2018-12-04
La Francia è bloccata. E ora i gilet gialli vogliono i colonnelli
Pure autisti d'ambulanza, agricoltori e liceali sul piede di guerra. Un portavoce chiede di nominare premier il generale Pierre de Villiers.Mentre nel Paese si moltiplicano le proteste e i partiti di opposizione chiedono all'Eliseo di avviare un dialogo con i rivoltosi, il presidente non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione sul tema, generando malumore persino all'interno di En Marche.Lo speciale contiene due articoli.I gilet gialli non si fermano nemmeno dopo il terzo sabato di agitazioni. Dalle 5.30 di ieri mattina gli ambulanzieri hanno occupato la place de la Concorde per protestare contro la liberalizzazione selvaggia della loro professione. Tensioni in tutto il Paese, ma Emmanuel Macron tace.Un brutto inizio settimana per la Francia, dopo l'atto terzo della protesta dei gilet gialli che, sabato scorso, è finita in sommossa. Anche ieri sono state numerosi i motivi di attrito tra i cittadini in giallo e il governo e la presidenza della Repubblica. Mentre gli ambulanzieri erano ancora in presidio nella prima serata di ieri, i benzinai della Bretagna sono stati costretti ad iniziare il razionamento del carburante. Ciò è dovuto alla continuazione del blocco dei depositi di carburante organizzato un po' ovunque in Francia, da Brest, Lorient o ancora a Le Mans, dove l'occupazione è iniziata domenica. La prefettura del dipartimento del Finisterre ha disposto dei limiti massimi di rifornimento: 30 euro per le vetture, 200 per i camion. Sempre a proposito di razionamento, vanno segnalati dei messaggi circolanti sui social che invitano la popolazione a fare scorte di cibo e carburante in previsione delle manifestazioni (non ancora confermate) di sabato 8 dicembre e di una sorta di sciopero dei consumi, che dovrebbe tenersi il 10 dicembre. La fonte e la veridicità della notizia restano per ora poco attendibili. Quello che invece è certo è che anche su strade e autostrade francesi prosegue la protesta. Come riporta ad esempio il sito di Vinci Autoroutes - uno dei gestori autostradali transalpini -, quasi tutte le grandi vie di comunicazione sono interessate dalla presenza di gilet gialli sulla carreggiata o alle barriere di entrata-uscita. In questa inizio di una nuova settimana di protesta si è fatta sentire anche la voce degli agricoltori. A Limoges si sono uniti agli studenti nella manifestazione locale. A Bergerac invece hanno parcheggiato dei trattori davanti all'equivalente locale dell'agenzia delle entrate. Tra le motivazioni di questa protesta figura dell'aumento della carbon tax che avrebbe ripercussioni pesanti sulle attività agricole.Anche nella Francia d'Oltremare continua la protesta. In particolare sull'isola della Réunion, posta ad est del Madagascar, dove i gilet gialli continuano a bloccare il Grand Port, punto di arrivo vitale per l'economia dell'isola. Un territorio che vive una crisi ancora più forte di quella che ha fatto scendere in piazza i francesi metropolitani.Alle proteste si sono aggiunti anche i liceali che hanno bloccato un centinaio di istituti in tutto il Paese. Secondo l'agenzia France Presse, a Lione e Digione ci sono stati scontri tra gli studenti e le forze dell'ordine. E andata peggio nella periferia nord di Parigi. Nella zona della Seine-Saint Denis (a fortissima presenza immigrata) le manifestazioni studentesche sono sfociate in atti vandalici e saccheggi, riprese in diretta da testimoni che hanno pubblicato tutto sui social network. A fine giornata c'erano ancora 40 licei occupati nella zona di Tolosa e una ventina attorno alla capitale. Il sindacato studentesco Unl ha anche annunciato una mobilitazione generale per venerdi 7 dicembre per «protestare contro le politiche condotte dal governo» che riguardano la riforma della maturità, l'accesso all'università. Si tratta di questioni non legate alla protesta dei gilet gialli ma che contribuiscono comunque a complicare il contesto.In generale la tensione resta altissima, come dimostrano le richieste di instaurazione dello stato d'urgenza, lo stesso che era stato applicato in Francia dopo gli attentati islamisti e revocato solo a fine 2017. Una misura reclamata da vari sindacati di polizia ma che, per ora, il governo rifiuta di applicare come dichiarato dal ministro della giustizia Nicole Belloubet e dal sottosegretario all'interno Laurent Nunez. I rappresentanti delle forze dell'ordine chiedono anche che sia coinvolto l'esercito per dare il cambio ai poliziotti, sfiniti dopo quasi un mese di lavoro senza pause nei weekend. Ma i sindacati di polizia non sono i soli a chiamare in causa i militari. Christophe Chalençon, portavoce dei gilet gialli della Vaucluse ha chiesto le dimissioni del governo e la nomina del generale Pierre de Villiers come primo ministro. L'alto ufficiale è l'ex capo di Stato maggiore della difesa francese, costretto alle dimissioni il 19 luglio del 2017. Il motivo? Emmanuel Macron non aveva apprezzato le parole del generale sull'inadeguatezza delle risorse economiche destinate all'esercito dal governo da poco al potere in Francia. Ai microfoni della radio Europe 1, Chalençon ha dichiarato che il generale de Villiers «ha servito la Francia di sinistra o di destra. Oggi a capo del governo ci vuole un uomo di polso».Altro segno di tensione sono le minacce di morte ricevute da alcuni tra i più noti rappresentanti dei gilet gialli. Jacline Mouraud - autrice del video messaggio per Macron visto da oltre 5 milioni di persone - ha dichiarato al canale all news CNews che lei è gli altri firmatari di un appello alla moderazione, pubblicato dal Journal du Dimanche, dopo gli scontri di sabato, avevano ricevuto delle minacce di morte. Per questa ragione non si recheranno all'incontro concesso dal primo ministro Edouard Philippe. Nel frattempo è nato anche un movimento di contestazione contro i gilet gialli, si tratta dei foulard rossi. Protestano contro le azioni di blocco delle strade e le manifestazioni violente.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-francia-e-bloccata-e-ora-i-gilet-gialli-vogliono-i-colonnelli-2622289081.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="macron-viene-scaricato-persino-dai-suoi" data-post-id="2622289081" data-published-at="1758167553" data-use-pagination="False"> Macron viene scaricato persino dai suoi Nonostante la Francia abbia iniziato una nuova settimana all'insegna della protesta dei gilet gialli, Emmanuel Macron ha scelto di non esprimersi. Lascia che siano il suo primo ministro o i membri del governo più popolari a scendere in trincea. Il premier Edouard Philippe ha incontrato lunedì i rappresentanti dei partiti di opposizione. Marine Le Pen, numero uno del Rassemblement National, ha detto che «rimangono solo alcune ore per mettere fine a questa strategia del confronto». Parole dure alle quali ha fatto eco anche Jean-Christophe Lagarde, presidente dell'Udi, partito di centrodestra alleato di En Marche. Parlando ai media dopo l'incontro con il primo ministro ha detto di temere una «rivoluzione». Poi rivolgendosi a Macron, dai microfoni di Bfm Tv ha espresso la delusione per la scelta di non ricevere all'Eliseo i capi dei partiti e per il silenzio del presidente. Prima di questi due leader, Edouard Philippe aveva ricevuto i numeri uno del Partito socialista, di quello comunista e della formazione Les Républicains. Il segretario generale di quest'ultimo partito, Laurent Wauquiez, che nei giorni scorsi aveva chiesto un referendum sul piano di transizione energetica, oggi ha detto al premier che «il presidente della Repubblica non può continuare a rimanere silenzioso». I socialisti con Olivier Faure, hanno chiesto una moratoria sulle tasse. Più ostile alla mediazione il partito comunista de La France Insoumise. La formazione ha detto chiaramente a Philippe di «cedere o partire». I partiti di sinistra e estrema sinistra si sono detti pronti a presentare una mozione di sfiducia all'Assemblea nazionale. Il leader del partito di destra Debout la France, Nicolas Dupont-Aignan, ha lasciato l'incontro con il premier perché quest'ultimo non ha accettato di filmare la discussione e trasmetterla in diretta. Ma se non c'era da attendersi sorprese dai capi dei partiti di opposizione, quello che preoccupa nei corridoi dell'Eliseo e di palazzo Matignon, la residenza del premier, sono i segnali provenienti dai territori e dall'interno del partito del presidente, La République en Marche. Tra gli ultimi allarmi giunti a Parigi in ordine di tempo, figura quello lanciato lunedì dal prefetto dell'Ardèche Françoise Souliman. La funzionaria ha spiegato che lo scivolamento della protesta «preoccupa molto». Il prefetto si riferiva alla guerriglia che si è scatenata sabato sera scorso in un paesino di 3.000 abitanti della regione, assolutamente non abituato ad una tale violenza. Un segnale che, anche nella Francia profonda la contestazione sta diventando sempre più imprevedibile e violenta. Qualcosa che hanno cercato di segnalare anche alcuni deputati di En Marche. Nel partito si intravedono le prime fratture. Il deputato macronista Patrick Vignal, ha dichiarato che «sull'Isf (imposta sulla fortuna, ndr) non dobbiamo aver paura di dire che ci siamo sbagliati». Il riferimento è alla tassazione dei super redditi che è stata eliminata da Macron. La deputata Emilie Cariou ha twittato: «Le violenze di ieri sono inaccettabili. Non possiamo lasciare cadere nel caos il paese. I deputati Lrem hanno allertato e fatto proposte. Il primo ministro li deve ascoltare. Serve urgentemente un dialogo e fornire delle soluzioni». Ma il capo del governo, per ora non sembra curarsi delle parole dei propri deputati. Forse per non aggiungere altro nervosismo a quello che all'interno del governo si è mostrato sempre più apertamente nella giornata di ieri. Infatti mentre Edouard Philippe riceveva i leader dei partiti, il ministro dell'Economia Bruno Lemaire è dovuto tornare in tutta fretta da Bruxelles, dove partecipava all'Eurogruppo, per prender parte ad una riunione «molto importante» all'Eliseo sui gilet gialli. L'annuncio è stato fatto da un portavoce del ministero delle finanze. Intorno alle 18 il ministro della cultura Franck Riester ha detto che Edouard Philippe fosse in procinto di «annunciare un gesto forte di apertura nei prossimi giorni». La dichiarazione è stata rilasciata dopo l'incontro che Riester - in qualità di capo del partito Agir, alleato di Macron - ha avuto con il premier. A fine giornata la radio Rtl ha parlato di una concessione che Emmanuel Macron avrebbe annunciato durante il pranzo di ieri con le forze anti sommossa della polizia: un bonus per gli agenti che hanno partecipato alle operazioni di sicurezza del primo dicembre. Una mossa contraddittoria e che non sembra andare in direzione del dialogo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)