2019-01-09
La sinistra appesa al feticcio Alpa
Delirio dem: «Sono intervenuti perché il giurista era nel cda e Conte svolse consulenze per un altro membro». Palazzo Chigi smentisce. Nei 5 stelle scoppia la grana Gianluigi Paragone.Una giornata surreale, quella di ieri, che ha visto il Pd (ma anche alcuni esponenti di Forza Italia) sparare a palle (è il caso di dirlo) incatenate contro Lega e M5s, accusati del gravissimo delitto di voler tutelare i risparmiatori e i correntisti della banca Carige. Una giornata che ha avuto il suo momento più intenso intorno alle 8 del mattino, quando Maria Elena Boschi, con encomiabile sprezzo del ridicolo, ha affidato ai social network la sua riflessione: «Ieri il governo del cambiamento ha salvato una banca. Giusto così, per i risparmiatori. Ma se fossero uomini seri oggi Di Maio e Salvini dovrebbero riconoscere che hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi. Non lo faranno. Perché la parola verità non appartiene al loro vocabolario».La Boschi mente sapendo di mentire, paragonando l'intervento su Carige a quello che il governo del Pd, quando la stessa Boschi era ministro, fece per «salvare» Banca Etruria, istituto del quale il babbo Pierluigi, è stato vicepresidente. La Boschi, raccontò l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni, chiese anche al manager se avrebbe valutato l'acquisizione della banca dove lavorava il babbo. Gli unici esponenti della maggioranza a criticare l'intervento del governo sono stati Elio Lannutti e Gianluigi Paragone, senatori del M5s: «Vogliamo essere come i gilet gialli? Allora cominciamo a farlo. Dobbiamo dimostrare di essere forti», ha detto Paragone, «di essere il governo del cambiamento e di essere vicini alla gente. Possiamo dire ai padroni che il loro tempo è finito? Altrimenti», ha minacciato il giornalista senatore, «al prossimo voto importante io starò dalla parte dei lavoratori, mi metterò dove sfrattano le case o licenziano i lavoratori e non sarò in Aula al Senato». Un «avvertimento» che suona più come un segnale diretto verso i vertici del M5s. «Il presidente del Consiglio è stato socio di Guido Alpa, a lungo consigliere di Carige e della sua Fondazione. Conte stesso è stato consulente di Raffaele Mincione, banchiere socio Carige» hanno sbraitato inoltre i parlamentari del Pd, sollevando fantasiose ipotesi di conflitti d'interessi e arrivando a depositare una interrogazione parlamentare in merito. «Nessun conflitto di interessi», hanno risposto fonti di Palazzo Chigi, «diretto o indiretto, per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con le decisioni che ha assunto e che è chiamato ad assumere quale responsabile dell'Autorità di governo con riguardo a Banca Carige. In merito al professor Guido Alpa, il quale risulta essere stato consigliere di amministrazione di Carige fino al 2013» hanno aggiunto le fonti, «il presidente Conte ha già chiarito che non ha mai avuto con lui uno studio professionale associato né ha mai costituito con lui un'associazione tra professionisti. Quanto a Raffaele Mincione, Conte non è mai stato suo consulente nè l'ha mai incontrato o conosciuto, neppure per interposta persona».«Quante balle dei giornali, di Renzi e della Boschi», ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, «sulle banche. Proprio loro parlano! Ma secondo voi se stessimo aiutando le banche i media e questi politici falliti continuerebbero a farci la guerra?». «Mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati», ha dichiarato il vicepremier Matteo Salvini, «noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri o agli amici degli amici. Bene l'azione a tutela dei risparmiatori liguri e italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati».