
La storia di privilegi dell'ex ministro della Difesa si arricchisce di figuracce. La grillina ha mentito sull'affitto agevolato, che non era di 450 euro ma di soli 141. Inoltre si scopre che Pippo, il quadrupede di casa, veniva accompagnato al ministero da un'auto di servizio.Per 14 mesi lo Stato maggiore dell'esercito italiano ha potuto avvalersi del fondamentale apporto del generale Pippo. L'alto ufficiale si recava spesso con l'auto blu al ministero della Difesa e, con passo marziale, scortato da un attendente a lui riservato, faceva il suo ingresso nell'ufficio di Elisabetta Trenta, dove era accolto con tutti gli onori. Vi state chiedendo chi fosse e quale incarico ricoprisse nella gerarchia militare l'importante graduato? Semplice: era il cane da compagnia del ministro della Difesa. Pippo, infatti è lo schnauzer nano della coppia Passarelli-Trenta, lui maggiore agli Affari generali, lei capa del dicastero in cui lavora il marito. Già questo conflitto d'interessi avrebbe dovuto sconsigliare di nominarla alla guida della Difesa, ma siccome una volta decorata sul campo dai 5 stelle la nostra signora degli eserciti non poteva essere costretta al divorzio, ecco che si è provveduto a trovare casa a lei, al maggiore Passarelli e pure al generale Pippo. La storia dello schnauzer scortato in auto blu fino al ministero è stata raccontata ieri dal collega Mario Ajello, al quale va dato il merito di aver rivelato sul Messaggero l'arruolamento fra gli effettivi della Difesa dell'agguerrito generale. Senza lo scoop del giornalista romano non avremmo mai conosciuto un fondamentale tassello della vicenda umana e politica di Elisabetta Trenta, ministro della guerra ma anche della casa (sua) e del cane (sempre suo). Nessuno ci aveva mai spiegato bene quali fossero le sue doti, né perché il Movimento l'avesse scelta per guidare l'importante dicastero. Ma dopo aver scoperto la faccenda dell'assegnazione di un alloggio di servizio da 180 metri quadrati in pieno centro e, soprattutto, dopo aver letto l'originale giustificazione fornita ai giornalisti, abbiamo capito quale fosse il suo merito. La Trenta è infatti un perfetto ministro della Difesa dei propri interessi e dei propri privilegi. Spiegare in un'intervista al Corriere della Sera che l'appartamento ottenuto dal ministero le serviva anche adesso che ministro non lo era più, perché dopo essere stata per puro caso ai vertici della Repubblica ora ha una vita di relazioni importante, che non può essere racchiusa tra tinello e cucina in un quartiere periferico, è infatti un esercizio che dimostra un notevole talento nel difendere con le unghie e i denti la posizione che si è conquistata. «Non posso tornare nella casa in cui abitavo prima», ha sostenuto con piglio militare la signora senza cedere minimamente al ridicolo, «lì ci sono gli spacciatori».Per l'ex ministro, lo Stato avrebbe dovuto farsi carico della sua nuova posizione sociale. Invece di essere lei a mettersi al servizio del Paese, avrebbe dovuto essere il Paese a mettersi al suo servizio, riconoscendole cioè un'abitazione degna del rango raggiunto dopo la promozione sul campo. La Trenta, senza lode, si è spesa anche nel giustificare il successivo passaggio dell'appartamento nella disponibilità del consorte, il maggiore Passarelli. «Gli è dovuto», ha detto senza alcuna esitazione, come se a tutti i maggiori dell'esercito venisse di norma assegnato un alloggio da 180 metri quadrati in pieno centro. E per non lasciare dubbi che l'assegnazione alla velocità di Speedy Gonzales non fosse un privilegio, l'ex ministro ha pure tenuto a precisare che la magione non era concessa in uso gratuito, ma dietro un regolare e congruo pagamento. La cifra fatta circolare sulle principali testate era di 540 euro al mese, più o meno la pigione richiesta per un monolocale in zona centrale, e già questa appariva abbastanza scandalosa. Ma ieri si è saputo che l'affitto pagato era invece l'astronomica cifra di 141 euro il mese, cioè meno di quel che ci vuole per un box auto a Milano. Sì, avete letto bene. Un appartamento della Difesa, cioè dei contribuenti italiani, era - anzi è, perché la capitana a 5 stellette non ha ancora traslocato - dato in affitto per quello che si può spendere per un sottoscala in provincia. Un salotto doppio, cucina con terrazzo, quattro camere da letto, due bagni, cantina e posto auto al prezzo di realizzo di 141 il mese. A quasi 25 anni da Affittopoli, la Casta è incarnata nel volto di Elisabetta Trenta. La cosa pubblica scambiata e usata come cosa privata. Anzi, la casa pubblica. E come se già non bastasse tutto ciò, ecco Pippo, il generalissimo. Il quale non ha colpe, non è infatti responsabilità sua se qualcuno lo ha voluto elevare. Ma gli elevati di Beppe Grillo erano questi? Nerone nominò senatore il suo cavallo. La Trenta ha invece dato l'auto blu al suo schnauzer. Rompete le righe e possibilmente sciogliete il Parlamento e dateci il voto.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





