2019-10-17
Il limite potrebbe essere di appena 1.000 euro. Chi evade non sarà toccato dalla novità, mentre gli onesti verranno sempre più spiati dallo Stato. E pure Vincenzo Visco e Pier Carlo Padoan hanno detto che è una castroneria...A tenere banco nella lunga notte del cdm che ha approvato il testo base su cui costruire la manovra è stata la lotta all'evasione. Giuseppe Conte per convincere gli italiani e soprattutto sé stesso ne ha fatto una battaglia personale. A poche ore dal Consiglio avrebbe incitato via sms il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri , a non cedere al pressing di tecnici e politici: «Mi piacerebbe che tu fossi al mio fianco in questa battaglia ma sono pronto ad assumermi la responsabilità» perché o si fa «una rivoluzione o è inutile», avrebbe scritto al ministro. Per poi battersi in cdm contro le resistenze di renziani e 5 stelle. Le agenzie riportano fedelmente le veline diffuse da Palazzo Chigi e a noi resta la tristezza di immaginare che qualcuno possa veramente convincersi della missione verso il paradiso della tracciabilità totale. Il messaggio è chiaro. Per sradicare l'evasione lo Stato deve controllare tutto e avere accesso a tutte le informazioni. Solo che viene omesso il dettaglio fondamentale. Il controllo totale ricade su chi evasore non è. Mentre chi si muove solo nel circuito del nero non viene toccato dalle nuove misure di controllo, che siano il limite dell'uso al contante o la detrazione da collegare ai pagamenti effettuati tramite transazioni virtuali. Non basta continuare a ripetere che il governo sarà in grado di incassare 12 miliardi in tre anni per far in modo che i desideri si trasformino in gettito reale. Al contrario tracciata tutta la filiera dei pagamenti, il governo si troverà necessariamente a dover trovare 8 miliardi in più nel corso del 2020 e potrà facilmente alzare l'Iva e rimodulare le aliquote promettendo incentivi e cashback (ritorni percentuali sulla quantità di Iva versata) per chi usa solo le carte o il bancomat. In realtà, il saldo sarà a favore dello Stato. Lo si capisce prendendo a pagina 34 il Dpb, il documento programmatico di bilancio, appena inviato a Bruxelles. La voce cashback è indicata con uno zero sotto la colonna del 2020. Mentre varrà circa 3 miliardi nel 2021 e 3,5 nel 2022. Se si prende la colonna delle clausole di salvaguardia relative all'Iva si vede che nel 2021 restano pendenti circa 18 miliardi e meno di 4 nel 2022. L'operazione cashback nasconde palesemente l'innalzamento parziale dell'Iva e il recupero forzoso della quota di aumento. La storia insegna che a ogni innalzamento dell'aliquota si perde per strada gettito. L'idea del governo è blindare tutto per sigillare i bocchettoni. Legittimo e legale, viene da dire. Le tasse si pagano. Solo che a pagarle saranno sempre i medesimi e il perimetro dell'evasione verrà scalfito solo minimamente. Tetti esagerati al contante non frenano l'evasione dove non si fattura, al massimo frenano i consumi dove si fattura. Scovare l'evasione quando e dove si forma è un principio sacrosanto, ma frenare l'uso delle banconote significa solo colpire le classi meno abbienti e i più anziani. L'India è l'esempio più recente. Mentre la Svezia è il simbolo dell'estremizzazione di questa falsa filosofia.Il Paese scandinavo è prossimo al contante zero e ora si sta accorgendo dei problemi di marginalizzazione degli over 75 e dei minori che sono tagliati fuori da tutti i circuiti. Su questa linea è anche Vincenzo Visco, ex ministro della sinistra e tra i più grandi esperti di fiscalità in Italia. Commentando la proposta recente di Confindustria di incentivare l'uso della moneta elettronica tassando i prelievi di banconote ha spiegato: «Penso che non serva a molto. È una delle tante proposte miracolose, risolutive che vengono fatte di tanto in tanto. Naturalmente in un'economia con poca evasione si usa poco contante, però non è che tassando il contante si riduca l'evasione. Se uno mette una tassa del 2% sul prelievo, queste vengono aggirate comodamente. Dopodiché l'evasione non dipende soltanto dall'uso del contante al consumo, gran parte dell'evasione avviene senza contante, semplicemente manipolando i bilanci delle imprese», ha tagliato corto. Della stessa idea anche l'ex ministro Pier Carlo Padoan che durante un question time nel 2015 disse: «Nessun nesso fra limite del contante e l'evasione».Non ci si dimentichi quello che è accaduto in Grecia o, peggio, in Paesi come India e Venezuela, dove le limitazioni al contante hanno portato alla creazione e all'alimentazione di mercati neri e allo sviluppo di economie alternative. Cosa che è sempre più attuale, considerando anche l'imminente e incalzante sviluppo delle criptovalute, con le quali si può già effettuare pagamenti di ogni genere.Il testo definitivo del decreto fiscale deciderà se fissare l'asticella massima di spesa in contanti a 2.000 euro o 3.000 o addirittura 1.000. Vorremmo solo ricordare che dei circa 107 miliardi annui di nero di cui parlano tutti i politici, soltanto il 35/40% è in capo agli artigiani e ai lavoratori irregolari. Le grandi masse di sommerso sono in capo alla criminalità e solo in seconda istanza alle multinazionali che utilizzano le differenze legislative. Mafia e 'ndrangheta non si fermano con la la lotta al contante.
Federica Picchi (Ansa)
Il sottosegretario di Fratelli d’Italia è stato sfiduciato per aver condiviso un post della Casa Bianca sull’eccesso di vaccinazioni nei bimbi. Più che la reazione dei compagni, stupiscono i 20 voti a favore tra azzurri e leghisti.
Al Pirellone martedì pomeriggio è andata in scena una vergognosa farsa. Per aver condiviso a settembre, nelle storie di Instagram (che dopo 24 ore spariscono), un video della Casa Bianca di pochi minuti, è stata sfiduciata la sottosegretaria allo Sport Federica Picchi, in quota Fratelli d’Italia. A far sobbalzare lorsignori consiglieri non è stato il proclama terroristico di un lupo solitario o una sequela di insulti al governo della Lombardia, bensì una riflessione del presidente americano Donald Trump sull’eccessiva somministrazione di vaccini ai bambini piccoli. Nessuno, peraltro, ha visto quel video ripostato da Picchi, come hanno confermato gli stessi eletti al Pirellone, eppure è stata montata ad arte la storia grottesca di un Consiglio regionale vilipeso e infangato.
Jannik Sinner (Ansa)
Alle Atp Finals di Torino, in programma dal 9 al 16 novembre, il campione in carica Jannik Sinner trova Zverev, Shelton e uno tra Musetti e Auger-Aliassime. Nel gruppo opposto Alcaraz e Djokovic: il duello per il numero 1 mondiale passa dall'Inalpi Arena.
Il 24enne di Sesto Pusteria, campione in carica e in corsa per chiudere l’anno da numero 1 al mondo, è stato inserito nel gruppo Bjorn Borg insieme ad Alexander Zverev, Ben Shelton e uno tra Felix Auger-Aliassime e Lorenzo Musetti. Il toscano, infatti, saprà soltanto dopo l’Atp 250 di Atene - in corso in questi giorni in Grecia - se riuscirà a strappare l’ultimo pass utile per entrare nel tabellone principale o se resterà la prima riserva.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Negli anni Dieci del secolo XX il fisiologo triestino Amedeo Herlitzka sperimentò a Torino le prime apparecchiature per l'addestramento dei piloti, simulando da terra le condizioni del volo.
L'articolo contiene una gallery fotografica.
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
Continua a leggereRiduci
Stadio di San Siro (Imagoeconomica)
Ieri il Meazza è diventato, per 197 milioni, ufficialmente di proprietà di Milan e Inter. Una compravendita sulla quale i pm ipotizzano una turbativa d’asta: nel mirino c’è il bando, contestato da un potenziale acquirente per le tempistiche troppo strette.
Azione-reazione, come il martelletto sul ginocchio. Il riflesso rotuleo della Procura di Milano indica un’ottima salute del sistema nervoso, sembra quello di Jannik Sinner. Erano trascorsi pochi minuti dalla firma del rogito con il quale lo stadio di San Siro è passato dal Comune ai club Inter e Milan che dal quarto piano del tribunale è ufficialmente partita un’inchiesta per turbativa d’asta. Se le Montblanc di Paolo Scaroni e Beppe Marotta fossero state scariche, il siluro giudiziario sarebbe arrivato anche prima delle firme, quindi prima dell’ipotetica fattispecie di reato. Il rito ambrosiano funziona così.











