2020-08-28
La favola del vaccino di Speranza è smentita
Dopo due mesi e mezzo, la firma sul contratto per l'antivirale è stata apposta ieri dall'Ue. Il ruolo dell'Italia e del governo Conte nella vicenda Astrazeneca esce profondamente ridimensionato. L'accordo è per i 27 Stati membri: non esistono negoziati paralleli.Finalmente il contratto con Astrazeneca per la fornitura del vaccino contro il Covid, quello vero, è stato firmato. Era il 13 giugno scorso quando Roberto Speranza annunciava in pompa magna: «Insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l'alleanza per il vaccino, ho sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l'approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea». Peccato che pochi giorni fa, a seguito di una richiesta agli atti inoltrata da La Verità, lo stesso Ministero guidato da Speranza confermava che in realtà, dello scritto millantato dal ministro non c'era traccia. Fatto sta che ieri, dopo due mesi e mezzo, la firma sul contratto per il vaccino è stata apposta. Non dal ministro Speranza, però, bensì dal commissario per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides. Si tratta del primo contratto negoziato da Bruxelles per conto degli Stati membri con una società farmaceutica. «La Commissione sta lavorando ininterrottamente per fornire ai cittadini dell'Ue un vaccino sicuro ed efficace nel più breve tempo possibile», ha commentato soddisfatta la presidente Ursula von der Leyen. «L'entrata in vigore del contratto con Astrazeneca è un importante passo avanti in questa direzione». Sulla stessa linea anche la Kyriakides, che pur riconoscendo l'importanza del lavoro preliminare dei quattro fondatori della «Inclusive vaccine alliance», ha messo l'accento sul ruolo della Commissione.Menzione a parte, dopo l'annuncio di ieri il ruolo dell'Italia e del governo giallorosso nella vicenda della firma del contratto con Astrazeneca esce profondamente ridimensionato. Non solo Roberto Speranza non ha firmato alcun contratto, come emerso dal carteggio tra Lungotevere Ripa e il nostro quotidiano. E se firma c'è stata, come goffamente precisato dal ministero nella nota stampa diramata mercoledì, riguardava un semplice accordo tra i quattro Paesi e la casa farmaceutica, e non un testo vincolante dal punto di vista giuridico, come invece fatto intendere più volte dal ministro. C'è dell'altro, perché già nelle settimane successive all'annuncio strombazzato in grande stile dalle eleganti sale di Villa Pamphilj, il nostro Paese è stato estromesso dai negoziati per l'acquisto del vaccino.Secondo quanto rivelato a La Verità dalla stessa Commissione europea, sono due le date che inchiodano il governo. La prima risale al 29 giugno. È allora che, riportiamo le parole del portavoce, «i quattro membri della Inclusive vaccine alliance (che include l'Italia) comunicavano la loro volontà di rimettere il contratto nelle mani della Commissione affinché diventasse un contratto per i 27 Stati membri». Un passaggio che, di fatto, sancisce la fine dell'alleanza. Solo una decina di giorni prima, e cioè il 17 giugno, Bruxelles aveva varato la Strategia europea per il vaccino. Un approccio comune ideato sia per massimizzare il potere negoziale nei confronti delle case farmaceutiche, sia per evitare dannose fughe in avanti di singoli Paesi, o di piccoli gruppi come quello dei quattro. La seconda data, invece, è il 16 luglio. In quel giorno, ci informa il portavoce, «l'Italia ha notificato alla Commissione il completamento delle procedure nazionali per l'approvazione dell'accordo» che conferisce mandato a Bruxelles per negoziare l'acquisto dei vaccini.Possiamo affermare senza timore di smentita che da quel momento in poi il peso dell'Italia è stato pari a quello di tutti gli altri partner europei. Solo che anziché venire a conoscenza di questi snodi cruciali dal diretto interessato, cioè Roberto Speranza, ci è toccato apprenderli dalla Commissione europea. Nonostante tutto, lo scorso 6 agosto il ministro si è presentato in Senato vantandosi della «alleanza per i vaccini», e tirando in ballo ancora una volta il «contratto che dice che esso (il vaccino, ndr) arriverà, se andrà bene, già alla fine dell'anno». Peccato però che l'alleanza era ormai a tutti gli effetti morta e sepolta, e il vero contratto sarebbe stato firmato solo ieri. Per rendere l'idea del ruolo preponderante della Commissione nel negoziato, basti pensare che pochi giorni fa l'omologo greco di Speranza, Vasilis Kikilias, è stato duramente redarguito da Bruxelles proprio per aver dichiarato in televisione che Atene avrebbe ricevuto 700.000 dosi del vaccino Astrazeneca entro dicembre. «Nessuna data di consegna è stata fornita agli Stati membri, anche in considerazione del fatto che gli studi clinici sono ancora in corso», ha commentato severo un portavoce.E che dire del «gruppo ristretto» del quale farebbe parte l'Italia, e del quale il ministro si è vantato in Senato? In effetti, la Strategia varata Bruxelles prevede l'esistenza di un comitato direttivo composto dai rappresentanti dei 27, nonché di un piccolo gruppo di esperti che si occupano di coadiuvare la Commissione nelle trattative. Sull'argomento il portavoce taglia corto e ribadisce: «Gli Stati membri si sono accordati per non condurre negoziati paralleli, e la Commissione è impegnata a condurre i negoziati per conto loro». È la parola fine sulla favoletta del vaccino raccontata agli italiani da Giuseppe Conte e Roberto Speranza.
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