2018-06-10
La Gdf: «Mamma Renzi dice bugie». Ora il rinvio a giudizio è più vicino
I pm di Cuneo hanno verificato la memoria difensiva inviata da Laura Bovoli, indagata per concorso in bancarotta. Ci sono contraddizioni con le prime dichiarazioni alle Fiamme gialle. Intanto a Firenze l'altra indagine corre.Mentre Matteo Renzi va in giro per il mondo a fatturare la specialità della casa, le chiacchiere, sua madre, Laura Bovoli, va incontro al suo secondo processo. Nel primo procedimento, istruito a Firenze, è accusata insieme con il marito Tiziano di emissione di fatture false; nel secondo, il più recente, la Procura di Cuneo le contesta il concorso in una bancarotta fraudolenta documentale (aggravata dall'entità del danno patrimoniale) nell'ambito dell'inchiesta sul fallimento della ditta cuneese Direkta srl. La Bovoli il 22 marzo scorso ha visto incrociarsi i due fascicoli: quel giorno ha ricevuto l'avviso di garanzia proveniente dal Piemonte (con fissazione dell'interrogatorio per il 9 aprile) e nella stessa data si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti agli inquirenti fiorentini. La signora, tramite l'avvocato Federico Bagattini, il 5 aprile ha annunciato ai magistrati cuneesi di voler adottare la stessa strategia e il 20 ha inviato una memoria difensiva di otto pagine, spedita per posta ordinaria e pervenuta il 4 maggio 2018 quando era già stato predisposto l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, mandato in notifica il 7 maggio. In ogni caso le deduzioni e le osservazioni della Bovoli, come vedremo, sono state smontate dagli investigatori della Guardia di finanza in un'annotazione consegnata a metà maggio. Dal momento della notifica sono passati più di 20 giorni, il termine previsto per presentare ulteriori memorie o farsi ascoltare, ma la difesa della Bovoli non ha inviato altro materiale. A questo punto i pm cuneesi, coordinati dal procuratore aggiunto Gabriella Viglione, faranno certamente valere, come è scontato, l'azione penale e chiederanno, se non l'hanno già fatto, il rinvio a giudizio della Bovoli. A ritardare i tempi potrebbero essere le mosse dei suoi due coindagati, un manager umbro e un commercialista piemontese, tutti accusati di aver aiutato l'imprenditore piemontese Mirko Provenzano, ex titolare della Direkta, a falsificare le carte contabili.Nel capo d'imputazione si legge che Laura Bovoli, in qualità di amministratore della Eventi 6, l'azienda di marketing editoriale dei Renzi, e cliente della Direkta, «a richiesta del Mirko Maria Provenzano e agendo d'accordo con Erika Conterno, responsabile amministrativo della società fallita» si sarebbe prestata «a far risultare un abbattimento dell'esposizione della Direkta srl nei confronti dei suoi fornitori (…) per bloccare il ricorso a un decreto ingiuntivo per quasi 1,7 milioni di euro avviato» contro la stessa Direkta. Per questo la Bovoli avrebbe emesso nell'aprile 2013 e consegnato a mano «tre lettere datate 20 febbraio, 15 maggio e 16 ottobre con richiesta di “note di credito" per “penali e disservizi" per riqualificare in tal senso alcune “note di credito" emesse dalla Direkta nel corso del 2012 a titolo di “storno fatture" per riconoscimento di spese». Il 9 maggio, la Procura ha incaricato la Guardia di finanza di riscontrare «la versione offerta da Laura Bovoli» e le Fiamme gialle hanno risposto sottolineando che quanto riportato nella memoria corrispondeva a quanto già accertato dagli investigatori durante le indagini, ma hanno aggiunto che «quanto emerso contraddice, in parte, con quanto dichiarato da Bovoli Laura in sede di acquisizione documentale del 3 novembre 2016», quando i militari si presentarono nella sede della Eventi 6 a Rignano sull'Arno per acquisire materiale. In quell'occasione la donna collegò le note di credito al riconoscimento di alcuni anticipi di pagamento effettuati dalla Eventi 6 a un fornitore pachistano, mentre successivamente la mamma dell'ex premier ha messo in relazione i medesimi documenti con il risarcimento di interessi passivi su degli anticipi, spese legali ed errate fatturazioni. Inoltre i militari hanno segnalato che nella memoria «non viene fatto alcun riferimento all'oggetto del capo d'imputazione, relativo alla richiesta del 13 aprile 2013 di Mirko Maria Provenzano di lettere di “richiesta note di credito per penali" da redigere su carta intestata Eventi 6 srl riportanti una data antecedente di alcuni giorni (…) rispetto a quella di emissione delle note di credito, avente la finalità di sostenere l'emissione delle stesse per bloccare il ricorso al decreto ingiuntivo avviato dai fornitori della Direkta srl». Dunque la memoria di Laura Bovoli del 2018 contraddirebbe le sue stesse dichiarazioni del 2016 e in più non risponderebbe alle accuse contenute nell'avviso di garanzia. Nel frattempo in Toscana i magistrati non hanno ancora terminato il loro lavoro e stanno indagando sui reali rapporti della Eventi 6 con un'altra coop fallita, la Delivery service Italia, entrambe specializzate nella distribuzione dei volantini. I pm stanno convocando alla spicciolata i lavoratori di un'altra coop, la Marmodiv srl, che nel tempo avrebbe sostituito la Delivery come fornitore della famiglia Renzi.Le toghe stanno cercando di capire se questo fiorire di ditte sia servito a schermare la Eventi 6 dai rischi d'impresa e da numerosi costi. Ad alcuni volantinisti chiamati a testimoniare è stato domandato se prendessero ordini dalla Marmodiv o da Rignano sull'Arno. Un capo squadra, messo alle strette, sembra che abbia svelato più di un altarino della Marmodiv e dei suoi vecchi amministratori, i quali si sono dimessi durante le indagini e hanno tutti legami di parentela o amicizia con i coniugi Renzi. Le attività investigative si stanno concentrando anche sul sistema del macero dei volantini, un'ipotetica truffa che potrebbe essere stata perpetrata a danno delle aziende della grande distribuzione.Anche in questo filone le indagini procedono spedite e a breve il procuratore aggiunto Luca Turco potrebbe decidere di chiudere l'inchiesta e comunicare le risultanze agli indagati. A ottobre gli iscritti sul registro delle notizie di reato erano cinque, tutti collaboratori dei genitori di Matteo Renzi, ma da allora l'elenco si è allungato.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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