2024-11-11
La nuova giovinezza della carruba, il gustoso «cioccolato dei poveri»
Da questo frutto originario di Siria e Palestina, poi diffuso in tutto il Mediterraneo, si ottiene una farina usata in passato come alternativa economica al cacao. E oggi molto richiesta per ragioni salutistiche. Avete presente quella bella battuta sul pagare le cose coi soldi del Monopoly? Anche chi scrive l’ha utilizzata in un suo componimento poetico, in passato, e lo ha fatto perché è una battuta che ha spesso pronunciato nella sua vita reale. Battuta che deriva da un vagheggiamento che sicuramente hanno fatto molti di quelli che non hanno il reddito di Paperon de’ Paperoni, soprattutto in questo periodo post euro in cui il costo della vita avanza sempre più: che bello sarebbe poter pagare le cose coi soldi del Monopoly... Sogni a parte, c’è stato un tempo in cui qualcosa che oggi paragoneremmo alle banconote del Monopoly perché privo di valore reale aveva invece un valore economico immenso, se non direttamente, indirettamente. Stiamo parlando dei semi di carruba. La carruba è il frutto di una pianta che proprio in questo periodo vediamo gagliardo sui banchi dei supermercati e che troviamo poi tutto l’anno in forma macinata. L’albero di carrubo appartiene alla famiglia delle Fabaceae anche dette Leguminose, Genere Ceratonia, Specie Ceratonia siliqua. Il carrubo è un bell’albero sempreverde originato in Siria e Palestina e poi diffusosi in tutta l’area mediterranea, della quale è ancora tipico. Assieme all’olivo, l’Olea europaea var. sylvestris, il carrubo costituisce la cosiddetta alleanza Oleo-ceratonion, un tipo di foresta sclerofilla cioè un microbosco composto da questi due begli alberi ai quali si associano altre sclerofille sempreverdi. Il carrubo è una specie per lo più dioica, ossia di solito i carrubi hanno solo fiori maschili oppure solo fiori femminili, è molto raro il contrario, la pianta monoica ovvero che la pianta presenti in ogni fiore i due sessi (fatto che poi in genere non dà luogo all’autoimpollinazione, come si potrebbe pensare). I fiori del carrubo sono di colore verde che poi muta in rossiccio, hanno forma a grappolo, quelli maschili hanno cinque stami, quelli femminili uno stimma.Il frutto del carrubo, invece, è un bel baccello detto generalmente carruba (ma anche siliqua). Tecnicamente, si tratta di un lomento ossia un grande baccello contenente i semi della pianta. Baccello di natura indeiscente: giunto alla maturità non si apre, diversamente dall’elemento botanico deiscente che invece si apre (per esempio, il riccio della castagna). La carruba impiega molto tempo a maturare e ciò può procurare il caso che sull’albero, contemporaneamente, ci siano frutti molto più acerbi e di colore chiaro e frutti molto maturi e di colore molto più scuro. Come riconoscere l’età delle carrube, allora? Dal colore. Esse esordiscono di colore verde chiaro, a maturazione sono di un bel marrone intenso. Così le troviamo proprio ora, infatti, da acquistare, di lunghezza che va dai 10 ai 20 cm, ormai terminata la raccolta che va da agosto ad ottobre. Con la maturazione della carruba ne muta anche la consistenza. Le carrube maturate esternamente sono dure, mentre la polpa interna è morbida, quasi una pasta, molto dolce, che diventerà più dura man mano che passeranno i mesi dopo la raccolta. I semi, sebbene commestibili, sono molto duri e infatti se ne fa farina. Troverete sia farina di polpa sia farina di semi di carrube. I semi sono detti anche carati, sì, la misura dell’oro e dei diamanti, e in antichità venivano infatti usati come misura dell’oro. In Sicilia si trovano ancora i carrubeti cioè i campi di carrubi i quali, grazie alla diffusione della farina di carrube (sia di semi sia di polpa, ripetiamo) in ambito salutistico stanno vivendo una nuova vita e dando anche luogo a nuovi prodotti, come il carrubato, un blocco che imita quello di cioccolato ma al posto dei semi di cacao usa la farina di semi di carrube. Questo carrubato è considerato un’alternativa al cioccolato per chi non vuole ingerire caffeina. Sulla scia del motto «fatta la legge, trovato l’inganno» possiamo coniare una massima assai valida per capire la metamorfosi del mercato alimentare contemporaneo: fatto il modello, trovato il surrogato. Se si sostituisce il cioccolato col carrubato, infatti, poco ci vuole a sostituire la cioccolata in tazza con la carrubata in tazza che si ottiene semplicemente usando la farina di polpa di carrube al posto della polvere di cacao. Carrubella è invece la crema di nocciole e cacao che imita l’originale super famoso e al posto del cacao usa la farina di polpa di carrube. A parte questa nomenclatura imitativa di prodotti che sono anch’essi imitazioni, entrambe contemporaneissime, dobbiamo dire che la somiglianza tra carruba e cacao era evidente anche in passato e si bollivano le carrube per ottenere degli snack al sapor di cioccolato e, con l’acqua di bollitura, una specie di cioccolata acquosa in tazza, tanto che il carrubo è sempre stato definito l’albero di cacao dei poveri. Poveri nel portafogli, forse, ma non di palato!
Jose Mourinho (Getty Images)