2023-01-25
La legge anti sigarette? È soltanto fumo...
Da Nord a Sud, è una Babele di regolamenti e divieti impossibili da rispettare. L’idea di Schillaci di mettere al bando in tutta Italia le «bionde» all’aperto sarebbe un fallimento. A Milano, in più di un anno, multati appena 254 trasgressori.Chi è senza divieto, scagli il primo pacchetto di sigarette. L’Italia «smoking free» immaginata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che vorrebbe inasprire le limitazioni al fumo a suo tempo imposte dalla legge Sirchia del 2003, di fatto già esiste a macchia di leopardo ed è talmente caotica e mal congegnata da renderla quasi un piccolo capolavoro della burocrazia. Una specie di devolution del tabacco dove ogni regione, ogni città, ogni sindaco (verrebbe da dire: ogni amministratore di condominio) si muove da sé secondo criteri e modalità assolutamente naif.Da Nord a Sud, non c’è distinzione ideologica o geografica che tenga. Al bando le bionde. E, quindi, è vietato fare una boccata di nicotina, già da un bel po’, in luoghi come Olbia, Sassari e Stintino in Sardegna; Capaci, Lampedusa e Linosa in Sicilia; Manduria e Porto Cesareo in Puglia. Nel Lazio, invece, accendino e sigarette sono banditi ad Anzio, Ladispoli, Ponza, Sperlonga, Gaeta, Fiumicino e Torvaianica. A Pesaro, San Benedetto del Tronto e Sirolo nelle Marche. Anche in Abruzzo, ad Alba Adriatica; e a Rimini e Cesenatico in Emilia Romagna. Prendiamo un attimo fiato e proseguiamo: in Liguria a Lerici, Sanremo e Savona; e ad Arenzano e Chioggia in Veneto. Qual è il problema, vi starete probabilmente chiedendo mentre cercate nervosamente i fiammiferi in tasca? Ebbene, la criticità è che ogni amministrazione comunale fa gioco a sé. Ad Alghero, per esempio, non si può fumare in spiaggia e negli specchi d’acqua fino a 20 metri dalla riva, mentre a Bibione il divieto è limitato solo ai 15 metri che delimitano la battigia. A Ravenna, invece, le sigarette sono proibite esclusivamente entro il perimetro degli stabilimenti. Probabilmente, il fumo non è più nocivo se ci allontaniamo dalle spiagge. Non siete ancora convinti della Babele di proibizioni «creative» che vige nel nostro Paese? Allora, ecco un’altra carrellata di casi emblematici. A Sorso, un Comune in provincia di Sassari, c’è il «divieto di fumo in tutti i parchi e giardini pubblici fino a una distanza minima di 15 metri dalle attrezzature destinata al gioco di bambini, da lattanti e bambini fino a 12 anni e donne in stato di gravidanza, nei pressi di fermate di attesa dei mezzi pubblici fino ad una distanza di 15 metri dalle relative pensiline ed infrastrutture segnaletiche». Orbene, capirete che è complicato per chiunque – a meno che non sia Superman – calcolare con una sola, rapida occhiata la distanza dal luogo di «commissione del delitto»; e di certo nemmeno possiamo pretendere che la polizia municipale giri per le strade, per i parchi e per i giardini con in mano un metro per verificare o meno la violazione. A Padova, per dirne una, sono un po’ più elastici e la lontananza è stata fissata ad appena 3 metri. Poco fuori il capoluogo, a Cittadella, è invece rigorosamente vietato fumare nel centro storico. Se ci si sposta di un paio di strade, si possono accendere anche i... bengala. Bah.A Bolzano un’ordinanza ha previsto il divieto di fumo nei parchi giochi e nelle aree pubbliche in prossimità di lattanti e di bambini fino a 12 anni. Domanda: come fa un fumatore a valutare l’età di un ragazzo e, quindi, la possibilità di far scoccare la scintilla dell’accendino? Impossibile, a meno che non si tratti del dottor House. A Napoli, capitale delle sigarette di contrabbando e perciò luogo simbolo della lotta al fumo selvaggio, è stato deciso di proibire le sigarette nelle immediate vicinanze di persone in gravidanza. Diventa lecito quindi chiedere a una donna se è in dolce attesa o se semplicemente ha mangiato una sfogliatella ditroppo? Last but not least in questa speciale classifica di luoghi dediti al proibizionismo, la Milano green e arcobaleno di Beppe Sala. Dove il 19 gennaio 2021 è entrato in vigore il provvedimento secondo cui è possibile fumare all’aperto solo se ci si trova in luoghi isolati o se non ci sono persone nel raggio di dieci metri. Il divieto si estende pure alle fermate dei mezzi pubblici, agli stadi e alle strutture sportive, ai parchi, ai cimiteri, alle aree cani, alle code per accedere a musei o servizi comunali. Insomma, più facile smettere di fumare che trovare un modo per fare una boccata.Le sanzioni prevedono una multa da 40 a 250 euro in caso di inottemperanza. Col suo solito stile da papà premuroso, il primo cittadino ha spiegato che ci sono due obiettivi per cui è stata varata questa legge comunale: ridurre le particelle inquinanti nocive per i polmoni e tutelare la salute dei cittadini dal fumo attivo e passivo. Bene, bravo, bis. Ma i milanesi come l’hanno presa? Guardando i numeri, la crociata anti sigarette dalle parti della Madunina non sembra granché un successo: dall’entrata in vigore, sono state appena 254 le multe. Scopriremo un giorno quante saranno pagate e quante impugnate visto il livello aleatorio dei diktat. Un numero comunque che, proiettato su scala nazionale, fa immaginare che il sistema repressivo che vorrebbe adottare lo stesso ministro per tutt’Italia non è proprio baciato dalla fortuna. E non migliorerebbe certo ampliando il divieto anche a sigarette elettroniche e prodotti di tabacco riscaldato. Il tema non è che cosa vietare, ma per quale motivo farlo in maniera così grottesca.