2024-11-28
La maggioranza scivola su 20 euro: taglio al canone Rai, Fi vota con il Pd
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Ansa)
In Commissione i senatori azzurri si sono opposti all’emendamento leghista che riduce il bollo da 90 a 70 euro. Proposta bocciata. I forzisti: vi avevamo avvertito. Giorgia Meloni minimizza: sono solo schermaglie.«Sono schermaglie non ci vedo niente di particolarmente serio. Se ci occupiamo di un cessate il fuoco in Libano e riusciamo pure a ottenerlo, penso che anche il canone Rai lo possiamo risolvere»: c’è un mix di rassegnata amarezza e tagliente ironia nelle parole scelte dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per commentare l’incidente parlamentare avvenuto ieri in Commissione Bilancio al Senato, con Forza Italia e Lega che si sono sgambettate a vicenda. I senatori di Forza Italia hanno votato con l’opposizione contro l’emendamento del Carroccio al Dl Fiscale che chiedeva la conferma del taglio del canone della Rai, da 90 a 70 euro, e così la proposta è stata bocciata; poco dopo sono stati i leghisti ad astenersi su un emendamento sulla sanità della Calabria proposto da Fi, e pure questo è stato bocciato. Schermaglie, le ha battezzate la Meloni, e di questo si tratta: l’esultanza dell’opposizione, manco il governo fosse andato sotto in una votazione in aula, è comprensibile quanto strumentale. «L’emendamento della Lega sul canone Rai», dice alla Verità un big di Forza Italia, «era sbagliato, lo abbiamo detto mille volte. Alla fine i mancati introiti , 430 milioni di euro, sarebbero arrivati dalla fiscalità generale, quindi sempre dalle tasche dei contribuenti. Del resto nel vertice a casa della Meloni era stato detto che non ci sono più di 200 milioni di margine per il bilancio di quest’anno». «Impuntarsi su richieste come questa», sospira un altro azzurro di primissima fila, «è sbagliato e rischia di farci del male. La Lega è voluta andare in fondo sapendo come sarebbe finita per poter dire: volevamo tagliare il canone Rai, ma non ce lo hanno permesso». La politica al tempo dei social funziona così, non resta che prenderne atto: una card acchiappalike su X val bene uno scivolone parlamentare. Dalla sponda leghista del fiume arriva una lettura inevitabilmente diversa: «Ogni volta che cerchiamo di toccare il canone Rai», dice alla Verità un esponente di peso del Carroccio, «Forza Italia si irrigidisce, magari per il timore che poi la tv di Stato possa aumentare il tetto della pubblicità dando fastidio a Mediaset. La nostra astensione sull’emendamento di Fi sulla sanità della Calabria è una vicenda molto diversa: non c’era il parere favorevole del governo e nemmeno quello del relatore, il testo non ci convinceva e ci siamo astenuti, non abbiamo votato contro». Altra telefonata, altro big del Carroccio: «Parliamoci chiaro», commenta la nostra fonte, «sui temi che non fanno parte del programma un po’ di libertà ai parlamentari deve pur essere concessa, altrimenti qui che ci stiamo a fare? In tutte le famiglie può esserci un momento di disaccordo su questioni non fondamentali, non ne farei una tragedia». Nessuna tragedia, ma la conferma di una vecchia legge della politica: quando l’opposizione è troppo debole, la maggioranza tende a concedersi qualche sbandata in più. «Il governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese», fa sapere Palazzo Chigi, «operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno». Un po’ di tensione, in Fi, è innegabile: l’operazione di rafforzamento di Noi Moderati, partito guidato da Maurizio Lupi al quale si sono avvicinate Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, infatti, appare agli azzurri come una strategia di Giorgia Meloni per ridimensionare il partito fondato da Silvio Berlusconi. A proposito di Berlusconi: Antonio Tajani si lascia andare a uno sfogo all’insegna dell’amarezza: «Che dietro ogni scelta di Forza Italia ci sia sempre la famiglia Berlusconi», dice il ministro degli Esteri ai giornalisti, come riporta l’Adnkronos, «è 'una vostra ossessione, una vera e propria ossessione. Io non prendo ordini da nessuno. Prima con Piersilvio che scende in campo, poi con Marina... Sono grande e grosso, ho 70 anni», aggiunge Tajani, «ma vi pare che prendo ordini da qualcuno? Così sulle banche, ora sul canone Rai: ogni cosa che facciamo, la facciamo perché c’è qualcuno che ci dice cosa dobbiamo fare. L’abbiamo detto sin dall’inizio che non avremmo mai votato un emendamento del genere», aggiunge Tajani. In riferimento al taglio del canone Rai, «era sbagliato spendere 430 milioni euro per una partita di giro. Con quei 430 milioni di euro facciamo un’operazione per tagliare sul serio le tasse. Potevamo metterli in un pacchetto dell’Irpef aggiungendoli a quelli del concordato fiscale. Si poteva usarli per la sanità. In ogni caso, possono essere utilizzate per fare cose concrete». E Salvini? «Anche Berlusconi», commenta in serata il leader della Lega, «riteneva che il canone Rai fosse una tassa, una gabella da limare. Io sarei per la cancellazione del canone Rai ma in medio stat virtus. Sottolineo però che oggi (ieri, ndr) si è votato esattamente quello che la maggioranza ha votato l’anno scorso. Se andava bene l’anno scorso perchè quest'anno va meno bene». Il rumore di fondo della giornata dell’inciampo consiste nella rivendicazione, sia da parte della Lega che di Forza Italia, del ruolo di secondo partito della coalizione dietro (molto dietro) Fdi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.