio che è stato capo di Stato maggiore della Difesa e prima ancora capo di gabinetto del ministro della difesa con Carlo Scognamiglio (poi confermato dal successore, l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella), da grande conoscitore della macchina burocratica cercò di mettere al centro dei processi decisionali il ministro della Difesa: in pratica, ogni decisione doveva diventare politica, il che avrebbe implicato l’erosione di potere per gli apparati militari, ridotti a servitori del ministro. Condizionale d’obbligo, viste le difficoltà incontrate dai successori di Di Paola. Per questo, pensare di allargare il raggio d’azione del Cemiss all’intero governo appare difficilmente realizzabile, vista la presenza in alcuni ministeri di altre forze di sicurezza che potrebbero reclamare spazi nel pensiero strategico del Paese. Ma riscoprire e valorizzare il Cemiss e le sue risorse interne sembra una delle priorità del nuovo ministro.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)