2020-05-27
La famiglia è sempre il nemico da abbattere
Elio Germano in «Favolacce»
«Favolacce», il nuovo film dei fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo coprodotto da Rai Cinema, è l'ultima espressione di una ideologia antica. Che individua nei nuclei tradizionali (specie se sospetti di simpatie destrorse) il fondamento di ogni violenza e sopraffazione.In quest'epoca nella quale solo il distruttivo, il queer e il mentalmente disturbato sembrano essere degni di attenzione, la critica si è affrettata a celebrare Favolacce, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo coprodotta da Rai Cinema. Un film che riflette perfettamente l'idea dominante a sinistra per cui la famiglia naturale è il nemico da abbattere. «Mamma, papà e il professore sono gli orchi delle Favolacce, storia tagliente di ragazzini tra violenza e indifferenza microborghese», scrive Il Venerdì di Repubblica. «Uno dei film italiani più potenti e interessanti degli ultimi anni ambientato nelle periferie residenziali più isolate di Roma» (Il Sole 24 Ore). «Un capolavoro inaspettato e importante» contro «quella piccola borghesia, [...] la base, si dice, dei successi “populisti" di certi partiti e movimenti recenti e probabilmente futuri». (Internazionale). «Il mondo condannato dai ragazzini in un film da non perdere» (L'Espresso). «Famiglie medio-borghesi» con «uomini che assomigliano alle bestie» e si esprimono «in maniera sessista e fascista» (Movieplayer.it).Non serve collazionare altre recensioni, sono praticamente tutte uguali. E la tesi che esprimono ricorda quelle di alcune dirigenti dei servizi sociali e di alcuni psicologi con gli occhialini e i capelli alla Branduardi che abbiamo incontrato tra i protagonisti del caso Bibbiano: nella famiglia naturale, normale, i bambini crescono male. La sinossi di Favolacce parla chiaro: «Nella periferia di Roma vive una piccola comunità di famiglie che trascorre le sue giornate in maniera apparentemente normale. Tuttavia, sotto la superficie, cova il sadismo dei padri, la passività delle madri e la disperazione dei figli».In sostanza è l'allocazione della società patriarcale - con l'uomo portatore di mascolinità tossica, la femmina e i figli vittime - a Spinaceto, quartiere semiperiferico ma benestante di Roma Sud. Sul quale grava un'altra colpa: fa parte dell'Eur voluto da Benito Mussolini, dunque non può accedere allo status di estrema periferia degradata ma bella perché vota a sinistra (come quella Tiburtina dove è stata uccisa Desirée Mariottini o quella Tor Bella Monaca di cui sono originari i registi e sceneggiatori del film).Nell'universo progressista sembra non possa esistere altra narrazione. Nella visione dei D'Innocenzo (i wannabe Dardenne italiani) e delle varie Cirinnà, la «tossicità» va riferita sempre al maschio: le madri tossiche, ad esempio, non vengono mai citate, anche se nella realtà esistono, come dimostra proprio quanto accaduto a Bibbiano con alcuni affidi Lgbt. La trama del film è tanto basica quanto aberrante: nella periferia di lusso le famiglie sono squallide, i figli, di conseguenza, organizzano un suicidio collettivo e i genitori, quando lo scoprono, se ne strafregano perché non sapevano accudire i loro bambini da vivi, figuriamoci da morti. Tutto ciò può suonare originale solo se si dimentica l'esistenza del film Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola (tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides). Per altro, il vero sadismo di Favolacce, più che quello esercitato dai «genitori borghesi», sembra essere quello degli autori, che non si fanno scrupoli a mostrare un suicidio collettivo di bambini. Ai film crudi siamo ormai abituati, dunque non ci scandalizziamo. Ma almeno in opere durissime come quelle di Lars Von Trier non è sempre la stessa ideologia a dominare la scena.Intervistati da Repubblica, i D'Innocenzo dichiarano: «Siamo il frutto degli errori che da ragazzini abbiamo visto commettere agli adulti». E ancora: «Odiamo il cinema consolatorio, quello che edulcora la realtà considerando lo spettatore uno stupido. Fare sconti è da bastardi, e se non avessimo temuto il divieto ai minori di 18 anni saremmo stati ancora più duri». Bene, visto che non vogliono edulcorare la realtà ci aspettiamo film sulle violenze arcobaleno, o sull'omicidio gay di Luca Varani. Esageriamo? Già nel 2014 la rivista scientifica Plos Medicine spiegava che «le vittime di violenza domestica (Ipv) sono comuni tra le coppie gay» e che «la violenza domestica (Ipv) tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini è un problema significativo». Anche i sassi sanno che la famiglia può essere fucina di imperfezioni e drammi, ma gli stessi problemi possono ritrovarsi anche fra le coppie Lgbt e persino - pensate un po' - nelle famiglie progressiste, non soltanto fra i «borghesi di destra che vivono in periferia». I versi di Vasco Rossi in Deviazioni, «credi che basti avere un figlio / per essere un uomo e non un coniglio?» non sono applicabili esclusivamente ai genitori etero.