2019-02-12
La tratta dei baby calciatori clandestini
Azzerati i vertici dello Spezia calcio, dopo che un’inchiesta ha svelato un consolidato sistema per far arrivare nel nostro Paese atleti minorenni nigeriani. I giovani risultavano iscritti a scuole mai frequentate e figuravano come minori non accompagnatiLa scuola calcio che importava minorenni nigeriani clandestini era in Liguria. I giovani campioni non avevano i requisiti per stare in Italia. E anche con i regolamenti Fifa non erano in regola. Ma, sfruttando alcuni stratagemmi burocratici, i loro tutori riuscivano a ottenere i permessi e di colpo da clandestini cambiavano status in minori richiedenti asilo non accompagnati. E, così, al termine di un’indagine condotta dagli investigatori della Squadra mobile della Questura della Spezia e dallo Sco, ieri mattina il gip ha disposto, su richiesta dei magistrati della Procura, una misura cautelare interdittiva che vieta di esercitare attività sportiva calcistica, sia professionistica che dilettantistica, all’amministratore delegato e al presidente dello Spezia calcio, Luigi Micheli e Stefano Chisoli, e al presidente della società calcistica dilettantistica Valdivara Cinque Terre, Giovanni Plotegher. Game over per un anno. Niente affari legati al calcio e niente rettangoli verdi. Nei giorni scorsi erano già state perquisite le sedi delle due società calcistiche e le abitazioni dei tre indagati. Ma, con la collaborazione degli agenti delle Squadre mobili di Genova, Bologna, Treviso e Massa Carrara, la polizia ha cercato documenti utili all’inchiesta anche nelle abitazioni di altre persone legate alle due squadre coinvolte. Durante le attività sono stati sequestrati documenti e supporti informatici (hard disk e penne usb) che i magistrati definiscono di interesse investigativo. E che ora verranno consegnati a un consulente tecnico che cercherà di estrarre il materiale su cui effettuare gli approfondimenti richiesti dalla Procura. Gli atleti venivano selezionati nella famosa scuola calcio Abuja, fondata da Gabriele Volpi, il manager che nel mondo del calcio viene definito «il bianco più ricco d’Africa».Gli investigatori ritengono di aver smantellato un vero e proprio sistema finalizzato a far giungere in Italia promettenti atleti minorenni, tutti di nazionalità nigeriana, violando, così, consapevolmente le disposizioni in materia di immigrazione clandestina. Bisognava anche superare il divieto, previsto dall’articolo 19 del regolamento Fifa, che impedisce di tesserare giocatori minorenni provenienti dall’estero. Il divieto, assoluto per le società professionistiche, ammette alcune eccezioni per quelle dilettantistiche, a patto di rispettare determinate condizioni.I vertici dello Spezia Calcio, al momento della formalizzazione del visto temporaneo di ingresso rilasciato dall’ambasciata italiana in Nigeria, si impegnavano a far rientrare i giocatori minorenni in Africa al termine degli eventi sportivi, dichiarandosi consapevoli delle sanzioni penali previste in caso di dichiarazioni false, pur essendo consci fin dall’inizio che i giovani più promettenti non sarebbero rientrati. Perché attorno ai giovanissimi nigeriani si crea un bel business, che lo Spezia calcio conosce bene. I casi sono tanti, ma i due nigeriani che si sono trasformati in un affarone sono Abdullahi Nura e Umar Sadiq, cresciuti nell’Abuja e arrivati allo Spezia nel 2013 ancora minorenni e per cifre sconosciute. Tre anni dopo li ha comprati la Roma sborsando in totale 5 milioni di euro. Un plusvalore non da poco. Il gioco, insomma, valeva la candela. Gli atleti selezionati, hanno ricostruito gli investigatori, venivano trasferiti e mantenuti in Italia a spese dello Spezia, soprattutto in occasione di eventi spot come il torneo di Viareggio. Così da poterli mostrare a qualche talent scout e sperare di farci su un bel guruzzoletto. In realtà, una volta giunti in Italia, i manager facevano risultare artatamente i giovani calciatori come minori non accompagnati, beneficiando così delle disposizioni di legge.Prima della scadenza del visto temporaneo i baby calciatori, nonostante fossero già stati formalmente affidati per il viaggio in Italia a un tutore legale (che di solito era l’allenatore della scuola calcio di Abuja) venivano poi affidati ad altre persone, legate indirettamente con lo Spezia calcio, che ottenevano un decreto di nomina a tutore.Nell’intricato meccanismo burocratico c’era poi un secondo passaggio: per ottenere il decreto di affidamento venivano preparate deleghe a favore dei giovani calciatori, sottoscritte dai genitori, omettendo però di rappresentare che gli stessi minori erano già, dall’origine, affidati a un allenatore-tutore legale; condizione indispensabile per ottenere il visto di ingresso per soggiorno temporaneo in Italia.I minori, come prevedeva la legge, venivano iscritti in un istituto scolastico che, però, di fatto non frequentavano. Una volta ottenuto il decreto di affidamento, i tutori presentavano richiesta di permesso di soggiorno che, con tutti i requisiti a posto, veniva rilasciato in modo automatico. È bastato effettuare qualche controllo, però, per capire che la finalità non era quella di tendere la mano a dei minorenni in fuga dal loro Paese d’origine. A quel punto il business sulla pelle dei baby calciatori nigeriani è stato stroncato.