2023-10-26
La Meloni vigila sui finanziamenti Ue. «Non un euro europeo ai terroristi»
Raffaele Fitto e Giorgia Meloni (Ansa)
Dopo l’allarme lanciato dalla «Verità», il premier in Senato assicura controlli sui fondi ai palestinesi «Nessun distinguo è possibile nella condanna dell’antisemitismo. Ma lo scontro di civiltà è una trappola».«Sulle polemiche dei giorni scorsi sulla possibile sospensione degli aiuti europei di assistenza allo sviluppo, voglio specificare che si tratta esclusivamente di una revisione degli stessi per escludere che anche solo un euro possa arrivare nelle mani di Hamas. Si tratta di somme rilevanti: 1,17 miliardi di euro per il periodo 2021-2024, che contribuiscono per oltre il 10 per cento al bilancio dell’Autorità nazionale palestinese e che ben testimoniano l’impegno europeo in Medio Oriente. Da parte italiana, poniamo la massima attenzione alla destinazione degli aiuti: oltre 45 milioni di euro tra il 2022 e il 2023 e ulteriori 58 milioni di crediti in aiuto e ci impegniamo a verificare sistematicamente che in nessun modo organizzazioni terroristiche ne possano beneficiare». Con queste parole pronunciate ieri durante le comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha confermato l’attenzione del governo su quel fiume di soldi di cui ha scritto ieri La Verità. Quasi mezzo miliardo di euro, sono i numeri rivelati da questo giornale, è il totale del denaro che dalla metà degli anni Ottanta è partito dall’Italia verso i territori palestinesi sotto forma di crediti, aiuti e finanziamenti. E, lo abbiamo scritto ieri, il corso di questo grande fiume rischia però di creare due problemi. Il primo è che le somme raccolte per aiutare i civili palestinesi, senza gli adeguati controlli lungo la loro strada verso Gaza attraverso i passaggi dei vari intermediari locali, possono finire nelle mani dei terroristi. E questo, a giudicare dalle parole di Meloni, è un tema su cui sono accesi i riflettori di Palazzo Chigi ma anche della nostra intelligence. Il secondo problema è che ci sono anche un centinaio di milioni di euro dati in prestito che rischiamo di non recuperare. Non a caso nei ministeri interessati qualcuno in questi giorni ha alzato il telefono per fare il conto di quanto è stato dato e quanto potrebbe non tornare indietro. L’obiettivo, ha detto la premier al Senato, è «escludere che anche un euro possa arrivare nelle mani di Hamas». E da parte dell’Italia c’è «massima attenzione alla destinazione degli aiuti». Nel suo intervento in vista del Consiglio europeo di oggi, però, ha espresso una posizione altrettanto netta nel condannare i crimini dei quali Hamas si è resa responsabile, perché «non può esserci nessun distinguo sulla condanna a ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato di Israele. Non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere, a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto internazionale», ha detto. Allo stesso tempo, ha poi aggiunto, «siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese e dal conflitto su larga scala che ne può scaturire». Per questo, ha spiegato Meloni, ha deciso di prendere parte personalmente alla conferenza al Cairo, scegliendo che l’Italia fosse l’unica nazione membro del G7 a partecipare al livello di leader, «perché considero vitale, in questa fase, il dialogo con i Paesi arabi e musulmani, per impedire che si cada nella trappola di uno scontro tra civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili. Uso volutamente la parola trappola, perché sono persuasa che la barbarie degli attacchi di Hamas, con miliziani che si mettono una telecamera sulla fronte per riprendere scene impensabili, avesse un obiettivo preciso. Chiaramente quell’obiettivo non era e non poteva essere difendere il diritto del popolo palestinese, che invece viene usato e calpestato dai gruppi fondamentalisti come Hamas e dai loro atti terroristici, ma procurare piuttosto un conflitto molto più esteso, costringendo Israele a una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo, che creasse un solco incolmabile tra Israele, Occidente e Paesi arabi, alcuni dei quali coraggiosamente avevano invece tentato di normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico attraverso gli Accordi di Abramo», ha aggiunto. Già a margine del vertice del Cairo, la premier aveva sottolineato che quella di Hamas è una jihad islamica, il tentativo di impedire un processo di normalizzazione nel Medio Oriente. Il passaggio ribadito ieri è comunque degno di nota perché simile a quello lanciato dagli Stati Uniti a Israele chiedendo maggiore cautela per l’invasione di terra di Gaza, mentre - sostengono le opposizioni - non è allineato al pensiero del leader della Lega, Matteo Salvini, che per il 4 novembre ha organizzato una manifestazione di piazza a Milano «per difendere l’Occidente nel nome di Oriana Fallaci». Di certo, Meloni invoca la de-escalation del conflitto «che rischia di diventare una slavina», a riprendere quanto prima un’iniziativa «politica» per arrivare a una soluzione strutturale sulla base della prospettiva «Due popoli, due Stati» che, ha sottolineato, può svelare «il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerli».
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)