2022-03-01
La russofobia travolge cittadini incolpevoli
Non si distingue il dittatore dal popolo, in un’irrazionalità da fanatismo social. Mosca fuori dai mondiali di calcio.«Dico al popolo russo: non posso credere che questo sia stato fatto in vostro nome». Il discorso di Boris Johnson, primo leader a definire il perimetro emotivo della guerra di Vladimir Putin, fu alto e potente. Ma suona stonato per come viene declinato nell’Europa delle reazioni e delle sanzioni, che non riesce a distinguere il dittatore dai cittadini e l’Armata rossa dalla popolazione dell’enorme territorio che rappresenta un sesto delle terre emerse. Secondo la vulgata continentale tutti i russi sono putiniani, e per proprietà transitiva tutti hanno le mani sporche di sangue. Quindi vanno puniti: musicisti cacciati, scienziati esiliati, calciatori espulsi dai mondiali.Il braccio di ferro deflagra al massimo livello nello sport, dove la reazione è durissima: la Russia viene sospesa dal mondiale di calcio in Qatar, in programma a novembre. Dopo la decisione della Fifa di limitare al campo neutro la punizione per le partite della Russia contro Polonia, Svezia e Repubblica Ceca, si è concretizzato lo scenario peggiore: russi fuori dalla competizione «in attesa che la situazione migliori e visto l’orientamento dell’opinione pubblica internazionale».È una semplificazione scespiriana, da lady Macbeth; un avvitamento culturale che non fa onore alle patrie occidentali del diritto. I cingoli dei tank di Mosca sono gli stessi utilizzati dal sindaco di Milano, Beppe Sala, quando ha chiesto un’abiura immediata al direttore d’orchestra Valerj Gergiev ingaggiato dalla Scala. E in assenza, lo ha licenziato. «Vedo che altre persone del mondo artistico si sono espresse in questo modo, come Anna Netrebko, e anche molti nel mondo dello sport», ha ribadito il primo cittadino. «Non voglio giudicare, ma Gergiev è ripartito e non ha risposto. A questo punto lo possiamo escludere». Mettere sulla graticola un musicista è facile, non si rischia nulla. Anzi si diventa paladini degli haters del web. Il furore agonistico è assoluto, stemperato solo dall’ironia. Letta su Twitter: «Perché Sala non fa togliere l’insalata russa dai menù dei ristoranti?».La vicenda è destinata a lasciare uno strascico ancora più antipatico: il 9 marzo salirà sul palco della Scala proprio la soprano Netrebko, che nel 2012 in un’intervista dichiarò di «desiderare di essere l’amante di Putin per la sua forte energia maschile». Che fa il sindaco, caccia anche lei? È vero, come sottolinea Sala, che su Instagram ha scritto: «Sono contraria a questa guerra». Ma ha anche aggiunto: «Costringere gli artisti a esprimere pubblicamente le proprie convinzioni politiche e a denunciare la propria terra d’origine non è giusto». Poi, in una storia successivamente cancellata (business is business), ha messo il punto esclamativo: «È spregevole da parte di persone che vivono in Occidente, comodamente sedute a casa, fingere di essere coraggiose e pretendere di combattere mettendo gli artisti nei guai. Questa è solo ipocrisia». Difficile contestare l’acuto, se si vive in Paesi nei quali la difesa del pensiero altrui dovrebbe essere considerata valore non negoziabile. Il problema è che l’Occidente obnubilato dalla polizia del karma fatica a distinguere i ruoli. Inclusivo a parole. Non è sempre stato così. Mai gli artisti afghani sono stati confusi con i talebani, mai i cineasti iraniani o irakeni sono stati banditi dai festival di Cannes o di Venezia per responsabilità di ayatollah e Saddam Hussein. Ora sta accadendo qualcosa di americano: non distinguere lo Spetnatz con il kalashnikov dal contabile di Kalinigrad o dal contadino siberiano.In questo gioco al massacro dove ogni russo è un criminale, l’Italia si distingue. Qui, in preda alla sindrome da green pass, oltre ai musicisti si è deciso di vessare gli scienziati. La notizia arriva dal Cnr, supremo santuario laico del pensiero scientifico nazionale. Il Consiglio nazionale delle ricerche ha sospeso le missioni con la Russia e «non rinnova gli accordi di ricerca con gli enti della Federazione, aprendo la propria disponibilità a sostenere ricercatrici e ricercatori ucraini». Lo ha annunciato la presidente Maria Chiara Carrozza. Nel suo appello alla pace ha precisato: «Con dolore ho dato indicazione di sospendere le missioni in Russia. L’Unione europea ha infatti adottato sanzioni con le quali intende scongiurare l’eventualità che pur legittime collaborazioni di ricerca possano fornire involontario sostegno all’azione militare».L’onda lunga della reattività istintiva arriverebbe fino alle università. Secondo Tatiana Moskalkova, commissario per i Diritti umani in Russia, «alcuni studenti che si trovano nelle università europee sono in via di espulsione». Non ci sono casi specifici, quindi è bene prendere con le pinze la denuncia. In un simile scenario Albert Einstein sarebbe stato messo in prigione negli Stati Uniti. E se domani uno scienziato russo scoprisse la cura definitiva per i tumori più aggressivi, non verrebbe preso in considerazione perché connazionale di Putin. Domina l’irrazionalità che non appartiene a uomini di cultura, ma al fanatismo social. Nessuna novità, anche l’Occidente dei buoni ha eccessi tossici.