2019-11-18
La nascita di un bimbo ha cambiato la storia
La venuta al mondo di Gesù ha creato uno spartiacque: per questo soltanto prima del cristianesimo si giudicavano normali violenze e infanticidi. Allora festeggiamo il Natale, accendiamo le luci e mettiamo al centro delle nostre case Maria, Giuseppe e il Bambinello.La venuta al mondo di Gesù è uno spartiacque storico: prima del cristianesimo violenze e infanticidi erano «normali». Poi è arrivata la pietà per i piccoli, i malati, i deboli. Per questo il Natale va festeggiatoIn Sardegna vivevamo a pochi chilometri da Capo Caccia, in mezzo alle vigne infestate da volpi e cinghiali. I cinghiali mangiavano le nostre patate e noi mangiavamo loro, a spezzatino con i chiodi di garofano. Anche le volpi ci siamo mangiate. Loro distruggevano i nostri pollai e i nostri padri le abbattevano e poi le mamme con le code ci facevano i colletti sui cappottini. Erano gli anni Cinquanta, eravamo appena usciti dalla seconda guerra mondiale, stavamo ricostruendo le nostre città bombardate, mangiavamo tutto quello su cui mettevamo le mani. Io avevo quattro anni e mia sorella otto quando ci trasferimmo a Trieste, dove le strade non erano costeggiate da vigne e non c'erano volpi. C'erano pochi, minuscoli prati bordati da una listarella di cemento che era vietato calpestare. Noi venivamo dalla regione più selvatica mentre Trieste era raffinata e austroungarica, la città d'Italia con il maggior numero di libri e giornali venduti per abitante, la minore criminalità, il maggior numero di spettacoli teatrali. La perplessità, all'inizio, fu reciproca. Poi, venne dicembre e la città si riempì di luci di Natale.Guardavamo le lucine senza parole: erano le prime che vedevamo nelle strade. In Sardegna non c'erano. Trieste era la città più elegantemente avanzata, noi arrivavamo dal lembo più rustico di un'Italia molto rustica. Capivo quelle dei negozi, quelle che mi sembravano incomprensibili del tutto erano i bagliori dei giardini e dei balconi. Persone spendevano denaro per illuminare il Natale altrui, confidando che nessuno avrebbe rubato le loro luci. E nessuno le rubava. Era straordinario, commovente.Conservo lo stupore dei miei quattro anni davanti alle luci di Natale: persone che spendono il loro denaro per illuminare la notte altrui. Amo moltissimo chi mette le lucine di Natale. Grazie per ogni singola lampadina, un milione di grazie per ogni ghirlanda. Fino a quando qualcuno illuminerà la notte altrui, sapremo che qualcuno sta sacrificando il suo tempo e il suo denaro per illuminare la nostra notte. E pace in terra agli uomini di buona volontà.Con la nascita di Cristo la storia è cambiata, è stata divisa in un prima e in un dopo. Una donna con un bimbo in braccio cambiano per sempre l'umanità e la storia. L'etica cambia e, di conseguenza, cambia l'epica. Nei poemi epici precristiani, l'Iliade, l'Odissea, l'Eneide, vengono descritti come giusti e normali l'assassinio del bambino e lo stupro etnico. «Cantami, o diva, l'ira funesta» è il verso che descrive la collera di Achille perché gli è stata sottratta la schiava Briseide: sul suo diritto di mettere le mani sulla schiava, preda di guerra, non si discute. Astianatte, figlio di Ettore, figlio dell'eroe sconfitto e ucciso, di stirpe reale, sarà gettato giù dalle mura su consiglio di Ulisse. Anche dopo l'avvento di Cristo bambini saranno uccisi e donne violate, ma sarà fatto con vergogna, senza sbandierarlo, senza scriverlo: non potrà più essere descritto nel poema epico.L'assassinio intenzionale del bambino e lo stupro di sua madre nel poema epico postcristiano sono un comportamento che appartiene solo agli orchi. Nel poema epico cristiano è giusto combattere gli orchi, coloro che uccidono intenzionalmente i bambini. Nel Signore degli anelli, uomini armati di coraggio combattono per il bene; nelle Cronache di Narnia, Babbo Natale regala il coraggio ai bimbi; Harry Potter si batte contro i Mangiatori di Morte affinché innocenti non siano uccisi. La storia di Arduin il Rinnegato (questo è un libro mio) comincia per l'orrore di bambini assassinati.Quindi, festeggiamo il Natale: facciamo il presepe, mettiamo al centro delle nostre case la donna con il bambino in braccio e, di fianco, il meraviglioso uomo che usa la sua ascia di falegname per tagliare i rami e fare il fuoco, quel custode che li protegge con la sua forza. Spendiamo un po' di fatica e di denaro per illuminare la notte altrui, accendiamo di luce i nostri alberelli di Natale, i nostri balconi.Una volta tolti la donna con il bambino e il falegname restano solo le luci a led «made in China», la cintura che tira per il troppo panettone e un mucchio di regali inutili da riciclare. I regali sono belli solo se li portano Santa Claus o Gesù, allora sono pieni di tenerezza e di poesia. Santa Claus è la versione nordica di Saint Nikolaus, in origine vescovo greco di Myra poi San Nicola di Bari, venerato dalla Chiesa cattolica e ortodossa. Ma, a casa mia, era Gesù bambino che portava i doni!Quando avevo cinque anni andammo a trovare la nonna per Natale. Io ero preoccupatissima che Gesù bambino perdesse la strada e non portasse niente. Mi informai per tutta la strada, da Trieste a Caserta, due giorni di viaggio, se c'era il rischio che si perdesse: noi avevamo scritto l'indirizzo di Trieste sulla letterina, ma mamma assicurò con estrema sicurezza che gli angeli avrebbero indicato la strada. Fu nella casa dei nonni che mia sorella e io scoprimmo pacchetti nascosti in soffitta. Erano papà e mamma che ci portavano i regali. La soffitta era chiusa a chiave e nessuno aveva previsto che la chiave, appesa in cucina di fianco ai mestoli, fosse facile da prendere. Io ci restai malissimo. Mia sorella mi consolò. Era molto più tenero così. Papà e mamma che compravano le cose di nascosto e le donavano come ladri. Mi convinse anche a fingere di non sapere nulla. Non funzionò. Me lo feci scappare quasi subito. Comunque, fu un Natale bellissimo.NativitàLa natività di Giotto è la mia preferita. Maria e il Figlio si guardano: uno sguardo di comprensione. Lei sa. Lei sa a che cosa lui è destinato. Quando, quaranta giorni dopo, le diranno «il tuo cuore sarà trafitto da una spada», sarà solo una conferma.Migliaia di artisti hanno rappresentato la natività. Un'altra magnifica raffigurazione che, a mio avviso, contende il primato a quella di Giotto è l'Adorazione del Cristo bambino, un olio su tela attribuito a un seguace del pittore fiammingo Jan Joest di Kalkar, oggi esposto al Metropolitan Museum di New York. Anche se l'artista è ignoto, io so che è maledettamente bravo. E c'è una cosa su di lui di cui sono assolutamente certa. So che ha avuto un bambino con la sindrome di Down, sempre che non siano stati due, perché nella sua sconvolgente natività sia uno degli angeli sia una delle figure che ammira la scena hanno i lineamenti inconfondibili di questa sindrome.E dunque, pur non conoscendo nulla di questo uomo, so che ha offerto al Cielo la sua sofferenza per non aver avuto il figlio sognato, so che ha amato i suoi figli con tutto il cuore e so che ha benedetto Dio per avergliene fatto dono. Noi starnazziamo a ogni istante la parola «diversità» che, insieme alla parola «inclusione», è diventata l'ossessione permanente. Ma sono sillabe vuote in un'Europa folle, dove sempre più nazioni si vantano di essere «Down free». Non hanno inventato il sistema per evitare la sindrome ma, più semplicemente, una capillare opera di aborto se questa è diagnosticata. E, nel caso qualcuno sfugga alla diagnosi, si può sempre fare ricorso a quello che nella civilissima Olanda viene chiamato aborto postnatale: ampolloso termine che indica quello che noi cafoni chiamiamo infanticidio.Ai grandi rappresentanti della natività si sono aggiunti milioni di piccoli artisti che l'hanno raffigurata nei loro presepi fatti in casa, raccogliendo muschio e sassi, con la bacinella del bucato che faceva da stagno, la farina che faceva la neve, il fondale blu carta da zucchero con le stelline a ripetere l'immensità del cielo che la stella cometa ha attraversato e, nel fondo, i tre Magi (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre), ognuno da un continente diverso. Chi crede che l'antirazzismo sia stato inventato più tardi è un zuzzurellone. Ogni presepe ha la sua dignità, tranne quelli in cui il bambinello è migrante e naufrago.Invece che di Cristo si parla di altro. Questi bizzarri preti della Chiesa 2.0 hanno trasformato Cristo in una persona precisa, che quindi esclude le altre e contemporaneamente nega l'unicità di Cristo. Cristo diventa il migrante e il migrante diventa l'unico sofferente, un falso che calpesta il sangue dei martiri cristiani nelle terre dell'Islam e del cosiddetto comunismo reale. Che comunque è l'unico che sia mai esistito, essendo il comunismo buono appunto irreale, come la chimera e l'unicorno. La sempre più pirotecnica Chiesa 2.0 continua con la sua determinazione di ridurre ogni sacralità: in effetti, perché avrebbe dovuto rispettare il presepe?Quindi, facciamolo noi: capanna, asinello bue, pastori, neve, palme, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, il fabbro che lavora il ferro alle due del mattino, la donna che sempre di notte fila all'arcolaio e soprattutto loro: Giuseppe, Maria e il Bambinello. E tranquilli, sarà un bellissimo Natale.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)