2021-02-09
La regina Elisabetta ha occultato parte del suo favoloso patrimonio
Regina Elisabetta (Getty images)
Secondo il «Guardian», negli anni Settanta la famiglia reale fece modificare a suo favore una legge sulla trasparenza delle società finanziarie. Per Buckingham Palace non è stato fatto nulla di scorrettoIl galateo impedisce alle signore di parlare in pubblico di denaro e proprietà. Forse è per questo che la regina Elisabetta negli anni Settanta ha pensato di far pressioni sul Governo per modificare una legge, che la avrebbe altrimenti sottoposta alla regola della trasparenza sui patrimoni finanziari. Che dipenda da questioni di bon ton o dal senso di imbarazzo nel rivelare la propria ricchezza ad un popolo che fatica ad arrivare a fine mese, poco importa. Di certo, però, un’interferenza c’è stata, come ha rivelato il Guardian, che è venuto in possesso di alcuni promemoria di funzionari pubblici, che erano custoditi in qualche angolo degli Archivi Nazionali. Lo scandalo che in questi giorni sta mettendo in imbarazzo Buckingham Palace risale alla fine del 1973, quando al governo c’erano i Conservatori guidati da Ted Heath. Il Parlamento puntava ad approvare una legge sulla trasparenza dei patrimoni dei cittadini britannici, imponendo alle società finanziarie di rivelare chi fossero i detentori delle azioni e, secondo il Guardian, gli avvocati di Sua Maestà pretesero di dare un’occhiata al disegno di legge e suggerirono dei cambiamenti. Dapprima chiesero un incontro con alcuni funzionari del ministero di Commercio e industria, che presero nota di riunioni e sollecitazioni in memorandum, che adesso sono finiti nelle mani dei giornalisti e hanno innescato questa «bomba». Secondo il Guardian, l’avvocato di Sua Maestà spiegò che i suoi clienti sarebbero stati imbarazzati dalla rivelazione di certi dettagli finanziari e suggerì delle modifiche. La segnalazione passò dal primo funzionario fino a quello più alto in carica e poi arrivò sulla scrivania del sottosegretario. Passarono un paio di mesi finché non si trovò una soluzione: una piccola clausola aggiunta al decreto, che consentiva al governo di esentare dalle regole della trasparenza le società utilizzate dai «capi di Stati». Quindi non solo dalla regina (se fosse stata l’unica a non dover sottostare alla norma della trasparenza, si sarebbe comunque capito quali azioni erano le sue, spiega il Guardian) ma anche da altri capi di Stato, da componenti delle autorità monetarie, dallo stesso Governo. Una «scappatoia» ideale, che in realtà divenne operativa insieme alla legge solo tre anni dopo. Ad approvarla fu un governo laburista, visto che l’esecutivo di Heath andò in crisi, perse le elezioni e dovette cedere il timone a propri oppositori. Che però secondo il Guardian presero il vecchio disegno di legge sulla trasparenza e lo approvarono senza verifiche. Di fronte alle contestazioni del quotidiano, Buckingham Palace ha segnalato che non è stato fatto nulla di scorretto. Secondo la legge britannica, infatti, la monarchia ha il diritto di leggere in anteprima le norme che saranno approvate dal Governo. È una formula che va sotto il nome di «Queen’s assent», ovvero assenso della regina, e deriva da regole antiche, che fanno riferimento a testi come la Magna Carta. Solo che di norma l’assenso reale è un processo formale e i sovrani non intervengono sul merito. In base a documenti e testimonianze raccolte dal Guardian, invece, per questo caso degli anni Settanta i legali di Elisabetta analizzarono con attenzione il disegno di legge e suggerirono cambiamenti. Appellandosi probabilmente a un’altra formula, quella del «Queen’s consent», ovvero il consenso della regina, in base al quale il capo della monarchia viene invitato a valutare e ad esprimersi sulle leggi, nel momento in cui possano avere delle ripercussioni sulle prerogative o sugli interessi della corona. Più che per svelare il caso del patrimonio nascosto, sembra che la denuncia del Guardian sia stata promossa per segnalare l’influenza della monarchia sulla vita politica del Paese. La separazione tra i due ambiti è sempre stata netta, ma dopo queste rivelazioni sorge il dubbio che forse in qualche occasione ci possano essere stati comportamenti che hanno tradito questo equilibrio.Curioso, infine, che l’avvocato della casa reale abbia parlato nei memorandum dell’imbarazzo che avrebbe creato a Sua Maestà la diffusione di notizie dettagliate sul suo patrimonio. Sulla ricchezza della famiglia reale, chiamata dagli inglesi anche The Firm (letteralmente l’azienda), infatti, non ci sono dati precisi. I Windsor possiedono gioielli, terreni, castelli, che sono anche oggetto di attrazione per i turisti. E, poi, ovviamente gestiscono investimenti e partecipazioni societarie. Secondo una stima di Forbes il patrimonio della sola regina sarebbe pari a circa 500 milioni di sterline, cui vanno aggiunte le ricchezze degli altri componenti della famiglia reale. La monarchia, però, viene finanziata anche dai cittadini britannici che pagano le tasse, attraverso una sovvenzione emessa in forma forfettaria dal ministero del Tesoro. Si chiama Sovereign Grant e per l’anno fiscale 2018-2019 è stato pari a 82,3 milioni di sterline. In sostanza 1,24 sterline per ognuno dei cittadini. Cui forse spetterebbe il diritto di conoscere i dettagli dei conti di Sua Maestà.
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