2021-08-24
La farsa dei controlli al green pass. In fila ammassati e avanti c’è posto
Allo stadio code, nessuna scansione del certificato perché non ci sono i lettori del Qr code, mascherine solo ai tornelli, niente distanziamento. Stessa cosa ai musei. Mancano gli steward. Saltate le verifiche in discoteca.Si era detto «certificato verde all'ingresso», sediolini «liberi tra uno spettatore e l'altro» e bocca e naso sempre coperti «con la mascherina». Ma per Inter-Genova, prima di campionato, al San Siro, sabato, gli ingressi non erano proprio controllatissimi. Un cronista di Pressing (Rete 4) si è introdotto tra i tifosi. Dopo la fila «disumana» durata più di un'ora, però, il green pass non è stato scansionato «da nessuno a nessuno», afferma il cronista nel suo servizio. E quando chiede ai tifosi ottiene questa risposta: «Non avevano il lettore». Come dimostra anche qualche foto scattata agli ingressi. Eppure sul sito web dell'Inter era spiegato a chiare lettere:«La certificazione verde Covid-19 (green pass) dovrà essere obbligatoriamente presentata al tornello dello stadio Meazza, unitamente al biglietto e a un documento d'identità per il controllo da parte degli addetti preposti». E ancora: «In assenza del green pass non sarà consentito l'accesso all'evento e non si avrà in alcun modo diritto al rimborso del biglietto». Con i tamponi salivari sarebbero stati tutti più tranquilli. L'ultimo avvertimento da parte dell'Inter era questo: «All'interno dello stadio è tassativo l'uso della mascherina: ricordati di portarla». Ma le protezioni sono state indossate solo ai tornelli, al momento dei controlli, e poi quasi dimenticate sugli spalti, nonostante gli inviti dello speaker. Distanziamento? Tifosi assiepati sulle balaustre del primo e del secondo anello. Ma il flop su controlli e distanziamento non è addebitabile solo agli steward nerazzurri. A Napoli, per la partita con il Venezia, riporta Il Mattino, c'era addirittura il questore Alessandro Giuliano a gestire in prima persona l'ordine pubblico. Risultato? «I tifosi assiepati ignorano il posizionamento a scacchiera» e «nessuno mantiene il distanziamento nelle due curve» dello stadio che ora è intitolato a Maradona. Il green pass lo controllavano i volontari della Caritas. E non sempre con gli strumenti adeguati. Stessa storia a Empoli, per il debutto con la Lazio. «C'è carenza di steward», ovvero di coloro che devono controllare la carta verde all'ingresso (peraltro senza avere l'obbligo di possederne una), denunciano le società. E la Lega di Serie A si è rivolta al Viminale. Nella Capitale, per la partita Roma-Fiorentina, hanno sperimentato, accanto agli steward, la presenza dei medici della società giallorossa per risolvere le situazioni dubbie. Le criticità maggiori, però, sono state causate dal sistema di lettura dei Qr code che permettono di verificare, tramite un sistema elettronico collegato alla banca dati del governo, la veridicità del green pass. Una ventina di furbetti, che avevano provato a varcare l'ingresso esibendo un referto del tampone negativo eseguito però più tardi delle 48 ore antecedenti al match, sono stati bloccati. All'interno, però, il distanziamento di almeno un metro tra ogni tifoso non è stato rispettato. E quasi nessuno indossava la mascherina.A Chiavari si è verificata l'ennesima contraddizione. Un cameraman di Netco sports Italy si era presentato per riprendere la partita Entella-Fiorenzuola, valida per la Coppa Italia di Serie C, e mandarla in diretta televisiva, ma non aveva il certificato verde. È stato rimandato indietro dal personale che, però, non è obbligato a possedere la carta verde. Il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli ha addirittura aperto un'inchiesta.Nei musei? Come allo stadio. All'ingresso del Bargello, museo fiorentino preso d'assalto dai turisti, come riportato dal Corriere fiorentino, chiedono: «Avete tutti il green pass?». «Sì, sì; yes», rispondono i visitatori in fila. E si entra. Come agli Uffizi o a Palazzo Vecchio. «Qualche problema c'è stato con chi aveva il pass della prima dose che è scaduto e non lo sapeva», spiega un'addetta ai cronisti del Corriere. Turisti cinesi e russi, invece, vengono mandati a fare il tampone. In Sicilia si rischia lo stop al lavoro dei custodi (che devono controllare la carta verde) nei giorni festivi. Musei e parchi potrebbero restare chiusi, oppure saranno costretti a dire addio alle verifiche del green pass. Lo ha denunciato il sindacato autonomo Sadirs: «Non si sono previste le somme per pagare il personale addetto alla fruizione e alla vigilanza».E anche nelle discoteche i controlli sono saltati. Come dimostra un blitz delle forze dell'ordine a Rimini, dove è emerso che non era stato fatta nessuna verifica del certificato verde. Una sala da ballo aveva allestito addirittura tre piste nelle quali si agitavano 500 persone. E c'era un solo addetto alla sicurezza. «Si usi l'app Verifica C19», ammoniscono i controllori, che ritengono il sistema digitale più veloce rispetto al pezzo di carta che, spesso, viene esibito stropicciato. Ma Niccolò Segato, studente di ingegneria al Politecnico di Milano, in uno studio pubblicato nella sezione «Issues» del progetto su Git hub, ha svelato che è sufficiente modificare la data del dispositivo per cambiare la validità di un certificato. Controlli inutili. Avanti furbetti.