2022-01-19
La Francia spinge sull’unione bancaria in chiave anti Usa
Bruno Le Maire: «Deplorevole dover cercare fondi in America». Parigi vuole la sponda dell’Italia, che però rischia di essere una preda.Relance, puissance, appartenance. Rilancio, potenza, appartenenza. È questo lo slogan usato dal presidente francese Emmanuel Macron quando il 1° gennaio ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Un semestre che di certo sarà condizionato dagli esiti delle elezioni presidenziali di aprile e delle legislative in giugno ma che all’Eliseo vogliono sfruttare per chiudere dossier già esaminati. Come il completamento dell’Unione bancaria, su cui le trattative si trascinano da nove anni, che Parigi vuole portare avanti vincendo l’ostilità delle posizioni tedesche sulla proposta di assicurazione europea sui depositi bancari ma anche togliendo spazio ai colossi del credito americano. Lo ha detto chiaramente ieri il ministro francese dell’Economia e presidente di turno del Consiglio Ue, Bruno Le Maire, durante la la conferenza stampa servita per spiegare le priorità della presidenza all’Ecofin. Prendendola larga: «Per la transizione verde e digitale non possiamo fare affidamento solo su soldi pubblici ma dobbiamo fare affidamento anche a fondi privati, ed è deplorevole che si debba andare a cercarli nelle grandi banche statunitensi. Per questo la presidenza francese darà pieno appoggio ai lavori dell’Eurogruppo per costruire questa Unione bancaria e dei capitali». Le Maire è sempre stato convinto, lo ha detto in numerose interviste, che l’Unione debba lavorare anche sul fronte della padronanza della tecnologia, «per evitare di diventare i vassalli della Cina e degli Stati Uniti» e Parigi da tempo è in corsa per attirare i colossi finanziari che hanno lasciato Londra dopo la Brexit con l’ambizione di diventare il nuovo epicentro finanziario. E in questa sfida cerca la sponda dei les amis italiens che da amici però possono diventare utili prede. Tanto che il dossier dell’Unione bancaria è finito nel Trattato del Quirinale firmato con il nostro Paese dove Mario Draghi ha però sempre ribadito una forte matrice Atlantica. Le parole di Le Maire arrivano dopo che solo qualche mese fa il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, aveva sentenziato come la creazione di una Unione bancaria europea fosse «a un punto morto». Il progetto «manca di slancio ed è incompleto», sottolineava ancora il banchiere centrale, riconfermato di recente per un altro mandato di sei anni, «non dobbiamo rilassarci adesso che la crisi bancaria è in gran parte terminata, è proprio perché non siamo in una situazione di crisi che dobbiamo andare avanti adesso». Insomma, va portata a termine l’architettura finanziaria della Ue con l’ultimo pilastro mancante, cioè l’assicurazione comune sui depositi (Edis). È il tassello che garantirà lo stesso livello di protezione a tutti i correntisti europei, mettendo in comune i fondi nazionali di tutela dei depositi.Come muoversi e quale strategia comune seguire è quindi diventato uno degli ambiti di consultazione indicati nell’articolo dedicato agli Affari europei dagli accordi di cooperazione bilaterale rafforzata tra Roma e Parigi. E in questi giorni il ministro del governo Macron è tornato alla carica. Lunedì scorso il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, in un’intervista a Class Cnbc, ha detto di credere che «si troverà un accordo sull’Unione bancaria quest’anno. È un progetto molto complesso per l’Ue e per l’architettura economica dell’area euro ma dobbiamo fare progressi. Uno dei pilastri dello sviluppo dell’Ue per le future generazioni dipenderà dal riuscire a diventare dei leader globali. Se vogliamo raggiungere questo cambiamento dobbiamo usare i capitali dell’Ue in modo migliore». Lo scorso 12 gennaio, inoltre, il presidente del Consiglio di vigilanza bancaria europeo, Andrea Enria, durante un intervento alla commissione Affari europei del Parlamento franceset, ha detto che i Paesi europei dovrebbero «adottare velocemente» il pacchetto di riforme del sistema bancario avanzato dalla Commissione europea, che recepisce la versione finale dei nuovi standard di Basilea 3 la cui adozione è importante per «l’affidabilità e coerenza del requisiti di capitale», specie quando i modelli interni delle banche calcolano gli asset soppesati per il rischio. Resta da capire se il cantiere diretto dai francesi avrà un effetto sul risiko europeo del credito, se il completamento dell’Unione bancaria si tradurrà in una sfida agli Usa, se l’Italia appoggerà questa strategia e intanto capire anche come si muoverà la Germania che finora è sempre stata restia a mettere in comune i rischi. Ancora prima di entrare al suo primo Eurogruppo il ministro tedesco Christian Lindner ha infatti sottolineato la necessità di «risolvere il nesso tra banche e debito sovrano» evitando spirali come quelle viste nella crisi del debito, per cui le banche con in pancia i titoli di Stato venivano trascinate nelle crisi dei conti pubblici.