2019-11-05
La tenerezza e l’orgoglio. Una lezione della Fallaci alle femministe bellicose
Esce l'antologia che raccoglie i testi di Oriana sulla condizione delle donne. Una difesa dei diritti che non lascia spazio all'ideologia contro i maschi e la vita.«Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: “Ah, se fossi nata uomo!"». Oriana Fallaci scriveva queste parole in Lettera a un bambino mai nato. Era il 1975. Quel bambino, come sappiamo, non nacque né maschio né femmina, semplicemente non venne al mondo. E la Fallaci gli dedicò uno dei più straordinari inni alla vita che siano mai stati composti. Da allora, per la giornalista toscana, i figli ebbero soltanto la forma di robusti volumi cartonati. Del resto oggi, pensando alla Fallaci, il lettore fatica forse è un po' a immaginarsela mamma. Difficile figurarsi il lato materno dell'Oriana: si pensa piuttosto alla prosa fiammeggiante, al cipiglio nello sguardo, alla tempra guerriera che fino all'ultimo giorno ha sfoderato sulla carta e nella vita. Una virago, la Fallaci. Lei stessa si faceva chiamare «Scrittore» e non scrittrice. Eppure, nonostante l'immagine corazzata che solitamente si riporta di lei, quanta dolcezza ha saputo infondere nelle pagine, e quanta femminilità, a rileggerla ora. Sfogliare per credere Se nascerai donna, l'antologia che oggi Rizzoli manda in libreria: una collazione dei più straordinari articoli e interviste dell'Oriana sulla condizione femminile. Non è un caso che il volume si apra proprio con un brano di Lettera a un bambino mai nato: basta ricordare quest'opera per rendersi conto di quanto la Fallaci fosse diversa dalle autrici e attiviste che oggi vanno per la maggiore. Quelle per cui sembra che il femminismo sia soltanto la via brutale per andare contro la maternità e la vita. Quelle che disegnano un femminile furente, in guerra perenne con il maschio. Farebbe bene soprattutto a costoro riprendere in mano i testi fallaciani. Si accorgerebbero, forse, dell'ennesima grande lezione offerta dalla fiammante toscana. La quale certo è stata un baluardo di non sottomissione, una guerrigliera senza timore, ma non ha mai perduto la tenerezza, l'attenzione per l'umanità, e la diffidenza verso chi vorrebbe sostituire l'ideologia alla realtà. È semplicemente strepitoso il suo incontro con Violet Hughes uscito sull'Europeo nel 1958. La Hughes al tempo era una delle donne più discusse al mondo. Aveva dato alle stampe un volume intitolato Women in bondage e conduceva una battaglia senza tregua per il controllo del corpo femminile. «Violet Hughes sta provocando la più agghiacciante crociata che sia stata condotta nella storia del mondo: quella per trasformare le donne in creature di sesso neutrale», scriveva la Fallaci, «capaci, perciò, di misurarsi con gli uomini senza lamentare debolezze fisiologiche». La Hughes allora appariva come una folle pericolosa, ma le sue idee stravaganti non sono molto diverse da quelle portate avanti da tante delle attuali post femministe. Il racconto della Fallaci è serio ed esilarante al tempo stesso. Vediamo la Hughes comandare a bacchetta il povero marito e inveire contro le donne «schiave del sesso» che si truccano per compiacere i maschi. L'autrice inglese dichiara di vivere «in purezza», costringe alla castità persino la sua cagna Baby Sally. Sbraita che le donne debbono liberarsi dalla schiavitù della maternità (dite: vi ricorda qualcosa?). Oriana registra tutto fedelmente, senza mai schernire. Poi, nel finale, la staffilata. Descrive la Hughes mentre - con erinnica convinzione - enuncia le vittorie che le donne otterranneo negli anni a venire (con il senno di poi, aveva pure ragione). «Il racconto di queste conquiste esaltava Miss Hughes», annota Oriana. «“Occuperemo la Camera dei Lords, comanderemo gli eserciti, andremo sulla luna. Potremo perfino competere coi maschi nelle gare sportive. Altro che angeli del focolare domestico impegnati a continuare la specie. Per questo gli uomini dovranno rivolgersi ai laboratori scientifici, come nel Mondo Nuovo di Huxley". Albert continuava ad annuire, con la rassegnazione che spengeva i suoi occhi sconfitti. Baby Sally, annoiata, russava. Violet Hughes la prese in collo e, cullandola come fosse un bambino, cominciò a canticchiare: “Cara, mia piccola cara". Quando si accorse che la guardavo con l'aria di chi assapora una gustosa rivincita, la voce le morì in gola e arrossì. Le era balenato il sospetto che il buon Dio avesse sempre ragione». In questa pennellata che svela il lampo di desiderio materno nell'attivista che vuole il «terzo sesso», c'è tutta la Fallaci. Una donna che esulta per la vittoria del referendum sul divorzio, che è pronta a rispondere a tono a qualunque maschio e che non arretra di un millimetro quando si tratta di conquiste. Ma che, al contempo, sa annusare gli eccessi lontano un chilometro, e sa abbattere le cialtronate ideologiche con una virgola sulla pagina. E non cessa di ripetere che i problemi «coinvolgono in uguale misura uomini e donne, e quindi possono venir risolti solo attraverso l'alleanza degli uomini con le donne». Oriana ama respirare la libertà, ma si rende anche conto che la «donna moderna» è «totalmente libera, indiscutibilmente privilegiata, straordinariamente evoluta, la donna moderna è una donna drammatica. E lo è proprio perché su di lei gravano tutte le scelte, tutti gli impegni, la scelta d'essere un uomo o una donna, l'impegno d'essere un uomo e una donna, di avere una famiglia e un lavoro, un figlio da educare e una carriera da seguire… Ed io lo so bene che ha il diritto ad entrambe le scelte, ad entrambi gli impegni: ma so anche che conciliar quelle scelte, conciliar quegli impegni è drammatico». In poche righe, ha saputo toccare il punto più dolente, il nodo che ancora oggi fatichiamo a sciogliere, riguardante le due facce della «libertà della donna». Una situazione fatta di luce ma anche di tante ombre, che Oriana sa tratteggiare al meglio. E con chi vorrebbe eliminare grigi e chiaroscuri, la Fallaci non si fa troppi scrupoli. Per esempio quando fronteggia Kate Millett, celeberrima ideologa delle «donne in rivolta». Mentre costei s'intigna a demolire la società patriarcale e a teorizzare quanto sarebbe bello un mondo a guida femminile, la Fallaci la incalza: «Ciò parte dal presupposto che le donne siano migliori degli uomini. E questo non è vero». E ancora: « Se la sete di potere e il militarismo sono virtù maschili, come si spiega che tra le poche grandi donne si debbano annoverare creature spietate e tutt'altro che pacifiche come Elisabetta d'Inghilterra, Caterina di Russia, l'imperatrice Tsin Tsiu?». Oggi appunti come questi sarebbero considerati «reazionari» e ovviamente scorretti. L'antologia fallaciana ne è tempestata. Fino a raggiungere punte inaudite, come il passaggio in cui Oriana fa dire a Coco Chanel una grande verità sugli stilisti maschi (siamo nel 1971): «I loro vestiti sono opere di architetti, di scultori, di pittori, di decoratori, non di sarti. Sono capolavori di equilibrio, di armonia, di audacia: ma non sono vestiti. Possono indossarli le mannequin, quelle creature androgine, disumanizzate, che essi stessi inventarono per esaltare la loro falsa virilità. Non possono indossarli le donne normali, perché diventano ridicole. Ma i miei colleghi “vogliono" farle apparire ridicole. E sapete perché? Silenzio. Non mi interrompa. Perché odiano le donne. Perché non hanno mai desiderato né amato una donna». Dopo tutto, questa era Oriana Fallaci: Scrittore e femmina.
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
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