2022-06-02
La sinistra ora boicotta il premio al martire di Palmira: «È di destra»
(Marc DEVILLE/Gamma-Rapho via Getty Images)
Nel 2015 Khaled al-Asaad fu decapitato dalle belve dell’Isis. Dopo l’ondata di sdegno globale, alla sua memoria è conferito il World heritage hero. Ma chi organizza è di Fdi e quindi va sabotato.Khaled al-Asaad era uno studioso noto e stimato in tutto il mondo. Laureatosi in archeologia a Damasco, in Siria, per decenni ha condotto scavi e ricerche a Palmira, uno dei siti più importanti e suggestivi del pianeta. Al-Asaad ne curava il museo, e aveva dato un contributo fondamentale allo sviluppo dell’area. Nell’agosto 2015 fu catturato e ammazzato dalle belve dello Stato islamico, che lo decapitarono proprio nei pressi degli scavi che lo studioso tanto amava. All’epoca si sollevò un’ondata di sdegno. Piero Fassino, in qualità di sindaco di Torino e presidente nazionale dell’Anci, propose che in tutte le città italiane musei e istituzioni culturali esponessero bandiere a lutto per onorare l’archeologo massacrato. Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, subito si espose per sostenere la proposta dal collega Fassino. Matteo Renzi, che era ancora premier e segretario del Pd, diffuse un comunicato gravido d’emozione: «Stasera il Pd ricorda in tutte le feste dell’Unità Khaled al-Asaad, custode di Palmira, ucciso dall’Isis. Non rassegnarsi alla barbarie, mai». Tutte reazioni più che giustificate e assolutamente condivisibili: lo studioso ucciso meritava le migliori celebrazioni. Oggi, però, il Partito democratico sembra aver assunto una posizione leggermente diversa. Da giorni, infatti, ce la sta mettendo tutta per ostacolare il premio istituito proprio a Torino e dedicato alla memoria di al-Asaad. Il riconoscimento si chiama World heritage hero, e verrà attribuito a chi «vive la cultura in territori di conflitto e di rischio, là dove fare cultura significa mettere quotidianamente in gioco la propria vita». Come si legge nella presentazione uscita nei giorni scorsi, «il premio è stato ideato dalla Fondazione H.Opes - Humanae Opes, insieme con l’assessorato alla Cooperazione internazionale della Regione Piemonte, con il Circolo dei lettori di Torino ed il Centro conservazione e restauro “La Venaria reale”. Grazie a questo premio», aggiungono i promotori, «nei prossimi mesi i giovani archeologi siriani impegnati nel recupero dei siti archeologici devastati dal terrorismo islamista verranno formati dagli esperti italiani». Non solo si tratta di una iniziativa prestigiosa, ma pure di un intervento estremamente concreto. Invece di farsi bella con il consueto terzomondismo di maniera, Torino ha scelto di offrire un appoggio concreto a chi rischia la pelle per difendere la bellezza, e valorizza anche i professionisti di casa nostra. Al Pd, tuttavia, la faccenda non va giù. Per quale motivo? Semplice: perché a organizzare il premio e le attività collaterali non sono i soliti amici del salottino. L’assessorato alla Cooperazione internazionale è gestito dal bravo Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che ha il difetto di non essere di sinistra. E la fondazione H.Opes è presieduta da Marcello De Angelis, cioè un pezzo di storia della destra italiana. È per questo che Domenico Rossi, vicepresidente della Commissione sanità piemontese in quota Pd e Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali verdi, sono insorti e hanno presentato interrogazioni a livello regionale, e hanno mobilitato la stampa amica per attaccare l’assessore Marrone. Secondo costoro, la «collaborazione fra l’assessorato alla Cooperazione Internazionale a guida Marrone e la fondazione Circolo dei lettori stia assumendo contorni preoccupanti: dalla locandina diffusa per il Giorno del ricordo all’anteprima del premio World heritage hero con esponenti di estrema destra». L’esponente di estrema destra sarebbe appunto De Angelis. Il quale, per inciso, è stato anche parlamentare della Repubblica con il Pdl, e non risulta essere un pericoloso nemico delle libertà civili. Tra l’altro, i cari amici democratici dimenticano di ricordare che alla presentazione del premio World heritage hero era presente pure Mohammad H. al-Hariri, nipote di al-Asaad e capace continuatore della sua opera. Direte: chi se ne importa se la sinistra piemontese si oppone a un’iniziativa di questo tipo? Beh, importa eccome, e per varie ragioni che rendono questa storia locale estremamente emblematica della situazione del cosiddetto «mondo culturale» italiano. Quando manca l’approvazione dei progressisti, il sistema mediatico di solito si limita a ignorare le attività culturali, per quanto siano meritevoli. Nello specifico, sabotare il premio World heritage hero significa mancare di rispetto alla memoria di un grande studioso morto per difendere un patrimonio culturale globale. Attaccare la giunta destrorsa, inoltre, serve a uno scopo ben preciso: orientare le nomine negli enti culturali. Accusare il Circolo dei lettori di Torino di collaborare con «l’estrema destra» è evidentemente un modo per colpire l’attuale presidente, e magari sostituirlo in futuro con uno più gradito. L’ipocrisia è doppia, dato che la Fondazione che gestisce il Circolo è diretta da Elena Loewenthal, studiosa di vaglia e grande esperta di cultura ebraica che ha decisamente poco a che fare con la destra, specie quella cosiddetta estrema. Purtroppo, dalle nostre parti questa è la regola. Chi sta dalla parte «giusta» può fare ciò che vuole. Chi è sul fronte dei reprobi merita la censura e l’infamia. Guai a organizzare una conferenza sulle foibe, guai a ricordare un autore non conforme, guai a invitare a un evento «mainstream» intellettuali non allineati. Guai - persino - a organizzare iniziative prive di connotazione politica: se i sinceri democratici non hanno un posto a tavola, la rivolta è assicurata. Dunque sì, la storia del premio torinese è una vicenda locale, ma che offre un ritratto perfetto del sistema dominante in Italia. È vero, la destra spesso trascura le istituzioni culturali, per timore di scontri lascia che la sinistra le saccheggi. Ma quando fa il suo dovere e se ne occupa (e bene), ecco che viene osteggiata, attaccata o, peggio, sepolta da una cortina di silenzio rotta solo dagli assalti mediatici. Sì, questa è una vicenda locale, ma nella Penisola ci sono migliaia di queste vicende. E tutte insieme contribuiscono a far prevalere una sola visione del mondo, una sola ideologia. Cioè quella di partiti ipocriti che da decenni fanno favori agli amici e li chiamano cultura.