2024-09-24
La Meloni flirta con Musk e snobba Parigi
Giorgia Meloni (Getty images)
Nella missione americana il premier stringe i rapporti con il patron di X: le comunicazioni satellitari di Starlink vengono considerate più affidabili dei progetti alternativi francesi. La solita sinistra vede un pericolo politico nel rapporto con gli Stati Uniti e Kamala Harris.La missione americana di Giorgia Meloni si snoda attraverso due direttrici: una geopolitica, l’altra economico-tecnologica, che non possono che incontrarsi in un punto, anzi in una persona: Elon Musk. Il patron di Tesla, X e Space X è anche uno dei più fervidi sostenitori di Donald Trump alle prossime presidenziali di novembre: dalla mani di Musk, ieri sera (in Italia era notte inoltrata) la Meloni a New York ha ricevuto il «Global Citizen Award 2024» dell'Atlantic Council «per il suo ruolo pionieristico di prima donna capo di governo in Italia, il suo forte sostegno all’Unione Europea e all’alleanza transatlantica nonché per la sua presidenza del G7 nel 2024». Va subito sottolineato che se Giorgia Meloni, per la sua storia e la sua tradizione politica, è inevitabilmente una sostenitrice di Trump, è vero pure che un eventuale successo di Kamala Harris non avrà nessuna ripercussione sui rapporti tra Roma e Washington. In politica, a quei livelli, contano i fatti, non le chiacchiere, e i fatti dicono che sul fronte più delicato, quello della guerra in Ucraina, la Meloni si è dimostrata una partner più che affidabile per l’amministrazione americana e la Nato. Schierata sin da subito sul fronte dei «falchi» anti-Putin, la premier italiana ha dato ampia prova all’amministrazione democratica di piena fedeltà atlantica, oltretutto dovendo anche sopportare lo sforzo di dover tenere a bada alleati non esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, in particolare la Lega di Matteo Salvini, schierata su posizioni meno intransigenti. Restando ai fatti, la Meloni ha dimostrato di tenere a bada il Carroccio: le dichiarazioni e i post sui social contano qualcosa per la propaganda in chiave interna, ma al momento di votare in parlamento i provvedimenti a sostengo di Kiev il centrodestra è stato sempre compatto. Del resto, la Meloni sa perfettamente che restare allineati e coperti alla strategia Usa per l’Italia, e per ogni governo italiano, significa avere la garanzia del sostegno americano in caso di necessità. Nel suo discorso nell’ambito del «Vertice del futuro» all’Assemblea generale dell’Onu, ieri pomeriggio, la Meloni ha ribadito con forza il suo posizionamento: «L’inaccettabile guerra di aggressione russa nei confronti di una nazione sovrana come l'Ucraina», ha scandito la Meloni, «rende sempre più precaria la sicurezza internazionale: davanti ad uno scenario così complesso, non abbiamo altra scelta se non quella di agire. Penso che sia evidente a tutti che viviamo in un tempo di crisi. Però le crisi nascondono sempre anche un’opportunità. Del resto la parola crisi deriva dal greco crisis. Che significa scelta, decisione. Le crisi costringono a mettersi in discussione. Costringono a schierarsi, non consentono di tentennare». Pericoloso tentennare anche per quel che riguarda l’economia e lo sviluppo tecnologico, tanto più se l’Europa arranca e segna il passo. In questa chiave va letto il rapporto sempre più saldo con Musk, che non solo è proprietario di X, un social network sempre più protagonista in tutti i settori della vita a partire dalla propaganda politica e bellica, ma pure Starlink, la costellazione di satelliti che diffonde internet dallo spazio, quindi senza bisogno di scavi e interventi per collocare cavi. Repubblica, ieri, rappresentava la presenza in Italia della rete di Musk come un potenziale pericolo, ma in realtà le argomentazioni del quotidiano a sostegno di questa tesi appaiono deboli, anzi addirittura vanno nella direzione opposta, quella della necessità di dialogare con il patron di X. L’articolo 25 del disegno di legge sullo spazio, infatti, prevede che l’Italia si doti di una riserva di capacità trasmissiva attraverso comunicazioni satellitari per garantire il funzionamento di servizi strategici, militari e civili, in caso di blackout delle reti Internet terrestri. «Le aziende di Unione europea o Nato in grado di offrirla», evidenzia Repubblica, sono due: la francese OneWeb e Starlink di Musk. Quest’ultima ha dieci volte più satelliti e costi inferiori: in caso di gara appare favorita. L’accelerazione dell’Italia su questa rete di riserva è rilevante perché nel frattempo la Ue ne starebbe sviluppando una sua, Iris2. Il condizionale è d’obbligo, visto che il progetto lanciato nel 2022 da Breton è impantanato e in serio pericolo». Oltretutto, nelle scorse settimane, si è venuto a sapere che la franco-tedesca Airbus e la francese Thales avrebbero in animo di ritirarsi dal progetto. La situazione quindi è molto complicata, il che rende quasi indispensabile, come ammette anche Repubblica, dialogare con Musk e puntare (anche) su Starlink. Tra l’altro, i progetti del Pnrr per la copertura a banda larga dell’Italia, oggi assegnati a Tim e Open Fiber, scontano ritardi. Affidarsi completamente nelle mani di Musk è un rischio, Tim e Oper Fiber non possono certo essere escluse completamente dal discorso, insomma va trovato un punto di equilibrio avanzato. Giorgia Meloni ha tutte le carte in regola per riuscire a sbrogliare anche questa matassa.