2023-10-12
A spaccare l’Ue è la sinistra amica dell’Iran
Federica Mogherini e Hassan Rouhani (Ansa)
Da Federica Mogherini a Paolo Gentiloni: l’accordo sul nucleare di Teheran è stato difeso a Bruxelles soprattutto da esponenti progressisti. E le aperture verso il regime sono arrivate con Emma Bonino e Luigi Di Maio alla Farnesina. Un errore che si riflette sulle divisioni di oggi.L’Iran non si celerebbe dietro l’attacco di Hamas contro Israele: è questo, secondo la Cnn, il parere dell’intelligence americana, che non avrebbe comunque ancora raggiunto una conclusione definitiva. Eppure la stessa Hamas aveva inizialmente detto di aver ricevuto supporto da Teheran, mentre il Wall Street Journal aveva riportato che il regime khomeinista avrebbe aiutato a pianificare l’attacco. Anche fonti del governo israeliano avevano riferito al Times of Israel di avere «indizi» che vanno in tale direzione. Il sospetto è che Joe Biden nicchi sul ruolo iraniano per schermirsi dalle critiche dei repubblicani, che lo accusano di appeasement verso Teheran: un appeasement che avrebbe indirettamente rafforzato l’Iran e i gruppi che esso storicamente spalleggia: da Hamas a Hezbollah. Una situazione che, secondo i critici, avrebbe favorito l’offensiva contro Israele. È del resto un dato di fatto che la Casa Bianca abbia di recente scongelato sei miliardi di dollari di asset iraniani. Così come è un dato di fatto che, dal 2021, abbia aperto a un possibile ripristino del controverso accordo sul nucleare con Teheran (il Jcpoa). E proprio il rilancio del Jcpoa chiama in causa le responsabilità della sinistra europea e italiana. Certo: il Pd ha condannato l’aggressione di Hamas a Israele e ha spesso criticato la repressione che gli ayatollah attuano contro i dissidenti. Peccato però che abbia anche più volte difeso l’accordo sul nucleare iraniano. In primis, nel 2015 quell’accordo fu principalmente negoziato, oltre che dalla Russia e dall’amministrazione Obama, dall’allora Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini, che all’epoca era espressione del Pd e, conseguentemente, del Pse. In secondo luogo, vari dem nostrani hanno difeso quell’intesa. A giugno 2022, l’allora responsabile esteri del Pd, Lia Quartapelle, criticò Donald Trump su Twitter per essersi ritirato dal Jcpoa nel 2018. Era inoltre il 2020, quando il capodelegazione del Pd all’Europarlamento, Brando Benifei, disse di considerare l’accordo sul nucleare «la base del miglioramento dei rapporti tra Iran e Occidente». Sempre nel 2020, l’allora europarlamentare dem Pierfrancesco Majorino giudicò «folle» l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani da parte di Trump, aggiungendo: «L’errore che non dobbiamo compiere è gettare l’accordo sul nucleare». La tesi del Pd è che il Jcpoa sarebbe un dossier da tenere distinto rispetto a quello della salvaguardia dei diritti umani. Una posizione fallace: quell’accordo e il tentativo del suo ripristino rafforzano infatti politicamente e geopoliticamente il regime khomeinista. Quello stesso regime che, a sua volta, stronca la dissidenza interna e che, grazie a un pericoloso network regionale, punta a indebolire Israele attraverso operazioni in cui proprio Soleimani era specializzato: non a caso, ai suoi funerali presero parte i vertici di Hamas. Gli esecutivi del Pd hanno del resto reso il nostro Paese più vicino a Teheran. Emma Bonino, da titolare della Farnesina nel governo Letta, si recò in visita in Iran nel dicembre 2013: il primo ministro degli Esteri italiano a farlo nell’arco di un decennio. A rafforzare i legami tra l’Italia e la Repubblica islamica fu poi il governo Renzi. A gennaio 2016, l’allora presidente iraniano Hassan Rohani si recò in visita a Roma, mentre nell’aprile successivo fu lo stesso Matteo Renzi a essere ricevuto in Iran: i due Paesi siglarono accordi per 20 miliardi di euro. Era stato del resto proprio Renzi a proporre nel 2014 la Mogherini come Alto rappresentante Ue. Per di più, sempre nel 2016, l’allora governatrice dem del Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani, annunciò una collaborazione tra Teheran e il porto di Trieste. Era invece maggio 2018 quando l’allora premier e attuale commissario Ue, Paolo Gentiloni, prese le distanze da Trump che era uscito dal Jcpoa. «L’accordo con l’Iran va mantenuto. Contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare», twittò. La vulgata dell’epoca sosteneva che Rohani fosse esponente di una presunta fazione moderata dell’establishment iraniano. Eppure Rohani aveva definito Israele «un tumore canceroso» nel 2018, mentre nel 2017 aveva garantito supporto alla leadership di Hamas. Inoltre, secondo la testata Al Monitor, è proprio dal 2017 che Hamas e Teheran hanno intensificato i rapporti. Senza contare che l’attuale Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, anche lui in quota Pse, ha continuato ad auspicare un rilancio del Jcpoa, nonostante dal 2021 sia presidente dell’Iran un falco come Ebrahim Raisi, che ha come ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian: un fedelissimo di Soleimani, che fu ricevuto a Roma nel luglio 2022 dall’allora titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, il quale auspicò nell’occasione il ripristino del Jcpoa «quale contributo alla stabilità e sicurezza regionali». Quello stesso Di Maio che Borrell ha poi avuto la «brillante» idea di indicare come rappresentante Ue per i Paesi del Golfo. Dulcis in fundo, si fa per dire, la Mogherini e Borrell hanno rafforzato i rapporti tra l’Ue e il Qatar: Paese che, oltre ad avere solidi rapporti con l’Iran, intrattiene opachi legami con Hamas e supporta il ripristino del Jcpoa. Nel 2018, la Mogherini firmò un accordo di cooperazione con Doha, mentre nel 2021 Borrell annunciò l’apertura di una rappresentanza diplomatica europea in Qatar. E attenzione: il problema non è solo storico. Quanto sta accadendo in Israele ha spaccato la Commissione europea, in cui ci sono figure, spesso legate al Pse, non troppo ostili a Teheran. È forse anche per questo che, alla luce della crisi in corso, gli Usa hanno scelto di interfacciarsi maggiormente con i singoli leader europei piuttosto che con Bruxelles. Davanti a un nuovo sconvolgimento geopolitico, l’Ue rischia di farsi trovare divisa e impreparata, oltre che pericolosamente ambigua. Chissà se Borrell e il Pse capiranno prima o poi che il rilancio del Jcpoa dovrebbe essere finalmente archiviato. Ne va della sicurezza di Israele e dell’Occidente tutto.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.