2022-09-22
La Meloni non fa paura alla stampa estera
Giorgia Meloni (Getty images)
I media stranieri deludono la sinistra italiana: per «Foreign Affairs» «è meglio che il suo governo sia forte». Il «Financial Times» nega che un esecutivo di Fdi sarà un disastro. Il tedesco «Handelsblatt» pone il tema dei rapporti con Berlino, ma senza drammi. Giorgia Meloni a Palazzo Chigi non è una ipotesi che spaventa tutta la stampa estera, anzi: se governo di centrodestra deve essere, secondo ad esempio Foreign Affairs, prestigiosa rivista americana di politica internazionale, meglio che sia sostenuto da una maggioranza ampia che garantisca stabilità. Il Financial Times, da parte sua, non ritiene che una vittoria della Meloni possa rappresentare una prospettiva disastrosa per l’Italia. Più acidi i tedeschi di Handelsblatt, quotidiano di economia e finanza, ma c’è da capirli: la Meloni ogni volta che parla di Europa attacca pesantemente la Germania. In sostanza, visto che la sinistra tiene tanto a quello che pensano i media stranieri, farebbe bene quanto meno a leggerli tutti: dalle parti di Washington e Londra non c’è chissà quale preoccupazione per la prospettiva, sempre più concreta, di una premiership di Giorgia, mentre a Berlino l’idea di avere a Palazzo Chigi una fiera avversaria della Germania non può, naturalmente, far piacere. Leggiamo qualche estratto degli articoli apparsi nelle scorse ore su questi giornali. «Nonostante la preoccupazione internazionale per la sua ascesa al potere», scrive Foreign Affairs, «una Meloni forte potrebbe essere preferibile a una debole. La Meloni si sta liberando della sua immagine pubblica, un tempo populista, presentandosi invece come un conservatore tradizionale. Le sue preferenze politiche rientrano ampiamente nelle direttive dell’Ue della Nato. Non è quindi la Meloni», prosegue l’articolo, «a rappresentare il rischio maggiore per la stabilità dell’Italia e per il suo posto in Occidente. Sono i suoi probabili alleati di coalizione, in particolare il partito della Lega, favorevole alla Russia, e il suo spesso dirompente leader, Matteo Salvini». La solita solfa: Salvini sarebbe pericoloso perché schierato con la Russia, mentre la Meloni, considerato il suo totale allineamento alle posizioni di Nato e Ue sulla guerra in Ucraina, è diventata una specie di angioletto, nonostante i suoi proclami del passato a favore di Donald Trump. «Nel breve e medio termine», argomenta Foreign Affairs, «una Meloni forte si dimostrerà più stabilizzante che dirompente, mentre una Meloni debole potrebbe essere costretta a scendere a compromessi con Salvini in modi che gli alleati dell’Italia troveranno poco piacevoli. Un risultato molto negativo della Meloni potrebbe lasciare l’Italia senza un governo in un momento di crisi nazionale». Giorgia è buona e Matteo è cattivo: vista da Washington, la politica italiana è questa qui. «La Meloni», scrive ancora Foreign Affairs, «sa che la sostenibilità a lungo termine del suo governo dipenderà dall’accettazione della sua leadership da parte dei mercati. Si sta quindi impegnando per apparire mainstream. Di recente, ha rassicurato gli alleati che il suo governo rimarrà impegnato a sostenere l’Ucraina. Ha anche chiarito che, contrariamente alle sue precedenti dichiarazioni, sostiene inequivocabilmente l’adesione dell’Italia all’Eurozona. Il manifesto elettorale congiunto che la Meloni ha concordato con Salvini e Berlusconi», sottolinea il giornale, «è ampiamente rassicurante per i moderati: promette il rispetto degli impegni dell’Italia come parte dell’Alleanza Atlantica e la piena adesione all’integrazione europea. Una buona affermazione della Meloni offrirebbe almeno stabilità e le permetterebbe di assumersi la responsabilità di governare l’Italia. Ammorbidendo notevolmente le sue posizioni un tempo populiste negli ultimi mesi, la Meloni ha dimostrato di comprendere la posta in gioco. Nel breve termine», secondo Foreign Affairs, «per l’Italia e per l’Ue, gli Stati Uniti e l’Ucraina una Meloni forte sarebbe meglio di una debole». Attraversiamo l’oceano è arriviamo a Londra, per apprezzare il titolo del Financial Times: «Un governo guidato da Meloni», titola il quotidiano, «non sarà necessariamente un disastro per le istituzioni italiane». «L’opinione pubblica italiana», si legge nell’articolo, «continua a essere divisa, ma l’Italia manterrà la rotta per quanto riguarda la politica dell’Unione europea nei confronti della Russia». Tanto basta per stare tranquilli. Come dicevamo, Giorgia non riscuote invece simpatia a Berlino. «Domenica scorsa», scrive il quotidiano tedesco Handelsblatt, «in diretta, la Meloni è stata ospite dell’emittente di Stato Rai 3. A una settimana esatta dalle elezioni, è tornata a parlare di sovranità nazionale. “Il tema è rilevante”, ha detto, “non si tratta di ostilità verso l’Europa, ma di organizzare meglio la difesa degli interessi nazionali. Si può vedere esattamente come i Paesi stiano tutti combattendo per se stessi: Con il tetto al prezzo del gas, ad esempio, che la Germania non vuole. O la Francia, che non vuole più esportare elettricità”». Il ritratto è quello di una Meloni bifronte: «La quarantacinquenne», sottolinea Handelsblatt, «che si prepara a diventare il primo primo ministro del Paese, sa parlare con dolcezza, mostrando persino debolezze. Ma sa anche fare la voce grossa quando si tratta di questioni che le stanno a cuore: “Fermate le barche!”, grida al suo pubblico, con voce roboante. Solo i migranti che immigrano legalmente dovrebbero essere autorizzati a venire in Europa. Questi sono i due volti che Meloni ha mostrato più volte negli ultimi mesi. Uno è quello di rassicurare i partner europei e i mercati nervosi che temono uno spostamento a destra dopo le dimissioni di Mario Draghi. L’altro è accontentare il suo target principale, composto da manifestanti, elettori di destra e nostalgici post-fascisti».