
Il medico che ha operato la bambina di 4 anni colpita da un proiettile vagante: «È collegata a un respiratore». Killer ancora libero: si rafforza la pista del movente personale. Luigi De Magistris dà la colpa a Matteo Salvini, che ieri è andato a trovare la piccola in ospedale.Il presidente della Regione, il sindaco di Napoli, parlamentari di opposizione, finanche il figlio di un camorrista. Tutti contro Matteo Salvini per la sparatoria di venerdì scorso in cui è rimasta gravemente ferita Noemi S., la bimba di 4 anni ricoverata in coma farmacologico all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli. Un proiettile calibro 9, del tipo «full metal jacket», in cui il piombo interno è rivestito da un metallo più duro, le ha perforato entrambi i polmoni. Di lei i medici dicono che «non ha avuto più trasfusioni dopo l'intervento, quindi, non ci sono più perdite», ma che comunque bisogna stare attenti al «quadro polmonare» e al rischio di «infezioni» perché quella che ha riportato è una «ferita di guerra». La piccola è tuttora sedata e collegata al ventilatore meccanico «per il persistere dell'insufficienza respiratoria».Di una città allo sbando e del killer che, alle 17 di pomeriggio è entrato in azione tra la folla quasi nessuno parla. Se ne occupano solo gli investigatori e i pm chiamati a raccolta, ieri pomeriggio, dal procuratore Giovanni Melillo che ha deciso di coordinare personalmente le indagini. L'intera giornata di ieri è stata scandita invece dalla più becera polemica politica. Con un solo obiettivo: il ministro dell'Interno. Che, a Pietrelcina, ha rivendicato l'azione di contrasto alle mafie al Sud. «Sono qui anche per pregare per la bimba», ha esordito Salvini. Sottolineando poi che «nel 2019 i reati sono calati del 15%, gli stupri del 30%, le rapine del 20, i furti del 20, e anche a Napoli, lo dico al sindaco, gli omicidi e i ferimenti di camorra sono stati dimezzati. Certo dovremo fare ancora di più ma bisogna comunque ringraziare il lavoro straordinario delle forze dell'ordine». Il più ruvido a rispondergli è stato l'ex pm (e primo cittadino partenopeo) Luigi de Magistris, a cui Salvini (che ieri sera ha fatto visita alla bambina in ospedale) aveva consigliato di pensare a Napoli e non alle «flotte per salvare i migranti», che ha dipinto il leader leghista come «un ministro inadeguato» e «incapace di rispondere alle esigenze di un Paese». «Un ministro che mentre la bambina viene portata in rianimazione continua, con il ghigno, a postare su Facebook immagini in cui mangia o in cui spara cazzate». Ce l'ha anche con le fiction, il sindaco del capoluogo campano. Riferendosi a Gomorra di Roberto Saviano, ha parlato di «droga mediatico comunicativo artificiale che rischia di corrodere cervello, anima e cuore di centinaia di giovanissimi. Non fate l'errore di sottovalutare questo simbolismo affascinante del male».A far visita alla piccola in ospedale, il governatore Vincenzo De Luca che ha paragonato Napoli «all'Afghanistan o al Bangladesh per la qualità dei servizi» (e qui la frecciata è chiaramente a de Magistris). Ma anche lui non si è sottratto alle critiche contro il vicepremier. «Meno reati? A Salvini dico quello che lui diceva ai governi precedenti: i dati statistici devono fare i conti con lo stato d'animo e il sentimento dei cittadini». E così a seguire Matteo Renzi («Salvini vuole passare le sue giornate a farsi i selfie e a fare comizi») e addirittura Antonio Piccirillo, figlio del boss Rosario, capoclan di Mergellina. «Il ministro Salvini dovrebbe parlare con meno arroganza, con meno distacco. Ogni persona che vuole fare qualcosa per gli altri dovrebbe scendere in piazza e non nascondersi dietro a migliaia di persone, dovrebbe stare con i giovani e parlare, vedere, capire quali sono le realtà di Napoli». Per fortuna, c'è anche chi mantiene la lucidità in un momento di grande sconforto per l'intera città. Come il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho: «A Napoli è necessario passare a una strategia di attacco contro la camorra: Napoli ha bisogno di misure straordinarie. Se gli investimenti fossero adeguati, questi fatti non si verificherebbero». «Sono cose che in uno Stato di diritto non possono succedere, lo Stato deve riappropriarsi del controllo del territorio», scandisce l'alto magistrato napoletano, da anni impegnato nella lotta soprattutto contro la ferocia del clan dei Casalesi. Per Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica amministrazione, invece, «oltre all'ovvia e scontata condanna, per combattere la violenza servono processi più rapidi e sanzioni congrue», mentre per il Guardasigilli Alfonso Bonafede «noi ci stiamo impegnando, ma l'impegno, e dobbiamo essere onesti nel dire le cose, non è soltanto in termini di sicurezza e di giustizia, deve essere un impegno di carattere culturale e sociale».Ieri, l'agenzia Sì comunicazione ha diffuso le immagini riprese da un impianto di videosorveglianza installato in zona, nelle quali si vede che il killer scavalca due volte il corpo della bimba dopo aver colpito il vero obiettivo, Salvatore Nurcaro, 32 anni, attualmente ricoverato in gravi condizioni presso il Loreto Mare. Dopo la fuga del sicario, si nota inoltre un cameriere di un bar intervenire per aiutare la bimba. Si indaga, come detto, ad ampio raggio, ma sembra rafforzarsi l'ipotesi di un agguato dettato da motivi personali, e non per forza legato a una faida di camorra. A suscitare dubbi sono le modalità con le quali il sicario - giunto in piazza in sella a una moto rubata, forse addirittura da solo - ha agito. L'uomo, di grossa stazza, con in testa un casco integrale, sembra non avere particolare dimestichezza con la pistola impugnata. È impacciato, si avvicina moltissimo a Nurcaro e spara sei volte. In sostanza, l'atteggiamento tipico che assume un assassino che uccide d'impeto e non quello del freddo killer di camorra, spiegano gli inquirenti. Intanto, quest'oggi, è previsto il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in prefettura.
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L’assassinio negli Usa del giovane attivista conservatore mostra che certa cultura progressista, mentre lancia allarmi sulla tenuta della democrazia, è la prima a minarla. E intona il coretto del «se l’è cercata».
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Per alcuni è colpa delle armi, per altri delle sue posizioni: nessuno menziona l’ideologia dietro il delitto. «Cambiare rotta» senza ipocrisie: foto a testa in giù e scritta «-1». Meloni replica: «Non ci facciamo intimidire». Metsola nega il minuto di silenzio a Strasburgo.