2020-10-31
La realtà parallela della Lamorgese. «Il terrorismo? È colpa di Salvini»
Il ministro dell'Interno, messo sotto accusa dalle opposizioni per non aver espulso Brahim Aoussaoui, replica dando una spiegazione surreale: «È il leader del Carroccio ad aver generato insicurezza».Il massacro francese riapre il tema degli attentatori transitati qui: anche il killer di Berlino era sbarcato da noi prima di passare all'azione. E non è rimasto il soloLo speciale contiene due articoliDopo un giorno di surreale silenzio, il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha tentato di schivare le accuse di «responsabilità morale» sull'attentato nella cattedrale di Nizza. Il tunisino Brahim Aoussaoui, estremista islamico, ha ucciso tre persone al grido «Allah Akbar». Ma prima era sbarcato a Lampedusa, per scomparire nel nulla come migliaia di clandestini. La Procura di Bari ha aperto un'indagine per associazione terroristica relativa al provvedimento di respingimento adottato nei confronti del killer, mentre quella di Palermo sta indagando sui suoi contatti nel capoluogo siciliano. Intanto, il predecessore al Viminale, Matteo Salvini, chiede le dimissioni di Lamorgese. E l'ex prefetto di Milano, avendo a lungo rimuginato, offre finalmente la sua fulminante controreplica: colpa «delle opposizioni». E del truce leghista, ovviamente. «Questo è un attacco all'Europa, non c'è nessuna responsabilità da parte nostra» assicura. «Ho sentito parlare dei decreti sicurezza che noi avremmo modificato. Ma voglio anche dire che i decreti sicurezza hanno creato insicurezza, perché 20.000 persone sono dovute uscire da un giorno all'altro dall'accoglienza».La ministra dell'Interno, con il più ardito sillogismo, rovescia l'accusa del leader leghista. Contrattacca: «È il momento di fermare le polemiche. Il tunisino che ha assassinato tre persone a Nizza non era stato segnalato né dalle autorità tunisine, né dall'intelligence». Ricorda: «In passato devo dire che casi analoghi, purtroppo, si sono verificati. Allora mi chiedo come mai le forze di opposizione, che oggi si sono scusate con la Francia, non hanno ritenuto di fare lo stesso in altri casi gravi che si sono verificati? E parlo degli attentati a London Bridge, il 3 giugno del 2017, e alla Rambla, il 17 agosto 2017». La logica sembra zoppicare. Proviamo comunque a interpretare: il ministro vorrà mica dire che, purtroppo, il terrorismo è ciclico? Ma cosa c'entra l'opposizione in questo labile argomentare? Mentre la follia islamica feriva a morte Londra e Barcellona, in Italia c'era il governo guidato da Paolo Gentiloni. Lamorgese veniva nominata prefetto di Milano dall'allora titolare del Viminale, Marco Minniti. Salvini era un combattivo europarlamentare che tentava di rilanciare il partito. Giorgia Meloni lottava per far crescere Fratelli d'Italia.Eppure sono loro, «le opposizioni», quelle che dovrebbero cospargersi il capo di cenere. Per quello che dicono oggi e hanno pensato prima. Il leghista replica: «Sono senza parole. Con i porti aperti sbarca a Lampedusa un terrorista islamico, identificato a Bari ma lasciato libero di fuggire a Nizza a sgozzare e decapitare. E secondo il ministro dell'Interno è colpa mia». Meloni aggiunge: «Il ministro Lamorgese ha detto che il terrorista è entrato da Lampedusa perché Lampedusa è la porta d'Europa. Il problema è che quella porta andrebbe chiusa e sorvegliata. Non spalancata come fa la sinistra al governo».La ministra dell'Interno riepiloga dunque l'approdo in Italia dell'attentatore tunisino: «È arrivato a Lampedusa con uno sbarco autonomo il 20 settembre e il 9 ottobre ha ricevuto un decreto di respingimento». Insomma, cos'altro avrebbero potuto fare? Mica penserete che controllino tutti quelli che giungono sulle nostre coste? E mentre il tagliagole si muoveva indisturbato tra Italia e Francia, la giustizia approntava processi contro il perfido ministro che aveva fatto della lotta ai clandestini la sua missione politica.Ricostruiamo. Brahim Aoussaoui, come spiegato appunto da Lamorgese, giunge nell'isoletta siciliana il 20 settembre scorso. È uno tra i tantissimi a bordo dei 26 barconi attraccati. Sono momenti decisivi anche per il caso Gregoretti. Gli avvocati dell'ex ministro dell'Interno consegnano al tribunale di Catania una lunga e articolata memoria difensiva. Mossa che prelude all'udienza preliminare del processo al leader leghista per il mancato sbarco di 131 migranti: bloccati quattro giorni in mare fino al 31 luglio 2019, quando viene data l'autorizzazione ad attraccare nel porto di Augusta. Salvini è indagato per sequestro di persona pluriaggravato: un reato che prevede fino a quindici anni di carcere. Intanto, il tunisino segue le procedure previste. Tampone e quarantena obbligatoria. Poi il 9 ottobre scorso con la nave Rapsody, insieme a 18 immigrati positivi al Covid e altri 805 passeggeri, viene trasferito a Bari in un centro d'accoglienza. E resta in attesa dell'identificazione. Qualche giorno prima, la procura di Catania chiede l'archiviazione per il capo leghista. Il gup decide così di rinviare l'udienza. L'avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, comunica di voler sentire proprio Lamorgese: «Perché confermi che la procedura utilizzata da Salvini è la stessa di quella seguita oggi». Insomma, il processo continua. E mentre il leader del Carroccio è alla sbarra, Aoussaoui diventa uccel di bosco. Ricevuto il foglio di via dalle autorità italiane, viene lasciato libero. A quel punto, è ufficialmente un clandestino. Parte per la Francia. Arriva a Nizza. E il 28 ottobre trucida tre incolpevoli in una cattedrale. Le ultime novità giudiziarie su Salvini erano solo di qualche ora prima: fissata l'udienza preliminare anche nel processo per il sequestro della nave Open Arms. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-realta-parallela-della-lamorgese-il-terrorismo-e-colpa-di-salvini-2648566111.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="amri-e-gli-altri-italia-hub-delle-stragi" data-post-id="2648566111" data-published-at="1604091566" data-use-pagination="False"> Amri e gli altri: Italia hub delle stragi L'attentato islamista di Nizza ha messo nuovamente sotto i riflettori una vecchia questione: quella dei terroristi che hanno colpito in Europa, dopo essere sbarcati in Italia. Brahim Aouissaoui non è difatti il primo pericoloso jihadista ad essere approdato in prima battuta nel nostro Paese, per poi sferrare attacchi in altre parti del Vecchio Continente. Il precedente più noto è - sotto questo aspetto - senza dubbio quello del responsabile dell'attentato ai mercatini di Natale di Berlino nel dicembre del 2016, Anis Amri, che era arrivato dalla Tunisia a Lampedusa su un'imbarcazione nel febbraio del 2011. Quello stesso Amri che avrebbe trovato poi la morte, pochi giorni dopo l'eccidio tedesco, nel corso di uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine italiane a Sesto San Giovanni, nei pressi di Milano. Situazione in buona sostanza simile è quella di uno dei principali sospettati dell'attacco compiuto a Parigi nell'ex sede di Charlie Hebdo: Zaheer Hassan Mahmoud. Lo scorso settembre, costui ha riferito all'autorità inquirente d'Oltralpe di aver lasciato il Pakistan nel marzo del 2018 e di aver raggiunto la Francia nello stesso anno, dopo essere passato in Iran, Turchia e Italia. A renderlo noto, è stato il procuratore nazionale antiterrorismo francese, Jean-Francois Ricard. Tra l'altro, al di là degli attentati portati a termine, troviamo anche il problema di pericolosi soggetti radicalizzati, mossi da cattive intenzioni. Un caso da menzionare sotto questo punto di vista è quello di Alagie Touray: giovane gambiano sbarcato a Messina nel 2017, è stato fatto arrestare due anni fa dalla Procura di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta antiterrorismo. In particolare, fu trovato un video in cui il soggetto in questione dichiarava: «Giuro di prestare fedeltà al Califfo dei musulmani Abu Bakr Al Quraishi Al Baghdadi, nei momenti difficili e facili, nel mese di Rajab giorno 2 e Allah è testimone di quello che dico». Era invece il giugno del 2017, quando venne arrestato a Crotone il giovane iracheno, Hussien Abss Hamyar, per istigazione a delinquere e apologia dello Stato islamico. Oltre a messaggi di esaltazione del Califfato su Internet, costui aveva infatti intenzione di reclutare miliziani nello Sprar di San Nicola dell'Alto, dove era stato inviato in attesa che fosse esaminata la sua richiesta di asilo politico. Del resto, che gli sbarchi clandestini in Italia siano potenzialmente forieri di islamisti non è esattamente una novità. Nonostante si sia talvolta cercato di minimizzare o addirittura negare questo rischio, nel 2018 – riferì il Guardian – l'Interpol sostenne che cinquanta tunisini affiliati allo Stato Islamico fossero approdati nel nostro Paese a bordo di imbarcazioni, con lo scopo di raggiungere vari punti del Vecchio Continente. Tutto questo, senza contare i rischi inerenti alla Libia, soprattutto dopo che – lo scorso gennaio – l'Esercito nazionale libico dichiarò che quarantuno terroristi avessero lasciato Tripoli, diretti verso l'Italia. L'annuncio si inseriva certamente nella cornice del duello politico-militare tra Khalifa Haftar e Fayez Al Serraj: ma si trattava comunque di affermazioni non poco inquietanti. D'altronde, il rischio di infiltrazioni islamiste non riguarda soltanto il nostro Paese. Il siriano Ahmad Al-Mohammad – che fu tra gli artefici dell'attacco allo Stade de France nel novembre del 2015 – era stato registrato in Grecia (nell'isola di Leros), dove era arrivato in qualità di rifugiato.