
La più piccola è di cinque centimetri, la più elegante si indossa come un anello. Il kalashnikov è il fucile più diffuso: ne esiste uno ogni 35 persone. Calano le vendite di armi da caccia e salgono quelle da difesa personale.Calano le vendite di armi da caccia, ma aumentano quelle da difesa personale. Stando alla Small arms survey, un centro di ricerca svizzero, in Italia ci sono 8,6 milioni di armi registrate (escluse quelle delle forze dell'ordine e dell'esercito). Ma sono solo stime. Secondo l'Osservatorio permanente sulle armi, ce ne sarebbero tra i 10 e i 12 milioni. Il Censis poi parla di 1.398.920 licenze per porto d'armi, il 20,5% in più rispetto al 2014 e il 13,8% in più rispetto al 2016. Quelle per uso sportivo lo scorso anno sono aumentate del 41%.Di certo c'è che con il nuovo decreto legge sulla sicurezza i modelli acquistabili raddoppiano, passando dagli attuali 6 a 12. D'ora in poi diverse armi da guerra, come i fucili d'assalto, saranno catalogate come sportive e, quindi, potranno essere regolarmente detenute da semplici tiratori sportivi. Ad esempio l'Ar15, in grado di sparare tra i 45 e i 60 proiettili. Ma anche se il decreto li ha aumentati, i colpi cosiddetti «legali» sono limitati: si passa da 5 a 10 proiettili per le armi lunghe e da 15 a 20 per quelle corte. Il porto d'armi viene concesso a tutti i cittadini incensurati, non alcolisti o tossicodipendenti, che non abbiano malattie nervose e psichiche o «vizi di mente che diminuiscano, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere». D'obbligo denunciare l'arma ai carabinieri, anche inviando una semplice mail.Per difesa personale il porto d'armi costa meno di 200 euro, la licenza ha una durata di 5 anni. I costi delle armi dipendono dal tipo: ci vogliono 400 euro per una Beretta 92Fs, 850 euro per la pistola Smith & Wesson modello 637, 1.500 euro per un'automatica o semiautomatica.Le Petit protector è una rarissima pistola-anello che può essere indossata come un gioiello. L'arma ha una piastra di rinculo d'acciaio che fa da base ad un caricatore per cartucce Pinfire che possono essere sparate direttamente dalla mano. Costa circa 2.000 euro. L'Ak47, vero nome del kalashnikov, è il fucile più venduto nel mercato nero. Nel mondo ce ne sono 200 milioni. Uno ogni 35 persone. Se ne producono circa 1 milione l'anno. Costa dai 250 ai 3.000 euro. La «A» sta per «automatico», la «K» per il cognome dell'inventore, Michail Timofeev Kalashnikov, «47» per l'anno di nascita, 1947. Vincitore della gara per la progettazione di un nuovo fucile d'assalto destinato all'esercito sovietico, Kalashnikov aveva creato l'arma in modo che i contadini analfabeti del Kazakistan o della Siberia arruolati in fretta e furia potessero trovarla semplice da maneggiare. Ora sono i bambini soldato a maneggiarla.«Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto» (Gian Maria Volonté in Per un pugno di dollari di Sergio Leone).La pistola più piccola al mondo è la Swissminigun: misura appena 5,39 centimetri di lunghezza per 3,5 di altezza e 1 di spessore, ma funziona come quelle grandi. I proiettili, lunghi 0,89 centimetri, vantano un calibro di appena 2,34 millimetri. Costa 3.768 euro, mentre le munizioni sono in vendita a 5 euro per cartuccia. I più vezzosi c'è la versione in oro a 18 carati.L'archibugio, la prima arma da fuoco portatile, fu inventato nella seconda metà del Quattrocento per sconfiggere il nemico in guerra, le prime pistole nel Cinquecento in Toscana. A Pistoia per la precisione. Pare che il termine pistola derivi proprio dal nome della città. Si legge sul Vocabolario marino e militare di Alberto Guglielmotti (1889): «A Pistoia... si solevano fare piccoli pugnali, i quali essendo stati portati in Francia come novità, furono dal luogo di provenienza detti dapprima pistojesi, poscia pistolieri e infine pistole. Qualche tempo dopo essendosi venuti all'invenzione dei piccoli archibugi si trasferì a essi il nome dei piccoli pugnali...». Alcuni fanno risalire l'etimologia al ceco píšt'ala, canna.Il 3 ottobre 1526 mastro Bartolomeo Beretta da Gardone consegnò all'Arsenale di Venezia 185 canne d'archibugio in cambio di 296 ducati. Secondo Marco Morin e Robert Held, la Beretta è la più antica dinastia industriale al mondo in attività: 15 generazioni e quasi 500 anni dopo, l'azienda di Pietro Gussalli Beretta vanta un fatturato di 668,6 milioni di euro.Le rivoltelle della Colt hanno fatto la storia del West. Sam Colt, figlio di un agricoltore, orfano di madre all'età di due anni, ebbe l'idea del revolver dopo un apprendistato come mozzo, ispirato dal funzionamento del timone della nave. Il 4 gennaio 1847 Colt firmò un contratto con il War department americano per la fornitura di 1.000 revolver ai rangers del Texas a 28 dollari a pistola Army model.Tra gli amanti delle Colt: Billy the Kid, Buffalo Bill, Calamity Jane, Wyatt Earp, Wild Bill Hickok, Jesse James, Allan Pinkerton, il generale George Smith Patton, il presidente Theodore Roosevelt ma anche John Wayne, Clint Eastwood e Bruce Willis.In Italia la media annuale dei duelli con la pistola nel decennio 1879-1889 era di 279 (Codice cavalleresco italiano di Jacopo Gelli, 1892). Nel 1820, in Russia, Fëdor Ivanovic Tolstoj inanellò una formidabile serie di 11 scontri vinti, tutti contro abili ufficiali dell'esercito.Aleksandr Sergeevič Puškin, irascibile poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo, sfidava a duello chiunque lo infastidisse. A 37 anni aveva lanciato il guanto almeno 15 volte, per le ragioni più diverse. A ucciderlo però fu la gelosia. La sua giovane sposa, Natalia Goncharova, tra le più belle fanciulle della città, era stata sedotta dal nobile francese Georges d'Anthès, 25 anni, ma fu una lettera anonima, il «diploma del cornuto», che conteneva più di un accenno evidente all'infedeltà di sua moglie che mandò Puškin su tutte le furie. Accecato dalla rabbia sfidò a duello il giovane, ma questi chiese in moglie Ekaterina, sorella del poeta. Le nozze non misero a tacere le voci e l'8 febbraio del 1837, nella periferia di San Pietroburgo, sul fiume Chernaya, i due si sfidarono a duello, a soli 10 passi di distanza, quando all'epoca si usavano farne 25. D'Anthès sparò per primo e colpì Puškin allo stomaco. Rovinato in terra, Puškin tirò a sua volta ma il suo colpo ferì appena la mano destra di d'Anthès. Due giorni dopo il poeta morì.Il 22 giugno del 1808 monsieur Le Pique e monsieur de Grandpré si sfidarono a duello nei cieli di Parigi. I due, che si contendevano la stessa amante, mademoiselle Tirevit, come arma scelsero il fucile e come luogo due mongolfiere: anziché puntare agli uomini dovevano sparare al pallone e farlo precipitare. Alle 9 del mattino i due salirono sugli aeromobili accompagnati dai loro piloti. A 800 metri d'altitudine, Le Pique tirò ma peccò di mira, al contrario de Grandpré centrò in pieno l'obiettivo e vide precipitare il suo rivale in amore. Le Pique e l'innocente pilota morirono sul colpo dopo essersi schiantati sul tetto di un edificio.Storico il duello fra Marcel Proust e il giornalista Jean Lorrain. Era il 1897 quando lo scrittore lanciò il guanto di sfida a Lorrain che aveva pubblicato su Le Journal una stroncatura dei Piaceri contenente anche una pubblica accusa di omosessualità. Alla Tour de Villebon nel Bois de Meudon, i due tirarono due colpi a vuoto salvando l'onore e evitando la morte. Dopo il duello Lorrain lasciò Proust in pace e lui riusciì a scrivere La recherche.Lo scorso agosto Robert Lasnik, giudice federale di Seattle, ha vietato a Cody Wilson, fondatore dell'azienda Defense distributed, di pubblicare gli schemi per la realizzazione della Liberator, una pistola monocolpo che si stampa in 3d con polimeri termoplastici, a eccezione del percussore che è in metallo. Il manuale però era stato intanto scaricato da migliaia di persone.Kai Kloepfer, studente del Mit di Boston, a 20 anni s'è inventato una pistola che spara solo se riconosce l'impronta del proprietario. Negli Stati Uniti tra le 600 e le 800 persone muoiono ogni anno per incidenti legati alle armi da fuoco. Nel 2009 sono stati ricoverati a causa di colpi sparati accidentalmente o per tentato suicidio 7.391 bambini e adolescenti.Negli Usa ci sono più pistole che persone. Stando al report del Congressional research service, si contano 357 milioni di armi da fuoco contro una popolazione di soli 318,9 milioni di persone, ma il 20% dei possessori possiede il 65% delle armi. Nel 2014 il 31% degli americani aveva una pistola. Nel 2015 si sono contate 355 sparatorie. Quasi una al giorno.
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)
Il 9 novembre 1971 si consumò il più grave incidente aereo per le forze armate italiane. Morirono 46 giovani parà della «Folgore». Oggi sono stati ricordati con una cerimonia indetta dall'Esercito.
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Quarantasei giovani parà della «Folgore» inghiottiti dalle acque del mar Tirreno. E con loro sei aviatori della Royal Air Force, altrettanto giovani. La sciagura aerea del 9 novembre 1971 fece così impressione che il Corriere della Sera uscì il giorno successivo con un corsivo di Dino Buzzati. Il grande giornalista e scrittore vergò alcune frasi di estrema efficacia, sconvolto da quello che fino ad oggi risulta essere il più grave incidente aereo per le Forze Armate italiane. Alle sue parole incisive e commosse lasciamo l’introduzione alla storia di una catastrofe di oltre mezzo secolo fa.
(…) Forse perché la Patria è passata di moda, anzi dà quasi fastidio a sentirla nominare e si scrive con la iniziale minuscola? E così dà fastidio la difesa della medesima Patria e tutto ciò che vi appartiene, compresi i ragazzi che indossano l’uniforme militare? (…). Buzzati lamentava la scarsa commozione degli Italiani nei confronti della morte di giovani paracadutisti, paragonandola all’eco che ebbe una tragedia del 1947 avvenuta ad Albenga in cui 43 bambini di una colonia erano morti annegati. Forti le sue parole a chiusura del pezzo: (…) Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri. Guardateli, se ci riuscite. Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari piccoli di Albenga. Non si disperano, non singhiozzano, non maledicono. Spalla a spalla si allontanano. Diritti, pallidi sì ma senza un tremito, a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato (…)
Non li hanno dimenticati, a oltre mezzo secolo di distanza, gli uomini della Folgore di oggi, che hanno commemorato i caduti di quella che è nota come la «tragedia della Meloria» con una cerimonia che ha coinvolto, oltre alle autorità, anche i parenti delle vittime.
La commemorazione si è conclusa con la deposizione di una corona in mare, nel punto esatto del tragico impatto, effettuata a bordo di un battello in segno di eterno ricordo e di continuità tra passato e presente.
Nelle prime ore del 9 novembre 1971, i parà del 187° Reggimento Folgore si imbarcarono sui Lockheed C-130 della Raf per partecipare ad una missione di addestramento Nato, dove avrebbero dovuto effettuare un «lancio tattico» sulla Sardegna. La tragedia si consumò poco dopo il decollo dall’aeroporto militare di Pisa-San Giusto, da dove in sequenza si stavano alzando 10 velivoli denominati convenzionalmente «Gesso». Fu uno di essi, «Gesso 5» a lanciare l’allarme dopo avere visto una fiammata sulla superficie del mare. L’aereo che lo precedeva, «Gesso 4» non rispose alla chiamata radio poiché istanti prima aveva impattato sulle acque a poca distanza dalle Secche della Meloria, circa 6 km a Nordovest di Livorno. Le operazioni di recupero dei corpi furono difficili e lunghissime, durante le quali vi fu un’altra vittima, un esperto sabotatore subacqueo del «Col Moschin», deceduto durante le operazioni. Le cause della sciagura non furono mai esattamente definite, anche se le indagini furono molto approfondite e una nave pontone di recupero rimase sul posto fino al febbraio del 1972. Si ipotizzò che l’aereo avesse colpito con la coda la superficie del mare per un errore di quota che, per le caratteristiche dell’esercitazione, doveva rimanere inizialmente molto bassa.
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Teresa Ribera (Ansa)
Il capo del Mef: «All’Ecofin faremo la guerra sulla tassazione del gas naturale». Appello congiunto di Confindustria con le omologhe di Francia e Germania.
Chiusa l’intesa al Consiglio europeo dell’Ambiente, resta il tempo per i bilanci. Il dato oggettivo è che la lentezza della macchina burocratica europea non riesce in alcun modo a stare al passo con i competitor mondiali.
Chiarissimo il concetto espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: «Vorrei chiarire il criterio ispiratore di questo tipo di politica, partendo dal presupposto che noi non siamo una grande potenza, e non abbiamo nemmeno la bacchetta magica per dire alla Ue cosa fare in termini di politica industriale. Ritengo, ad esempio, che sulla politica commerciale, se stiamo ad aspettare cosa accade nel globo, l’industria in Europa nel giro di cinque anni rischia di scomparire». L’intervento avviene in Aula, il contesto è la manovra di bilancio, ma il senso è chiaro. Le piccole conquiste ottenute nell’accordo sul clima non sono sufficienti e nei due anni che bisogna aspettare per la nuova revisione può succedere di tutto.
Maurizio Landini
Dopo i rinnovi da 140 euro lordi in media per 3,5 milioni di lavoratori della Pa, sono in partenza le trattative per il triennio 2025-27. Stanziate già le risorse: a inizio 2026 si può chiudere. Maurizio Landini è rimasto solo ad opporsi.
Sta per finire quella che tra il serio e il faceto nelle stanze di Palazzo Vidoni, ministero della Pa, è stata definita come la settimana delle firme. Lunedì è toccato ai 430.000 dipendenti di Comuni, Regioni e Province che grazie al rinnovo del contratto di categoria vedranno le buste paga gonfiarsi con più di 150 euro lordi al mese. Mercoledì è stata la volta dei lavoratori della scuola, 1 milione e 260.000 lavoratori (850.000 sono docenti) che oltre agli aumenti di cui sopra porteranno a casa arretrati da 1.640 euro per gli insegnanti e 1.400 euro per il personale Ata (amministrativi tecnici e ausiliari). E il giorno prima, in questo caso l’accordo era stato già siglato qualche mese fa, la Uil aveva deciso di sottoscrivere un altro contratto, quello delle funzioni centrali (chi presta opera nei ministeri o nell’Agenzia delle Entrate), circa 180.000 persone, per avere poi la possibilità di sedersi al tavolo dell’integrativo.










