2020-02-18
La nave della paura sveglia anche Di Maio
Il primo contagio di un italiano sulla Diamond princess scuote il ministro: «Non c'è tempo da perdere, noi i prossimi a scendere». A bordo sono in 35, mentre gli americani sono già rientrati. Caccia a 1.200 turisti scesi da un'imbarcazione infetta in Cambogia.È stato l'assillo più ricorrente nelle ultime due settimane: quando ci sarà il primo contagio di un italiano per il coronavirus sulla nave Diamond princess? Ieri la notizia che tutti temevano e nessuno sperava di sentire è arrivata di buon mattino. Il dubbio è stato fomentato in diretta televisiva. Il capo dell'unità di crisi della Farnesina, Stefano Verrecchia, ospite di Agorà, ha annunciato: un nostro connazionale potrebbe aver contratto il morbo che, partito dalla Cina, adesso rischia di infettare il mondo. L'uomo era a bordo della nave da crociera in quarantena da due settimane nella baia di Yokohama. «Potrebbe», dice inizialmente Verrecchia. Ma il condizionale, durante un'altra giornata all'insegna dei bollettini sanitari, si va affievolendo per assomigliare sempre più a una certezza. È un italoamericano che vive da diversi anni negli Usa, dove è sposato con una donna statunitense. L'hanno trovato positivo ai test sul coronavirus prima dell'imbarco sul volo che l'ha poi portato a casa. Assieme a lui, sono stati evacuati in aereo 400 americani. Una quarantina di loro ha contratto il morbo. La Diamond princess è la nave infetta. A bordo c'erano 3.711 persone. I contagiati crescono di ora in ora: sarebbero già 454. Tra questi, c'è anche l'italiano tornato negli Usa. Ma a bordo restano altri 35 nostri connazionali: dieci passeggeri e 25 membri dell'equipaggio. «Stiamo lavorando affinché subito il boeing dell'Aeronautica militare vada a prenderli li riporti qui», dice Luigi Di Maio. Il terrore s'avvicina a passi lunghi e ben distesi. E anche per il ministro degli Esteri, sembrato negli ultimi giorni quasi intorpidito, è suonata la sveglia. Mentre l'ex leader dei 5 stelle continua a pontificare sterilmente sul dossier libico, il coronavirus rischia di varcare i confini nazionali. «Questo», riconosce, «è un momento di grande apprensione per l'Italia». «Non c'è più tempo da perdere», ammette dunque Di Maio. Il ministro degli Esteri ribadisce che la decisione è stata presa insieme al commissario straordinario per il coronavirus, Angelo Borrelli, e al ministro della Salute, Roberto Speranza. Ma non si sbilancia, forse temendo di replicare l'estenuante attesa vissuta nel caso di Niccolò, il diciassettenne rimasto in Cina per 12 giorni. Intanto però gli americani che erano a bordo della nave da crociera sono già arrivati negli Stati Uniti su due voli charter. Per venir sottoposti a nuovi test dopo aver toccato terra. «I prossimi saremo noi», assicura Di Maio. «Credo che questa settimana sarà decisiva. Dimostreremo che lo Stato non lascia indietro nessuno».Solo nel pomeriggio cominciano dunque a filtrare le prime indiscrezioni: 22 dei 35 connazionali dovrebbero tornare in Italia giovedì 20 febbraio. Alcuni dei 25 membri dell'equipaggio, incluso il comandante, invece, resteranno per governare la nave. Adesso si cerca un'area militare vicino Roma, per fare passare ai rimpatriati il periodo di quarantena. La Cecchignola, infatti, è ancora occupata dalle persone rientrate da Wuhan agli inizi di febbraio. Nel mentre la paura, anche in Italia, rischia di diventare psicosi. La conta degli infetti, a dispetto dei molti messaggi rassicuranti, continua a crescere. Nel mondo il totale dei casi accertati è di quasi 72.000. I decessi sono più del dieci per cento: 1.775. Solo cinque però fuori dalla Cina. E solo uno in Europa: in Francia. Nessuno però, a sentire gli esperti, dovrebbe farsi illusioni. «Questo morbo girerà il mondo», ha spiegato la virologa più famosa d'Italia, Ilaria Capua. «Il pianeta non ha gli anticorpi». E ovviamente la diffusione del virus potrebbe essere accelerata da casi simili alla Diamond princess. «Il coronavirus è contagioso al pari dell'influenza», ammette Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali. La nave da crociera ferma in Giappone, aggiunge, «è come se fosse uno straordinario e involontario esperimento, di enorme interesse per la comunità scientifica. Secondo Tavio, «si può studiare la capacità di diffusione in un ambiente chiuso. Per simulare cosa potrebbe succedere in un qualsiasi altro luogo simile».E purtroppo quello nipponico potrebbe non rimanere «un esperimento» isolato. Il panico s'è diffuso anche nel porto cambogiano di Sihanoukville. La scorsa domenica dalla Westerdam sono sbarcati 1.200 turisti. Tra loro, c'era anche un'anziana donna statunitense, risultata positiva al test nel successivo scalo toccato: Kuala Lumpur, in Malesia. Così le autorità locali e l'armatore della nave da crociera si sono messi sulle tracce di tutti quelli che erano a bordo. Parte dei passeggeri e i membri dell'equipaggio vengono rintracciati: alcuni in un hotel, altri a bordo. Ma all'appello mancano in moltissimi. Avrebbero già lasciato la Cambogia, per rientrare nei rispettivi paesi d'origine, dopo essersi imbarcati su voli commerciali. E almeno 145 persone sono prima passate dalla Malesia, dove l'ottantatreenne americana ha sviluppato i sintomi della malattia. Poi, hanno continuato a viaggiare. Adesso, rientrati in patria, saranno contattati dalle autorità sanitarie. Altri test, quarantene, attese. E un altro bastimento carico di paura.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.