Dopo le nostre rivelazioni, il caso tangenti travolge l'intero ufficio promosso da Federica Mogherini e si rischia la caduta del governo.Tra giovedì e venerdì, La Verità è divenuta il principale organo di informazione della Macedonia. Grazie alla pubblicazione dei nostri articoli e dell'esclusiva documentazione di cui siamo entrati in possesso concernete il sistema di estorsione esistente nel Paese il nostro sito è stato letteralmente preso d'assalto da più di un milione di cittadini macedoni. Alla chiusura di questo terzo pezzo, a garantire la più assoluta veridicità delle informazioni fornite sono gli stessi protagonisti. Nonostante continui il silenzio del primo ministro Zoran Zaev, la procuratrice speciale Katica Janeva, in un messaggio scritto dalle coste greche in cui si trova in vacanza, ha ammesso che nelle registrazioni si sente la sua voce tenendo però a sottolineare che, in compagnia di un estorsore, ella si trovava al telefono con il principale sospettato solo per motivi legati alle indagini d'ufficio. Pochi minuti dopo la dichiarazione della Janeva la sua vice, Lile Stefanova, è corsa a pubblicare sul sito ufficiale della procura speciale che effettivamente la giudice Janeva in passato aveva dato istruzioni affinché a Jordan Kamchev, nel caso giudiziario «Impero», venisse garantita la libertà. Il procuratore nazionale, Joveski, dopo tre settimane di immobilità ovvero da quando Boki 13 si trova in carcere quale unico sospettato di estorsione, anche sulla base delle prove da noi pubblicate, ha immediatamente preteso che tutte le parti coinvolte vengano convocate per chiarire le loro posizioni.L'opposizione sia albanese dell'Alleanza albanese, che conservatrice del Vmro-Dpmne chiedono a gran voce l'incarcerazione immediata della giudice Janeva e le dimissioni del governo. Effettivamente la terza parte delle registrazioni che oggi andiamo a pubblicare pretenderà ulteriori, forti, chiarimenti. Nei documenti in nostro possesso una gran parte dei colloqui tra la vittima delle estorsioni nel caso «Racketeering» Jordan Kamchev e l'estorsore Bojan Jovanovski, Boki 13, avviene presumibilmente alla presenza della procuratrice speciale Katica Janeva, ovvero colei a cui l'Ue e la politica di Skopje avrebbero affidato il compito di instaurare nel Paese lo Stato di diritto e la persecuzione dei criminali. In aggiunta a ciò, la seconda domanda a cui la politica e l'opinione pubblica macedone dovranno da oggi cercare di dare una risposta definitiva, attraverso l'analisi delle corrispondenze telefoniche e dei movimenti personali, è quali siano stati gli effettivi rapporti tra Boki 13 ed il premier Zoran Zaev. Boki 13 fa, infatti, più volte mostra della sua vicinanza con il primo ministro negli audio che pubblichiamo e garantisce a Kamchev il suo appoggio. La sicumera con cui Jovanovski parla ed agisce descrive agli ascoltatori delle registrazioni una rete di estorsione molto vasta nella quale giudici e politici manipolano i risultati a proprio piacimento, ma soprattutto si spartiscono decine di milioni di euro. Dato che quanto da noi pubblicato è da settimane nelle mani della procura per la lotta alla criminalità, ci auguriamo che i casi vengano presi in seria considerazione molto celermente unitamente a tutte le altre prove disponibili. Sulla scia dello scandalo delle intercettazioni che anni addietro ha stravolto la Macedonia, la procura speciale affidata alla Janeva è stato uno strumento voluto dall'Unione europea per placare la guerra politica tra opposizione e governo. Tuttavia, dato che la sua nomina è stata effettuata sulla base di un compromesso politico tra l'allora premier Nikola Gruevski e il leader dell'opposizione Zaev il tutto fa pensare che entrambi già nel 2015 si siano accordati sul proseguo degli avvenimenti. Grazie all'attività della Janeva, Zaev è giunto al potere e la Macedonia ha perso gran parte della sua sovranità internazionale costretta a capitolare davanti alle richieste della Grecia mentre Gruevski, abbandonando tutti i suoi compagni di viaggio e i cittadini che credevano nel partito conservatore Vmro-Dpmne si è garantito la fuga e si trova oggi in esilio all'estero.
Zohran Mamdani (Ansa)
Dalle politiche sociali ai limiti dell’esproprio alla città come «santuario» per i gay Mamdani rappresenta la radicalizzazione dei dem. Ma anche una bella grana
Da più parti, la vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni municipali di New York City è stata descritta (se non addirittura salutata) come uno «schiaffo» a Donald Trump. Ora, a prima vista, le cose sembrerebbero stare effettivamente così: il prossimo primo cittadino della Grande Mela, che entrerà in carica a gennaio, sembra quanto di più lontano possa esserci dal presidente americano. Tanto che, alla vigilia del voto, lo stesso Trump aveva dato il proprio endorsement al suo principale sfidante: il candidato indipendente, nonché ex governatore dem dello Stato di New York, Andrew Cuomo.
Rifugiati attraversano il confine dal Darfur, in Sudan, verso il Ciad (Getty Images)
Dopo 18 mesi d’assedio, i paramilitari di Hemeti hanno conquistato al Fasher, ultima roccaforte governativa del Darfur. Migliaia i civili uccisi e stupri di massa. L’Onu parla della peggior catastrofe umanitaria del pianeta.






